Giovedì 18 Aprile 2024

"Il pubblico in sala, una sinfonia d’amore"

Il maestro Muti e la minitournée con gli spettatori. L’esordio a Ravenna, poi Firenze e stasera Milano: "Solo così la musica ha il senso di missione"

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di Stefano Marchetti

Come un altro Capodanno, un nuovo inizio. O magari un Natale, una rinascita. Il primo dell’anno avevamo lasciato Riccardo Muti e i Wiener Philharmoniker nella sala d’oro del Musikverein di Vienna, a suonare davanti a una platea desolatamente vuota, con gli spettatori che applaudivano via web: li abbiamo ritrovati sul palco del teatro Alighieri per il doppio appuntamento di anteprima del “Ravenna Festival”, questa volta con il pubblico, sia pure limitato per le norme antiCovid (appena 250 spettatori per concerto) ma pur sempre presente, partecipe, entusiasta, “vero”.

"Io avevo già avuto la fortuna di dirigere con il pubblico in sala, durante il mese che ho trascorso in Giappone per la mia Accademia – confida il Maestro Muti –, ma per i Wiener è stato il vero e proprio ritorno in un teatro riaperto ed era evidente la loro gioia, l’emozione. Abbiamo tutti ritrovato la ragione della nostra attività che si traduce in una missione: trasmettere agli altri un messaggio culturale e spirituale".

La vicinanza del pubblico durante un’esecuzione è fondamentale: "Noi tutti siamo circondati da un’aura elettrica: siamo persone che ricevono e sprigionano energie – aggiunge Riccardo Muti –. L’elettricità che ci arriva dal pubblico concorre a far sì che ogni concerto sia come un rito, un’ecclesia o, per dirla in poesia, una corrispondenza di amorosi sensi. In una sala deserta, tutto questo non può avvenire".

Da Ravenna, fra applausi scroscianti e standing ovation, è partita domenica la minitournée di Riccardo Muti e dei Wiener che ieri sera li ha portati al Maggio musicale fiorentino e stasera li condurrà alla Scala di Milano, nel 75° anniversario del fatidico concerto con cui Arturo Toscanini riaprì il teatro dopo la Liberazione e la ricostruzione.

Il programma scelto è affascinante ed evocativo già nell’ouverture con Calma di mare e viaggio felice di Felix Mendelssohn Bartholdy che restituisce l’immagine di un navigante che affronta il mare inquieto cercando una terra nuova, come tutti noi che stiamo provando a uscire da una tempesta inattesa per ritrovare il sole. E poi le due sinfonie, la Quarta di Schumann e la Seconda di Brahms, meravigliosi affreschi romantici con una tavolozza di colori e di sentimenti, il sorriso e la malinconia, l’idillio e il disincanto, un continuo battito del cuore.

I Wiener incantano per la fantastica naturalezza del loro suono e per quell’armonia perfetta che li distingue: con Riccardo Muti (che festeggia 50 anni insieme a loro) sembrano davvero un’anima sola. "A differenza di tutte le altre orchestre, i Wiener non suonano ma parlano – osserva il Maestro –. Quando li dirigo i miei gesti sono diversi: è sufficiente a volte un semplice disegno con le braccia, ci intendiamo anche con uno sguardo. Questo ovviamente nasce da un lungo lavoro di concertazione e da una sintonia che si è consolidata negli anni. Viviamo le stesse emozioni e credo che si sia colto, per esempio, già nelle due esecuzioni dell’ouverture a Ravenna, a distanza di poche ore: nel concerto iniziale c’era il primo impatto col pubblico, nel secondo si è sentito ancor più l’abbandono liberatorio, dopo la lunga chiusura".

Per il bis, Muti e i Wiener si sono affidati all’esuberante potenza del Kaiser Walzer di Johann Strauss figlio: "Lo avete sentito a Capodanno, vero? – ha detto il Maestro rivolgendosi agli spettatori –. Peccato che in Italia non fosse in diretta...".

Lo abbiamo accolto come un augurio, la speranza di una vera ripartenza "che significhi davvero voltare pagina, e non semplicemente tappare i buchi di un sacco ormai logoro – conclude Riccardo Muti –. Il ministro Bianchi, verso cui nutro profonda stima, mi ha detto di avere particolarmente a cuore l’insegnamento della musica nelle scuole come formazione della struttura culturale dei ragazzi e delle ragazze. Occorre soprattutto insegnare ai giovani a muoversi nella foresta di suoni e addentrarsi in un’arte che è una delle colonne portanti della storia dell’Italia".

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