Giovedì 25 Aprile 2024

Il Paradiso in terra? È un Giardino fatto ad arte

In mostra a Caserta la storia della creazione dei luoghi di delizia (e perdizione) che impreziosivano palazzi e ville dal Rinascimento all’800

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Inscindibili, d’accordo, uno giustifica l’altro, ma basta Inferno: preferiamo il Paradiso. Quanto più l’attualità fa precipitare nella disperazione e nel caos individui e nazioni, tanto più invitante si annuncia una mostra protratta dal 1° luglio di questa rovente estate fino al 16 ottobre: Frammenti di Paradiso. In un angolo della Campania Felix si è aperto al pubblico l’appartamento della Regina della Reggia di Caserta affacciata su un immenso Museo Verde: 123 ettari di Parco, 60 di Bosco, 40 chilometri di Acquedotto. Un prodigioso complesso di cultura, ambizione e immaginazione, che compie 270 anni. Raccontato insieme a molti altri “Giardini nel tempo” (sottotitolo), compresi quei “casini” che si dicono “di delizia”. Teatri di verzura, feste, convivialità, comunque onesti piaceri, dove la scena, come a Racconigi, può essere animata dal passaggio della corte sabauda e da una ventina di giardinieri con rastrelli e carriole.

Giardini. Parola sostituibile con “paradisi”, ci autorizzano le antiche lingue mesopotamiche. Eden, non favolette. Creature viventi che nascono, si trasformano, scompaiono, in Campania, Lazio, Marche, Toscana, Piemonte, insomma esempi della tipica raffinatezza italiana che prima dei moderni “boschi verticali” distingueva gli “appartamenti verdi”. L’immagine delle duecento opere in mostra – dipinti, disegni, sculture, erbari – dona ai giardini immortalità, li cristallizza in un momento di splendore: "Nel percorso – assicurano il direttore della Reggia Tiziana Maffei e gli altri curatori Alberta Campitelli e Alessandro Cremona – ogni visitatore può trovare il proprio paradiso". E anche, nostro suggerimento, trascorrere dal piano della rappresentazione a quello della realtà del Parco della Reggia, andando magari a identificarsi in Montale. Meditava sul cigno “crudele” che si contorceva nell’idilliaco laghetto del Giardino Inglese, dove dal fondo pareva emergere la tremolante sfera del sole. Ma persino il poeta trovava difficile far emergere dalle profondità dell’anima il senso delle cose (o del proprio destino).

Più facile, sedotti dalla nuda Venere accovacciata su uno scoglio dello stesso laghetto, riflettere sugli enigmi dell’amore. Sì, a cominciare da Adamo ed Eva che coglie la mela dall’albero della conoscenza del bene e del male, l’aspirazione amorosa è connessa al giardino anticamera del paradiso. E lo evoca tra le sette sezioni tematiche, commentate nel prezioso catalogo Colonnese, quella sugli scenari di narrazioni sacre e profane. Vedi la tela fine ’500 di Domenico Robusti detto Tintoretto: rappresenta, da La Gerusalemme Liberata del Tasso, il momento centrale della storia del crociato Rinaldo; addormentato dalle arti dell’innamorata Armida, trascorre con la maga nel giardino sulle Isole della Fortuna un periodo proprio felice, finché i compagni lo riportano alla ragione, e lo riconducono alla guerra.

A far finire i sogni, in genere dispendiosi, oltre che le ingiurie dei conflitti bellici, provvedono le contestazioni dei rivoluzionari. Come, nella storia, testimoniano le vicende di due sorelle principesse austriache entrambe interessate alla botanica e divenute regine, Maria Antonietta di Francia e Maria Carolina sposa di Ferdinando di Borbone, quindi impegnata nel perfezionamento del Parco di Caserta. Ma qui lei "ha saputo creare un Eden del futuro – riconosce Tiziana Maffei – introducendo specie esotiche e con la genialità ingegneristica nella gestione dell’acqua".

Ecco, l’acqua, così scarsa in questi giorni in tutta Italia, dolce e sorgiva scorre negli affacci di ville e villini, magari perduti, su fiumi e laghetti e laghi anche prealpini, travalicando il tempo nell’apposita sezione. Costellata, questa, di vedute verosimili o fantastiche del grande Gaspar van Wittel italianizzato Vanvitelli. Suo figlio Luigi è l’ideatore di una scenografia spettacolare, mai vista prima: a Caserta disegna quale asse portante la Via d’Acqua, compendio di tradizione romana e rinascimentale e barocca... Luigi Vanvitelli, l’acqua, la fa precipitare per la prima volta da un dislivello di 70 metri, impetuosa tra balzi e dirupi fino a quietarsi nella grande vasca della Fontana di Diana e Atteone. Protagonisti, la dea e il cacciatore sbranato dai propri cani, di un mito che la prospettiva di un giardino rende meno tragico, nell’inedito contrasto tra Inferno e Paradiso.

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