PIERO DORFLES
Magazine

Il nuovo giornalismo alla sfida della qualità

A Urbino il Festival dell’informazione culturale. La scommessa di trasmettere conoscenza senza cedere alle lusinghe della semplificazione

Il nuovo giornalismo alla sfida della qualità
Il nuovo giornalismo alla sfida della qualità

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Mai, nella storia, abbiamo avuto accesso a una quantità di informazione vasta come oggi. Il problema è: basta? Questo uno dei temi principali attorno al quale si svolgeranno le riflessioni del Festival del giornalismo culturale. Sappiamo che una democrazia non può dirsi matura se i cittadini non sono informati e non hanno gli strumenti per comprendere le condizioni politiche, culturali e sociali del paese in cui vivono. E siamo certi che in Italia la libertà di stampa è garantita. Ma dobbiamo chiederci se gli italiani sono realmente informati e hanno tutti gli strumenti per decidere con consapevolezza come orientare il loro pensiero e la loro partecipazione alla vita pubblica. Se consideriamo il livello di istruzione medio raggiunto, la disponibilità di accedere a mezzi di comunicazione, tradizionali e digitali, certamente sì. Il problema è fino che punto il libero accesso ai media produce,oltre che informazione, conoscenza. E attraverso quali canali, e con che cultura di base, si può costruire avere un livello di conoscenza sufficiente a leggere analiticamente il mondo in cui viviamo.

Nel sistema dell’informazione la comunicazione politica è centrale. Ma c’è un compito dell’informazione culturale che dovrebbe essere imprescindibile: quello di dare gli strumenti critici perché la politica possa essere analizzata e capita. La nostra stampa svolge egregiamente questo compito. Ma la lettura dei quotidiani ha conosciuto, negli ultimi anni, un crollo verticale. E anche con la lettura dei giornali on line il numero di lettori non raggiunge nemmeno la metà di quanti leggevano un quotidiano quindici anni fa.

Si può sostenere che l’elevatissima percentuale di italiani che si informa sui siti internet e sui social networks ha le stesse informazioni che avevano i lettori di quotidiani di una volta. Ma è una valutazione irrealistica. Non solo perché – come dimostrano le ricerche più recenti – la lettura su schermo non produce la stessa capacità di memorizzazione e di acquisizione di dati che dà la lettura su carta. Ma soprattutto perché in rete prevalgono le hard news, necessarie, ma legate all’attualità e alla cronaca. Rare sono le riflessioni sui problemi generali e sulle idee che vengono dal mondo della cultura. Quelle, per l’appunto, che concorrono a dare gli strumenti interpretativi per leggere l’informazione in modo consapevole.

Nessuno può illudersi nella speranza di un ritorno ai tempi d’oro dei milioni di copie di giornali letti, e che – soprattutto per i più giovani – si torni alla lettura approfondita di testi complessi e di raffinate riflessioni culturali. Ma sono in molti a osservare oggi che è nei nuovi media che si sente la necessità di una svolta, di un modello di comunicazione che tenga conto del fattore conoscitivo, oltre che di quello informativo e di intrattenimento.

Qui la scommessa. Qui la necessità di individuare un nuovo modello comunicativo, un nuovo parametro di utilizzazione di mezzi digitali, una nuova sintassi per trasmettere conoscenza senza annoiare, di catturare l’attenzione superando le lusinghe di un modello comunicativo basato fondamentalmente sulle immagini e su brevi meme, iconico prima che analitico. Questa la sfida. Perché, altrimenti, dovremo ammettere che la nostra democrazia, invece di maturare, tende a impedire quello sviluppo della cultura sul quale si basa la pienezza del ruolo di un cittadino.

* Presidente del Festival

del giornalismo culturale

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