
"Anche Pony diventerà un film. Proprio in questi giorni sono in corso colloqui con un grande regista e vorrei che fosse affidato a una produzione indipendente perché credo che il futuro del cinema vada in quella direzione". L’annuncio arriva dalla scrittrice statunitense Raquel Jaramillo Palacio, nota come R.J. Palacio, in questi giorni in Italia per presentare l’ultima fatica letteraria (pubblicata da Giunti) sul viaggio a cavallo nel West del 12enne Silas, accompagnato da un fantasma, alla ricerca del padre. Ma è qui anche per incontrare i fan in occasione dei 10 anni dalla pubblicazione italiana del suo bestseller Wonder, il libro da 16 milioni di copie vendute nei 50 paesi dove è uscito, e per lanciare il film Mai più con Hellen Mirrer (nelle sale all’inizio del 2024) adattamento della graphic novel White Bird, tratta dal Libro di Julian, uno dei tre spin-off del suo bestseller.
Pony è un romanzo molto diverso rispetto a Wonder: come nasce?
"Da un incubo di mio figlio Caleb che aveva sognato un ragazzino solo al mondo e col viso coperto di sangue. Quando ho iniziato a lavorarci, non nascondo che ero un po’ nervosa. Pony è un cambiamento perché è un libro sulla perdita ma anche sui rapporti che non muoiono mai, sul potere dell’amore e sui legami che uniscono le persone sfidando la distanza e il tempo".
I suoi romanzi più che di formazione sono di trasformazione…
"Non ci avevo mai pensato ma sì, i protagonisti vanno incontro non a una semplice crescita attraverso gli ostacoli della vita ma a una mutazione radicale. Riprendo lo schema delle avventure dell’eroe e poi vado oltre: Auggie (il protagonista di Wonder, ndr) assomiglia a Luke Skywalker di Guerre Stellari perché – affetto da una malformazione facciale che lo isolerebbe dagli altri bambini condannandolo anche alle loro crudeltà se non fosse capace di far trionfare sull’aspetto fisico apparentemente “mostruoso“ l’enorme gentilezza della sua anima – vince le sfide grazie alla sua forza interiore. Silas, invece, è ispirato a Telemaco, il figlio di Ulisse, solo che il romanzo è ambientato nel West".
Come è il Far West visto con gli occhi di una donna?
"Tradizionalmente è un universo maschile, fatto di cowboy e pistoleri. Il mio West, invece, è una frontiera onirica, un luogo misterioso di cui non tutto si conosce".
Con Wonder ha segnato uno spartiacque nella storia dei romanzi per l’adolescenza: quale è il suo rapporto con i ragazzi?
"Il grande impatto avuto su di loro mi riempie di orgoglio. In quel romanzo volevo soprattutto suggerire soluzioni per arginare il bullismo spiegando quanto la gentilezza possa cambiare non solo una giornata ma la vita intera. La gentilezza non è facile da mettere in pratica, e proprio per questo dovremmo sforzarci di essere tutti gentili: con spirito d’iniziativa e azioni concrete".
E per chi non pratica la gentilezza c’è speranza?
"Sì, io l’ho offerta a Julian, il bullo di Wonder, protagonista della graphic novel Mai più dove il ragazzino ha la possibilità di redimersi attraverso il racconto della nonna ebrea che da giovane fu protetta da una famiglia francese sotto l’occupazione nazista: da piccola la nonna e i suoi compagni di classe evitavano un bullo ma fu lui, a sorpresa, che divenne il suo salvatore".
La gentilezza si intreccia al tema della memoria: perché questa scelta?
"Ho voluto raccontare ai giovani storie e fatti che spesso non vengono insegnati. Negli Usa i ragazzi vengono a conoscenza dell’Olocausto in prima liceo quando hanno già 14-15 anni, dovremmo parlarne prima".
La scrittura per ragazzi è diversa da quella per adulti?
"Per me no. Evito di scrivere parolacce, prediligo frasi brevi e so che non bisogna mai abbassare il livello qualitativo perché i ragazzi se ne accorgono subito: al contrario di quanto si pensi, sanno percepire molto bene le sfumatore. È importante conoscere il proprio pubblico, se non si frequentano i bambini non si dovrebbe scrivere per loro. Io ho la fortuna di avere due figli e riesco a mettermi nei loro panni perché non solo li ascolto, ma li origlio proprio, anche mentre sono insieme ai loro amici. E poi ho il privilegio di aver vissuto un’infanzia felice e di ricordarla molto bene".