Venerdì 19 Aprile 2024

Mauro Boselli e il 'suo' Tex: "Uomo d’ordine ma spirito libero"

Mauro Boselli, il più prolifico sceneggiatore di casa Bonelli: "Il ranger resiste da 72 anni perché è un giusto, senza essere giustizialista"

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Ben 45.105 pagine, di avventure ed emozioni su carta. Passate a combattere le ingiustizie con icone del fumetto italiano come Tex, Zagor e Dampyr. Mauro Boselli è appena diventato lo sceneggiatore più prolifico di sempre in casa Bonelli, superando numericamente anche il grande Gianluigi Bonelli, co-creatore del famoso ranger. "E pensare che, avendo scritto la prima storia quando avevo 37-38 anni, Sergio Bonelli mi disse: hai esordito un po’ tardi, non scriverai tanto… Ho bruciato le tappe".

Boselli, come è nata la sua collaborazione con la Bonelli?

"Ero compagno di scuola di Giorgio, il secondo figlio di Gianluigi Bonelli. Suo padre arrivava in classe con pacchi di Tex e li regalava ai bambini. Erano i primissimi anni Sessanta. Sono rimasto molto legato alla loro famiglia e iniziarono le collaborazioni. Io e Giorgio, tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, sulle reti private, facevamo Tex & company, una sorta di Supergulp, animando e doppiando i fumetti. Poi sono stato per alcuni anni assistente di Gianluigi Bonelli: mi aveva chiesto di procacciargli delle idee, ma devo dire che era bravissimo a trovarle da solo. Poi, sui trent’anni, sono entrato nella casa editrice principale".

E così, si è messo dietro la macchina da scrivere…

"Una storia, La minaccia invisibile, rimase nel cassetto per alcuni anni, e poi la pubblicò Gianluigi a suo nome. Ho fatto una dura gavetta redazionale, poi ho cominciato a scrivere Zagor, Piccolo Ranger, Mister No. Il mio primo numero di Tex è stato Il passato di Carson, un instant classic che mi ha aperto le porte delle serie. Oggi porto avanti almeno 15-20 storie contemporaneamente".

Qual è la sua giornata tipo?

"Al mattino sono in ufficio e faccio l’editor, un mestiere complesso: si controllano il lavoro dei colleghi, i disegni, la messa in stampa. Scrivo solo al pomeriggio, prima leggo quello che ho scritto nei giorni precedenti per evitare incongruenze".

Ci apra le porte del suo laboratorio. Da dove trae gli spunti, come nasce la trama?

"Quando non ti sei impadronito del mestiere, le idee le cerchi, magari sfogli un libro di storie del west e ne trai uno spunto, poi pensi a lungo a come si sviluppa la trama. Per il mio esordio su Tex, ad esempio, lessi della banda degli Innocenti, realmente esistita attorno al 1860 nel Montana, fuorilegge che si fingevano persone oneste. Avevo letto solo quelle tre righe, e ci costruii la trama attorno. Poi questa abilità si affina: adesso mi siedo e l’idea arriva, non scrivo quasi mai un soggetto dettagliato e lascio che la vicenda proceda in modo naturale, non si deve mai sentire la mano dell’autore. Gianluigi Bonelli diceva una cosa: non bisogna pensare ai dialoghi, sono i personaggi che ti parlano e tu scrivi sotto dettatura".

Ma cosa fa esattamente uno sceneggiatore?

"Oltre a curare i dialoghi, è il regista della storia. Sto scrivendo una scena con un incidente su un ottovolante di legno del primo ’900. Ogni inquadratura è ripresa da vecchi video: il disegnatore deve cercare di riprodurre taglio e angolazione. E così nel western: devi scrivere come i personaggi tengono le redini, da che parte si sale in sella, descrivere ogni particolare".

Il suo personaggio preferito?

"Tex è quello che ho amato fin da bambino. Poi sono legato a Dampyr, che ho creato venti anni fa con Maurizio Colombo".

Il segreto della longevità di Tex, da 72 anni in sella?

"La ricetta l’ha inventata Gianluigi Bonelli e vale tutt’ora: Tex è giusto senza essere giustizialista. Nasce come fuorilegge, gli uomini gli danno la caccia ingiustamente, un po’ come Zorro. Poi diventa un uomo d’ordine ma resta uno spirito libero, si mette contro i potenti quando è necessario".

Quali caratteristiche ha dato al ‘suo’ Tex?

"Ho lavorato sui personaggi secondari: il figlio Kit, Tiger Jack, Kit Carson. Tento di valorizzare anche quelle figure che, magari, durano per una sola storia. Inoltre amo gli intrecci complessi, con situazioni imprevedibili".

 

 

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