A fianco Charlie Brown, celebre personaggio dei Peantus, la striscia creata da Charles M. Schulz (1922-2000). Sopra, Paperino, l’antieroe dei fumetti della Disney

Bruno Vespa: Allora, come le è venuta la passione per linus?  Giorgio Parisi: È nata quando frequentavo l’università. (...) a un certo punto tutti i miei amici parlavano dei fumetti che c’erano su linus, Charlie Brown e così via. Era diventato un soggetto di conversazione corrente, cioè “ah, tu fai come Charlie Brown, tu fai come Lucy” eccetera. Insomma, l’ho scoperto all’università e mi piaceva moltissimo. (…) Lei prima di linus leggeva fumetti? Be’, io avevo letto da piccolo cose tipo Paperino, Topolino, Nembo Kid. E ovviamente il Corriere dei Piccoli, con i suoi vari personaggi, poi avevo smesso. Topolino era infinitamente peggiorato come qualità negli anni Sessanta rispetto a quello che conoscevo io, quindi avevo smesso di leggerlo.  Anch’io, oltre al Corriere dei Piccoli leggevo Topolino, con un debole, onestamente, per Paperino (…) Mi colpì molto al primo numero di linus un’intervista che Umberto Eco fece a Elio Vittorini addirittura e a Oreste del Buono, che poi sarebbe diventato successivamente il direttore di linus, proprio sull’importanza dei Peanuts. Una cosa seria, i fumetti di Charlie Brown. Qual è il suo personaggio preferito?  Guardi, io mi identifico molto con Charlie Brown per tutta una serie di peculiarità tra cui anche, in fondo, il fatto che lui non è, diciamo, un seduttore. No, assolutamente. Ho anche difficoltà nelle faccende sportive, quindi ci sono tante cose che spiegano il mio identificarmi con Charlie Brown. Poi c’era tutta la parte politica, estremamente interessante, quella di Feiffer o, per esempio, qualche anno dopo, le prime vignette di Altan. (...) C’erano i primi fumetti in cui il protagonista era Dio, che aveva un servitore un pochettino incapace. E poi le storie come quelle di San Francesco, di Cristoforo Colombo. Tutto Altan è favoloso, e linus è stato un modo per leggerlo. (...)  Torniamo un attimo a Charlie Brown. Charlie Brown è un po’ l’equivalente di Paperino, l’eterno perdente, in fondo. Sì. Paperino però vince un po’ di più; qualche volta vince, mentre Charlie Brown è proprio sfigato. È meraviglioso l’amore di Charlie Brown per la ragazzina dai capelli rossi, che non si vede mai. Certamente. È un mito e non la si vede mai. Poi c’è Snoopy, per il quale credo tutti noi abbiamo un debole, forse perché insieme con Charlie Brown questo beagle è l’elemento più identificativo dei Peanuts. Non trova? Snoopy è simpaticissimo, e poi fa vedere il mondo degli uomini da un punto di vista diverso. Mi ricorda gli alieni che vengono a osservare il nostro mondo in maniera disincantata, con uno sguardo diverso, come per esempio avviene nel grande romanzo di Luce d’Eramo, Partiranno.  Snoopy possiede una saggezza assoluta; riprende le stranezze degli altri anche se è uno che di stranezze ne fa, come dormire sul tetto della cuccia oppure correre dentro la cuccia per paura che qualcosa bruci il suo Van Gogh. Poi sono indimenticabili le battaglie col Barone Rosso. (…) Secondo lei cosa ci insegnano i fumetti? Linus, in particolare, cosa ci ha rivelato? Secondo me i fumetti sono un po’ l’equivalente per gli adulti delle favole, le favole sono importanti perché ci trasmettono dei valori. Facendo le dovute proporzioni, hanno un po’ lo stesso ruolo catartico della tragedia greca. Ovviamente non sono tragedie: sono minitragedie, ma essenzialmente ci aiutano in qualche modo a riflettere sul mondo, a riflettere sul modo in cui si comportano le persone e in fondo anche a capire noi stessi.

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Bruno Vespa: Allora, come le è venuta la passione per linus? 
Giorgio Parisi: È nata quando frequentavo l’università. (...) a un certo punto tutti i miei amici parlavano dei fumetti che c’erano su linus, Charlie Brown e così via. Era diventato un soggetto di conversazione corrente, cioè “ah, tu fai come Charlie Brown, tu fai come Lucy” eccetera. Insomma, l’ho scoperto all’università e mi piaceva moltissimo.
(…) Lei prima di linus leggeva fumetti?
Be’, io avevo letto da piccolo cose tipo Paperino, Topolino, Nembo Kid. E ovviamente il Corriere dei Piccoli, con i suoi vari personaggi, poi avevo smesso. Topolino era infinitamente peggiorato come qualità negli anni Sessanta rispetto a quello che conoscevo io, quindi avevo smesso di leggerlo. 
Anch’io, oltre al Corriere dei Piccoli leggevo Topolino, con un debole, onestamente, per Paperino (…) Mi colpì molto al primo numero di linus un’intervista che Umberto Eco fece a Elio Vittorini addirittura e a Oreste del Buono, che poi sarebbe diventato successivamente il direttore di linus, proprio sull’importanza dei Peanuts. Una cosa seria, i fumetti di Charlie Brown. Qual è il suo personaggio preferito? 
Guardi, io mi identifico molto con Charlie Brown per tutta una serie di peculiarità tra cui anche, in fondo, il fatto che lui non è, diciamo, un seduttore. No, assolutamente. Ho anche difficoltà nelle faccende sportive, quindi ci sono tante cose che spiegano il mio identificarmi con Charlie Brown. Poi c’era tutta la parte politica, estremamente interessante, quella di Feiffer o, per esempio, qualche anno dopo, le prime vignette di Altan. (...) C’erano i primi fumetti in cui il protagonista era Dio, che aveva un servitore un pochettino incapace. E poi le storie come quelle di San Francesco, di Cristoforo Colombo. Tutto Altan è favoloso, e linus è stato un modo per leggerlo. (...)
 Torniamo un attimo a Charlie Brown. Charlie Brown è un po’ l’equivalente di Paperino, l’eterno perdente, in fondo.
Sì. Paperino però vince un po’ di più; qualche volta vince, mentre Charlie Brown è proprio sfigato.
È meraviglioso l’amore di Charlie Brown per la ragazzina dai capelli rossi, che non si vede mai.
Certamente. È un mito e non la si vede mai.
Poi c’è Snoopy, per il quale credo tutti noi abbiamo un debole, forse perché insieme con Charlie Brown questo beagle è l’elemento più identificativo dei Peanuts. Non trova?
Snoopy è simpaticissimo, e poi fa vedere il mondo degli uomini da un punto di vista diverso. Mi
ricorda gli alieni che vengono a osservare il nostro mondo in maniera disincantata, con uno sguardo diverso, come per esempio avviene nel grande romanzo di Luce d’Eramo, Partiranno. 
Snoopy possiede una saggezza assoluta; riprende le stranezze degli altri anche se è uno che di
stranezze ne fa, come dormire sul tetto della cuccia oppure correre dentro la cuccia per paura che qualcosa bruci il suo Van Gogh. Poi sono indimenticabili le battaglie col Barone Rosso. (…) Secondo lei cosa ci insegnano i fumetti? Linus, in particolare, cosa ci ha rivelato?
Secondo me i fumetti sono un po’ l’equivalente per gli adulti delle favole, le favole sono importanti perché ci trasmettono dei valori. Facendo le dovute proporzioni, hanno un po’ lo stesso ruolo catartico della tragedia greca. Ovviamente non sono tragedie: sono minitragedie, ma essenzialmente ci aiutano in qualche modo a riflettere sul mondo, a riflettere sul modo in cui si comportano le persone e in fondo anche a capire noi stessi.

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