Mercoledì 24 Aprile 2024

Il ritorno (a sorpresa) di Guccini: "Canto ancora"

L’addio annunciato era un arrivederci. Il 18 novembre esce il disco del Maestrone a dieci anni di distanza da “L’ultima Thule“

Migration

di Andrea Spinelli

Se lui avesse previsto tutto questo… Nella sorpresa generale, Francesco Guccini scopre che la sua Ultima Thule era in realtà la penultima. E annuncia un nuovo album, in uscita il 18 novembre, dal titolo misterioso quanto destabilizzante: Canzoni da intorto. Sì, proprio da "intorto". Ed è proprio nell’imbroglio, nella persuasione occulta evocata dal titolo, che va ricercata la chiave di queste nuove canzoni, festeggiate mercoledì scorso a Pavana con quella (tradizionale) festa di fine registrazioni per cui l’uomo di Radici aveva perso gusto e voglia negli ultimi dieci anni.

Da quando il veliero di una vita su e giù dal palco s’era incagliato nei ghiacci artici, evocando un algido senso di morte come sulla copertina del disco licenziato nel 2012. "Le canzoni non nascono a tavolino, ma debbono passarmi per la testa" aveva detto in quella circostanza. "E siccome non accadeva più, perché avevo finito la vena, ho pensato di chiudere in bellezza prima di crollare, com’è successo ad altri di cui non faccio i nomi che hanno continuato ad andare avanti, facendo magari esperimenti strani, laterali, pur di rimanere lì".

Ora, invece, il “Maestrone“ sulla copertina mette una sua foto in bianco e nero strappata, che resiste al crollo della cornice e al disfacimento del muro su cui è appesa. "La mia generazione è sopravvissuta in maniera curiosa; noi eravamo quelli che giocavano in strada e si sbucciavano le ginocchia o si rompevamo un dente senza il controllo di madri premurose" ricorda. "Noi non abbiamo mai mangiato merendine industriali, né avuto paura degli acari, io ho bevuto addirittura l’acqua del fiume. Più che sopravvissuti direi miracolati, a giudicarla con i parametri d’oggi".

Nel video dei festeggiamenti, in cui oltre a “musici“ di sempre come Juan Carlos “Flaco“ Biondini o Vince Tempera compare pure Francesco Bianconi dei Baustelle, Guccini ammette: "Torno a cantare ma torno a cantare per caso". Sul repertorio dell’album, che uscirà solo in versione fisica, grava una cappa di suspense e di mistero da romanzo d’appendice. Sembra non si tratti di brani inediti, ma rifacimenti di brani editi molti anni fa: un “concept“, assicura la casa discografica. Un tuffo, insomma, nei mondi del Francesco da balera degli esordi.

"Nella vita sono stato fortunato, perché ho incrociato tempi giusti per canzoni come le mie e perché non sono dovuto andare in giro a farle sentire, ma è stata la discografia a venire a chiedermi se, oltre a scriverle, volessi pure inciderle, tant’è che mi sono iscritto alla Siae abbastanza tardi e nel mio primo lp non c’è una sola canzone firmata da me" dice.

"È stato il successo di Auschwitz a spingermi verso il grande passo. La prima canzone a mio nome è, infatti, Dio è morto. In quei tempi pioneristici per me, tutto è nato da situazioni particolari, da coincidenze curiose; l’aver suonato a Modena assieme a certi amici, l’essermi esibito nelle balere con certi altri come Alfio Cantarella, che poi ha suonato con l’Equipe 84, Victor Sogliani, pure lui Equipe, Pierino Serafini. Sicuramente sono stato fortunato, ma le canzoni c’erano".

Di tornare sulle scene non se ne parla. "…Mica sono Charles Aznavour" scherzava tempo fa. "Ormai scrivo libri che è quello che ho sempre voluto fare. Le chitarre sono in un angolo e non so neanche più suonarle. Quanto a cantare, canto solo con gli amici quando facciamo bisboccia, ma mai canzoni mie. Quando mi sveglio alla mattina canticchio i brani che mi ronzano in testa come Tamburino del reggimento, Il re del Portogallo, Fiorin fiorello e molti altri raccattati in ogni dove". Hai visto mai?

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro