Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Minotauro nel labirinto del bullismo "Mio figlio e gli altri ragazzi invisibili"

Marilù Oliva sceglie il mito greco per scrivere un libro col suo Matteo: "Tutto inizia sempre con l’esclusione"

Migration

di Chiara Di Clemente

"Noi abbiamo in mente il bullismo di Stand by Me, quello che racconta Stephen King, ragazzi prepotenti che magari ti menano. Però oggi è diffuso un altro bullismo molto più pervasivo, ed è quello in cui da una parte ci sono i leader e dall’altra ci sono coloro considerati gli “sfigati“: il bullismo di oggi non è solo il cyberbullismo ma è anche l’esclusione, la non considerazione. Dinamiche in atto fin dalle elementari. Bambini che presi da soli sono carini, ma che in gruppo – e basta un gruppo di pochissimi – prendono il sopravvento sugli altri, facendoli sentire invisibili. Non solo: una volta dietro ai bulletti che picchiavano c’erano famiglie problematiche, violente. In quest’altro tipo di bullismo, quello che racconto io, dietro ai bulli ci sono famiglie normali. Che per prima cosa negano, minimizzano o che arrivano a vivere quasi con orgoglio il fatto che dall’altra parte della barricata non ci siano i propri figli, considerati per assurdo addirittura “vincenti“. Senza rendersi conto che anche i bambini escludenti hanno un problema: perché non esiste un bimbo cattivo, tutti hanno fondamentalmente un animo puro. Ci sono semplicemente bimbi sereni e bimbi che vanno aiutati".

Marilù Oliva, scrittrice e docente, ha scelto di aiutare suo figlio Matteo B., vittima di bullismo dalla prima alla quarta elementare, e tutti i ragazzini “invisibili“ come lui, mettendosi in società con il giovanotto per dare alle stampe il libro Il viaggio mitico (DeAgostini). L’alter ego letterario di Matteo si chiama Vince, da Vincent van Gogh, e il suo viaggio di liberazione dal dolore avviene grazie all’incontro, in sogno, con il Minotauro.

Marilù, perché proprio questo mito?

"Perché il mito ha un fascino universale, da sempre – dall’antica Grecia a Dante, Pavese, Christa Wolf – ci spiega i mondi in cui noi ci rispecchiamo. Io ho scelto il Minotauro perché è stato un grande escluso dell’antichità. Nato già vittima, da una relazione ambigua: un ragazzo – perché era un ragazzo quando è stato ucciso – che aveva vissuto i suoi pochi anni in completa solitudine, in prigione. Condannato a essere giustiziato da una persona che non lo conosceva ma che portava con sé tutto l’odio indotto della sua città, Atene".

E la collaborazione con Matteo com’è avvenuta?

"Dopo il lockdown era un po’ in crisi. Visto che lui è un grande fan di Diario di una schiappa, gli ho detto: perché non racconti una storia divertente come quella della Schiappa con protagonista però un bimbo che ti assomigli ma che non devi essere tu, poiché volevo che lui prendesse le distanze rispetto a ciò che gli è accaduto. Così Matteo ha creato la famiglia del racconto che è un po’ la nostra e un po’ no, e ha creato il personaggio di un fratellino con la sindrome di Down, una creatura speciale, capace di una percezione del mondo da cui Vince impara continuamente. Matteo ha scritto le parti ambientate di giorno – la scuola, i bulli. Io quelle del sogno: il viaggio di Vince a Cnosso".

Dove la figura dantesca del Minotauro, violenta e irrazionale, viene totalmente ribaltata...

"Inizialmente anche Vince accoglie il luogo comune della creatura infernale, tende a seguire un pochino le credenze del gregge. Però quando mette in moto l’intelligenza, la sua testa, arriva a elaborare un suo giudizio ed è in quel momento che avviene la conoscenza. Perché il romanzo è anche un po’ un bildungsroman, un romanzo di formazione, c’è un passaggio, una crescita. Nel momento in cui Vince conosce il Minotauro capisce che è semplicemente una creatura molto sola e speciale, e allora diventa suo complice. E si rovescia tutto".

Se le pulsioni sono naturali, i sentimenti si imparano, e c’è chi sostiene che si imparano anche attraverso la narrazione dei miti fatta dai genitori, a voce, ai figli fin da piccoli...

"È importantissimo leggere ai bambini, e non abbandonarli alla tv o ai cellulari. Leggere loro i miti, e le fiabe. Perché noi non possiamo dire loro subito: questa è la vita, piena di difficoltà e di ingiustizie, noi staremo assieme per un pezzetto ma prima o poi ci separeremo e sarà molto doloroso. D’altronde non possiamo neanche indorare troppo la pillola: c’è il rischio di crescere creature sprovvedute. Le fiabe hanno il grandissimo pregio di raccontare il male lasciandolo in una dimensione lontana. È come se ci dimostrassero che il male esiste, ci può fare paura però non ci può ancora toccare o se ci tocca, si può risolvere. E nel mito c’è un senso della giustizia così implacabile – persino troppo – che però insegna che se fai un danno ci sono delle conseguenze".

Matteo adesso come sta?

"Molto bene. Tutto si è risolto quando abbiamo cambiato scuola, qui a Bologna, passando in 5ª alle elementari Marsili. Ora è pronto per la 1ª media".

Marilù: qual è il filo di Arianna per aiutare un bambino a uscire dal labirinto del bullismo?

"I bambini tendono a non denunciare gli abusi che subiscono dai compagni. Alcuni insegnanti non solo non se ne accorgono, ma addirittura peggiorano la situazione. Questo è successo a me nella scuola precedente. Ma per una maestra che non ti aiuta, ce ne sono altre cento che ti tendono una mano. I genitori devono tenere sempre le antenne dritte, e ricordarsi che i bambini non inventano. Il filo d’Arianna è parlare, parlare, condividere, non avere mai paura, avere fiducia sempre".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro