"Il mio Rossini? Strizza l’occhio a The Crown"

Al Rof debutta “Elisabetta Regina d’Inghilterra“ con la regia di Livermore: "Porto all’opera l’eleganza delle fiction sulla sovrana 95enne"

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di Carla Maria Casanova

God save the Queen. C’è stata una regina Elisabetta, la prima, la più celebre donna del suo tempo. Dopo cinque secoli l’Inghilterra ne produce un’altra: Elisabetta II, la donna più famosa dei nostri giorni. Nel 2022 saranno 70 anni che siede sul trono. Ha 95 anni portati con estrema noncuranza. La sua immensa popolarità stupisce persino l’interessata e sono molti a credere che, scomparsa lei, la monarchia inglese avrà vita breve.

Davide Livermore, regista torinese, è un monarchico, cioè elisabettiano convinto. D’altronde il suo nome denuncia ascendenze in Albione...

"Non solo! – conferma –. La mia famiglia inglese conta parecchi fantini!". Infallibili credenziali. La Regina è la massima esperta di genetica equina, razze, monte, fantini, corse e qualsiasi fattore connesso e pare non resista all’esca di conversazioni su questo argomento.

Lei Livermore ha mai incontrato la regina Elisabetta? Le ha mai parlato?

"Ancora no. Ma spero non sia lontano il giorno". Nel frattempo, Livermore costruisce uno spettacolo che certo a Elisabetta non passerà inosservato. Al Rof, Rossini Festival di Pesaro, mette in scena (mercoledì 11 agosto, Arena Vitrifrigo, con Evelino Pidò a capo dell’Orchestra della Rai) Elisabetta Regina d’Inghilterra e Livermore adatta l’opera rimodellando la figura della celeberrima vincitrice della flotta spagnola di Filippo II, sull’attuale regina Elisabetta II, la quale grandi battaglie non ha vinto (se si eccettua la contrastata guerra delle Falkland), anzi ha persino dovuto assistere al crollo dell’Impero britannico. In compenso, il suo carisma planetario non teme confronti. Ne fa fede il successo della serie tv Netflix The Crown, il bellissimo film The Queen, il proliferare delle notizie dei media su tutto quanto concerne gli abitanti di Buckingham Palace.

La recente biografia reale di Antonio Capranica mette a nudo risvolti non molto edificanti della schiatta dei Windsor. Anzi, esclusa l’irreprensibile sovrana, risultano tutti scatenati. Altro che Niente sesso siamo inglesi. La stessa “regina vergine” d’altronde… Lei Livermore si è servito di questo penchant?

"No… A quei livelli hanno e soprattutto avevano tanto tempo... Io ho tenuto conto in primo luogo di Rossini. I suoi libretti sono pieni di errori, non è l’ autenticità della storia che gli interessa. Lui vuole fare arte ed è quello che modestamente voglio fare anch’io".

In pratica?

"Uno spettacolo, elegante, piacevole da vedersi. Obbiettivo che raggiungo con l’ambiente affascinante della Corte inglese anni ’50. I costumi, bellissimi, sono le copie di quelli ufficiali della Regina Elisabetta attuale".

Come concilia i caratteri delle due Elisabette?

"Cerco sempre di entrare nell’intimo dei personaggi, come d’altronde fa Rossini, uno dei più grandi conoscitori dell’animo umano non l’eterno giocherellone dell’opera buffa. Ironico sì, ma dice molto di più. E la sua musica aiuta".

Come elabora, in scena, questo aspetto?

Livermore, che al Rof ha già messo in scena opere come Demetrio e Polibio e Ciro in Babilonia, spiega di servirsi del ledwall "risorsa tecnologica – dice – che non consiste in un semplice schermo con proiezioni, ma è una sorta di lavagna che racconta un intero mondo, che muta via via sulla base dei sentimenti dei personaggi. Quasi un caleidoscopio".

Gli interpreti?

"Già da me “collaudati”. Karine Deshayes, la protagonista, è fantastica. Direi oggi la migliore". L’opera sarà trasmessa in diretta l’11 agosto su Radio 3 Rai e in differita, su Rai5, il 30 settembre.

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