Giovedì 25 Aprile 2024

Il Rifugio di guerra ora è avamposto di pace

I cento anni dell’"Achille Papa", nato sui resti delle baracche della Cittadella militare sul Monte Pasubio. I pellegrinaggi mai interrotti

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Enrico

Barbetti

Ha appena compiuto cento anni e li dimostra tutti. Per fortuna. Perché salire a piedi ai 1928 metri del Rifugio Papa attraverso la leggendaria Strada militare delle 52 Gallerie del Pasubio non significa solo guadagnare lentamente quota, passo dopo passo, ma anche riportare indietro le lancette del tempo di oltre un secolo, risalendo la corrente della storia fino alle fasi più dolorose e cruente della Prima Guerra Mondiale.

Il rifugio intitolato al generale Achille Papa (1863-1917) è sorto infatti nel 1922 dalle baracche di quella che fu la cittadella militare di Porte del Pasubio, il varco di accesso del massiccio, a trenta minuti dalla fornace del fronte. L’avamposto assunse dimensioni tali da essere battezzato dai soldati “el Milanin“, la piccola Milano, ma senza navigli ed esposto ai rigori dell’alta montagna, oltre che alla minaccia dell’assalto austriaco.

Finita la guerra, il luogo divenne subito meta di un continuo pellegrinaggio di ex combattenti, reduci e familiari dei caduti, in cerca di risposte impossibili fra le baracche vuote ma ancora intatte. Furono questi visitatori silenziosi e dolenti a rendere il monte Pasubio un santuario laico in cui si celebra, da allora, la sacralità della Patria.

Già nel 1922, il 2 luglio, la sezione di Schio del Club alpino italiano (Cai) inaugurò il Rifugio Pasubio, poi dedicato al generale difensore dell’Altopiano: per l’occasione si radunò una folla di quattromila persone. Sette anni dopo la struttura venne raddoppiata. La scelta di trasformare un luogo di guerra e morte in un avamposto di pace aperto a tutti era compiuta.

Ancora oggi, sono decine di migliaia gli escursionisti che ogni anno percorrono i sette chilometri di salita della Strada delle 52 Gallerie da Bocchetta Campiglia, esercitando le gambe e la memoria.

In queste settimane, c’è un altro modo di ripercorrere quella strada e quella storia, attraverso le oltre trecento foto storiche raccolte dal Cai di Schio nella mostra Porte del Pasubio 1916-2022. Dalla città della guerra al Rifugio Papa, aperta al Museo civico Palazzo Fogazzaro fino al 26 marzo 2023.

L’esposizione ricostruisce e racconta 105 anni di storia di Porte del Pasubio: la città della guerra, il rifugio, la scoperta della montagna e la nascita dell’alpinismo, il turismo che diventa di massa. La quasi totalità delle immagini è inedita, con foto dal fortissimo impatto emozionale ritrovate dal curatore Claudio Rigon in archivi familiari, biblioteche e musei.

Il percorso espositivo si sviluppa in dodici sale ed è articolato in quattro sezioni, che corrispondono a quattro fasi diverse della vita del luogo. "Questa mostra, che insieme alla precedente dedicata alla Strada delle 52 Gallerie forma un ideale dittico dedicato alla montagna del Pasubio, racconta per immagini la storia di un luogo, ma ancor di più il legame, che ognuno ha costruito con esso negli anni" sottolinea il curatore, Claudio Rigon.

"Dalle fotografie – continua – emerge una narrazione nella quale il visitatore riconoscerà la maturazione e l’evoluzione di un legame fortissimo che il territorio ha con Porte del Pasubio e con tutta la montagna. Una connessione che si condensa e trova casa nel Rifugio Papa. Il mio auspicio è che con questa mostra anche Porte del Pasubio diventi un luogo del mito, come oggi è la Strada delle 52 Gallerie".

In parallelo alla mostra, i temi dell’esposizione vengono approfonditi in una serie di incontri con esperti di montagna e di fotografia, storici e antropologi al Lanificio Conte di Schio e in altre sedi fino alla fine di marzo.

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