La settimana dei Nobel è iniziata come da tradizione con l’assegnazione del premio per la Medicina andato a due americani, i professori Victor Ambros e Gary Ruvkun – entrambi settantunenni e che hanno lavorato in prestigiose istituzioni quali il Massachusetts Institute of Technology e la Harvard University a Boston – per "la scoperta – dice la motivazione ufficiale – dei microRna e del loro ruolo nella regolazione genica post-trascrizionale". I premiati hanno cominciato assieme ad elaborare lo studio nel 1993, proseguendolo poi negli anni successivi nei rispettivi laboratori.
"La regolazione dell’espressione genica – sottolineano gli accademici di Svezia che hanno conferito il premio – consente al patrimonio genetico di una cellula, e quindi di un individuo, di esprimersi, come, quando e dove. È grazie alla regolazione genica se cellule identiche diventano diversissime e acquisiscono funzioni particolari all’interno di uno stesso organismo durante lo sviluppo".
La scoperta delle anomalie presenti nei microRna ha aperto la strada alla possibilità di controllarle e quindi alla ricerca di nuove terapie. "Il loro lavoro – dice il genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Tor Vergata a Roma – è fondamentale, è un Nobel più che meritato: questi piccoli elementi dell’Rna sono interruttori che hanno un ruolo determinate in molte patologie come il diabete, l’ictus, il cancro, ma anche nelle infiammazioni e in problemi di vista e udito. Dalle loro scoperte è partito lo sviluppo di farmaci che possono spegnere e accendere questi interruttori".
Quando Ruvkun ha ricevuto la telefonata che gli comunicava la vittoria, pensava fosse lo scherzo di un amico buontempone, quindi ha parlato di sorpresa: "Quando abbiamo iniziato gli studi, partiti esaminando il verme Caenorabditis elegans, non pensavamo fossero degni del Nobel, erano solo stravaganti; poi quando il campo è esploso abbiamo avuto la sensazione di partecipare a un cambiamento epocale, ma ci è voluto molto tempo".
Ringraziando il suo maestro, il Nobel Robert Horvitz, Ruvkun ha infine raccontato che negli anni ‘70, appena ottenuta la laurea in biofisica a Berkeley e prima di chiudersi in laboratorio, si è preso un biennio sabbatico: "Ho comprato un furgone e ci ho vissuto per un anno sulle montagne dell’Oregon piantando alberi. E poi ho viaggiato per tutta l’America Latina. Al mio ritorno avevo così un sacco di storie da raccontare e questo aiuta a tenere sveglia la mente".
Quasi incredulo anche "il caro amico" Ambros, che non ha risposto alla chiamata da Stoccolma: "Avevo il telefono in un’altra stanza, è stato mio figlio Greg a darmi la notizia dopo che lo aveva chiamato un giornalista; è venuto da me e semplicemente mi ha detto: la prossima volta rispondi, ti hanno dato il Nobel". Ambros ha dedicato il premio alla moglie, la collega Rosalind Lee, coautrice dell’articolo che nel 1993 sulla rivista Cell annunciava l’inizio dello studio che ha portato poi al premio. "Alla notizia – racconta il professore – il mio primo pensiero è stato una grande sorpresa, perché avevo pensato che il premio già dato nel 2006 ai miei cari amici Craig Mello e Andrew Fire per i loro studi sull’Rna comprendesse anche i microRna; quindi avevo messo da parte l’idea, anche se di tanto in tanto le persone mi dicevano che avrei potuto vincerlo il Nobel, ma è stata una possibilità che ho sempre scartato, fino a ieri mattina. La prossima volta il telefono lo porto con me". Ha quindi parlato di "celebrazione di un modo di fare scienza".
Ruvkun e Ambros hanno già confermato la loro presenza alla cerimonia di Stoccolma, dove riceveranno un assegno di circa 920mila euro, il valore più alto nella storia più che secolare del premio Nobel.