Martedì 16 Aprile 2024

"Il mio Dante? Solo un ragazzo innamorato"

Pupi Avati e il film in sala dal 29 : "Voglio restituire il poeta a tutti, puntando al cuore. “Guido i’ vorrei che tu, Lapo e io“, versi da brividi"

di Beatrice

Bertuccioli

Non il sommo, inarrivabile poeta dell’iconografia classica, faticosamente studiato, se non detestato sui banchi di scuola. "Ma come fare a renderlo meno distante, ad avvicinarlo a noi?", si è chiesto Pupi Avati. Non ha avuto dubbi: "Continuando a vederlo come un ragazzo". Un ragazzo povero, che riesce a scambiare soltanto un sorriso con la donna che ama, che diventa soldato, poi priore e infine viene esiliato. In Dante, dal 29 settembre nelle sale, Avati racconta il viaggio che nel settembre del 1350 Boccaccio, interpretato da Sergio Castellitto, compie per portare alla figlia del poeta, suor Beatrice, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano, dieci fiorini d’oro come tardivo e simbolico risarcimento da parte della città di Firenze per le pene ingiustamente inflitte al padre, morto in esilio, a Ravenna, nel 1321. Nel film, tratto dal romanzo dello stesso Avati L’alta fantasia, si fonde la narrazione di questo viaggio, con quella della vita del giovane poeta, impersonato da Alessandro Sperduti, mentre Carlotta Gamba è Beatrice. Per Avati, che lo ha inseguito per diciannove anni, un po’ il film della vita.

Avati, un film che voleva assolutamente fare. Perché?

"Per me è un film speciale, con cui ho un rapporto antico che risale ai tempi della scuola. A quelli della mia generazione, quando c’era un insegnamento ancora da alto medioevo, Dante procurava un senso di inadeguatezza. E il disamore nei suoi confronti era accresciuto dalle descrizioni che venivano fatte della persona, così sgradevole che al confronto Carlo Delle Piane era un Brad Pitt".

Come si è riavvicinato a Dante?

"Ho recuperato il rapporto con Dante quando ho letto più tardi La Vita Nova, sorta di rendiconto che Dante scrive dopo la morte di Beatrice e a cui ho attinto abbondantemente, così come al Trattatello in Laude di Dante del Boccaccio. Dante andava risarcito e riavvicinato alle persone, soprattutto a chi non aveva avuto la curiosità di leggere da autodidatta le sue opere. E non sono servite certo le celebrazioni che si sono tenute lo scorso anno per i settecento anni dalla morte: troppo militanti e poco calorose. Se era distante prima del 2021, ora lo è ancora di più".

E allora cosa fare?

"Questo genio assoluto, come lo avvicini?, mi sono chiesto. Lo avvicini, ho pensato, continuando a vederlo come un ragazzo. C’è un momento della vita, verso i 14, 15, 16 anni, in cui si è attraversati da una capacità particolare. In quell’età si è portati a dire, e a credere, che sarà “per sempre“: un amore, un’amicizia. A quante ragazze a Bologna, a quell’età ho detto “per sempre“. E a quanti amici. Ci si porta dentro questa idea del tempo. Mi vengono i brividi all’idea di amicizia racchiusa nei versi “Guido i’ vorrei che tu, Lapo ed io…”. Versi che scandiscono il tempo della narrazione, perché la colonna sonora del film non è fatta dalla musica ma dalle poesie. Un film di poesia, come non se ne fanno".

Un film che ama in modo particolare?

"Sono contento di avere portato a termine un film risarcitorio nei confronti di Dante ma anche del nostro cinema. Credo che ci sia tutto quello che abbiamo appreso e imparato e che è diventato il nostro modo di raccontare, il nostro tono di voce, mio e delle persone che lavorano con me. Un po’ la summa del nostro cinema. Abbiamo realizzato qualcosa che andava fatto. In un momento difficile per il cinema italiano, spero che questo film venga visto. Perché non è un film inutile. È un film ambizioso, che pretende di essere ambizioso".

Secondo lei, come mai il cinema italiano è così in difficoltà, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con il pubblico?

"Non è solo il cinema a essere in crisi ma il paese. Un po’ in tutto l’Occidente ma soprattutto in Italia non c’è più ambizione. I ragazzi delle scuole di recitazione dove insegno mi dicono che hanno sì un sogno, il desiderio di fare questo lavoro, ma hanno anche un piano B. Ed è certo: chi ha un piano B finirà per mettere in atto quello".

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