Bruno
Vespa
Per capire il clima, ecco la segnalazione del possidente Giuseppe Aristide Serra all’Unione degli agricoltori bolognesi: "Sabato 9 giugno alle ore 15, trovandomi davanti alla mia abitazione sita in Lame di Fiegnano (Casal Fiumanese) si presentò il mio colono Carboni Augusto il quale mi si avvicinò pronunciando in dialetto le seguenti parole: “O crumiraccio, è ora di finirla, paga stasera le opere come ho detto io e il fieno invece lo vendo per conto mio. Non importa che tu venga alla Cameruzza; perché il fondo è mio e io me ne sto a letto fino alle 8 o alle 9 come fanno i signori. Dicono che io sia un pistolone, ma il fondo ti ripeto che è mio e se tu vieni ti ammazzo”. Nella serata è ripassato e io lo invitai in casa dove avemmo un breve colloquio che però finì senza alcuna giustificazione e con il pronunciamento di quanto segue: “Insomma, è ora di finirla perché ti ammazzo e dopo morto ti sparo quattro revolverate nello stomaco”".
Il 9 luglio 1945 l’Unione annota un elenco "degli agricoltori assassinati in provincia di Bologna dall’inizio dell’attuale conflitto agrario (autunno 1944) all’8 luglio 1945 in seguito a minaccia aperta o clandestina esercitata sugli agricoltori allo scopo di estorcere l’adesione ai capitolati di lavoro, stabiliti unilateralmente e promossi da alcuni elementi incontrollati perturbatori della pace e dell’ordine nelle campagne". Seguono i nomi di 107 persone corredati della sola indicazione del comune in cui l’assassinio è stato compiuto. Osserva Saltini: "Quattordici nomi sono cancellati a mano. Più d’uno ricompare in secondo elenco (56 nomi) di altri agricoltori scomparsi per i quali potevano sussistere, con quella agraria, altre cause quali moventi del delitto". Accanto a molti nomi c’è l’annotazione "non è stato fascista" o "non è stato repubblicano", per escludere qualunque motivazione politica.
Impressiona, anche se deve essere valutato con prudenza, l’elenco – pure definito da Saltini "il più scrupoloso possibile" – fatto da tale Giovanni Fantozzi per l’Associazione agricoltori di Modena in cui, in quella sola provincia, risultano circa 800 gli omicidi precedenti il 22 aprile e quasi 900 quelli successivi. "Vendette personali, esecuzioni militari, manifestazioni di giustizia sommaria in corrispondenza con la conclusione della guerra civile?" Chissà. Certamente, secondo Saltini, i due elenchi bolognesi (107 e 56 nomi) "sono stati redatti con lo scopo precipuo di contare gli assassinii conseguenti la vertenza agraria".
Il libro dell’Unione degli agricoltori bolognesi riproduce i moduli in bianco di Federterra con ipotesi di accordo tra il mezzadro e il proprietario nella misura del 60 per cento al primo e del 40 al secondo, da stipulare alla presenza del sindacato comunista. L’associazione padronale viene completamente ignorata, perché il singolo agricoltore è assai meno forte dinanzi alle pressioni di Federterra. Il 19 novembre 1945 Giorgio Volpi, segretario regionale del sindacato, arringava così i mezzadri dal balcone del palazzo comunale di Modena: "Se è necessario, ogni giorno recatevi dai vostri proprietari finché non hanno firmato. Andate alle vostre case, iniziate quest’opera di persecuzione". Parole, annota Saltini, che portarono l’avvocato Leonida Patrignani, eroico comandante partigiano e membro della segreteria del Partito d’Azione, a definirle sul quotidiano del Cln di Modena "istigazione all’assassinio". (...)
Il 28 agosto 1945 il presidente dell’Associazione agricoltori lamentò presso il prefetto di Bologna l’assassinio di almeno 110 proprietari, informandolo che, dopo una pausa in giugno e luglio, gli omicidi erano ripresi a pieno ritmo nel mese di agosto. Tra gli ultimi delitti segnalò quelli contro Giulio e Domenico Baietti, "che non avevano precedenti politici ed erano molto stimati". Il prefetto condivise l’indignazione per questi ultimi omicidi e, per gli altri, disse che le forze dell’ordine non avevano numeri adeguati a sorvegliare meglio di quanto non si facesse. "Ieri a Galliera scomparse 5 persone. A Budrio uccise 6".
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