Sabato 20 Aprile 2024

Il re dei vini sbeffeggia Bruxelles. "Brindisi annacquato? Follia pura"

Cotarella (Assoenologi): "L’Europa insulta la nostra cultura. Se serve una crociata si attacchino allora i superalcolici"

Una ragazza beve un bicchiere di vino

Una ragazza beve un bicchiere di vino

Da Nord a Sud, dai piccoli ai grandi produttori privati, dai colossi cooperativi, alla politica una volta tanto trasversalmente unita, il mondo enologico italiano è in rivolta contro la proposta dell’Unione europea di diminuire il tasso alcolico del vino aggiungendo acqua con la vaga finalità di innalzare una barriera contro gli eccessi. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, consulente dei vip da Sting, a Massimo D’Alema, Bruno Vespa, Brunello Cucinelli, è furioso. Sul suo cellulare piovono telefonate a raffica.

Per caso l’Europa è impazzita?

"Mi sembra di essere su Scherzi a parte, è una proposta inaccettabile. Una follia, il vino è una cosa seria. Aggiungere acqua significa insultare la sua cultura, le origini, il territorio, la stagionalità. Mi auguro che i parlamentari italiani a Bruxelles si oppongano".

Faccia un paragone con licenza di esagerare.

"Sarebbe come gettare vernice sulla Gioconda. Se devono fare una crociata se la prendano con i superalcolici. Un grado in più o in meno del vino dipende dalla natura e dalle scelte dell’uomo, aggiungere acqua è un insulto".

Può passare una proposta del genere all’Unione europea?

"Non lo so, ma se passa il mondo del vino va al Parlamento di Bruxelles con i forconi Iin mano. In conseguenza di questa strampalata idea andrebbero rivisti tutti i protocolli, si distruggerebbe un intero settore. Non possiamo aggiungere acqua al Barolo o al Brunello di Montalcino, tanto per citare due prodotti di vertice".

La Ue valuta anche l’introduzione di etichette allarmistiche, come sulle sigarette, per tutelate la salute pubblica.

"Qui c’è un accanimento terapeutico contro il vino. Dobbiamo difenderlo. È un simbolo italiano, è un valore del territorio. Ci sono le grandi aziende, ma la nostra peculiarità sono anche i tanti produttori sparsi per l’Italia. Ogni borgo ha la propria bottiglia. Dobbiamo proteggere meglio questo patrimonio".

Quale sarebbe il danno economico?

"Il danno ipotetico sul piano delle cifre risulta difficile da calcolare, sul piano dell’immagine è disastroso, per la peculiarità e l’identità dei territori, del modo di lavorare che unisce produttore ed enologo".

Come è lo stato dell’arte dopo emergenza e chiusure?

"Il settore, con i ristoranti e i locali chiusi, è in grande sofferenza come l’intera filiera. Ma tutto sommato le vendite online e la fruizione di vino a casa hanno fatto sbarcare il lunario a molte aziende. Il consumo di vino accompagnerà il graduale ritorno alla normalità".

I ristoranti e i locali in genere vanno riaperti del tutto?

"Certo, nel rispetto delle regole vanno fatti ripartire per rimettere in moto l’intero settore. Devono avere più spazio, rappresentano l’altare dove il vino si coniuga ai cibi. E serve a ridare fiato ai produttori, anello più debole della catena, sempre troppo penalizzati e che hanno necessità di maggiore remunerazione".

Suggerimenti al governo?

"C’è necessità di immettere liquidità nel canale Horeca, favorire lo stoccaggio dei vini, avviare una campagna di promozione per sostenere anche l’export. E sul fronte fiscale servono agevolazioni per le aziende sia in materia contributiva che dei versamenti delle imposte sui crediti".

Il sistema di vendita on line continuerà nel dopo emergenza?

"L’e-commerce era già una realtà per molte aziende ma ora tutte, piccole comprese, si sono adeguate. E pure i consumatori. La commercializzazione online è una nuova frontiera che avrà sviluppi importanti".

L’enoturismo funziona?

"Eccome. E anche questo settore va aiutato proprio adesso. Cosa sarebbe la Toscana senza il Brunello, o il Piemonte senza Barbera? L’enoturismo in Italia ha un grande futuro".

Detto tutto ciò viene da pensare che l’Europa fa acqua.

 

 

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