Mercoledì 24 Aprile 2024

Il genio di Cardin: nei suoi abiti c’era il futuro

Lo stilista è morto a 98 anni. Dalla miseria in Italia alla gloria a Parigi: costruì un impero della moda grazie allo stile chic ma accessibile

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di Eva Desiderio

Aveva firmato di tutto, con quelle lettere del nome e cognome scritte in corsivo lieve, perché anche in questa discrezione stava la sua grandezza. Pierre Cardin, garanzia di una moda visionaria, contemporanea, estesa a infiniti generi di prodotto, anche lontani dai suoi abiti per donna e per uomo, tanto che tutti lo hanno sempre chiamato "il re delle licenze". Pioniere anche in questo, per aver fatto del suo stile un business planetario, irripetibile, dalle piastrelle all’acqua minerale (che imbottigliava nella campagna di Arezzo), dai profumi agli occhiali, dai cappelli alle cravatte, dai mobili alla pelletteria. Negli anni ’70 alfiere di una moda per la prima volta democratica, perché portando in tasca un portafoglio griffato Cardin ti sentivi subito à la page.

Se ne è andato ieri questo stilista immenso, imprenditore geniale, imperatore del lifestyle dal tocco magico, all’ospedale americano di Neully alle porte di Parigi, dove è morto anche Karl Lagerfeld. Aveva 98 anni ma solo negli ultimi tempi non si era più visto, restando saldo sul suo trono di bellezza fino a pochi anni fa: non era raro trovarlo sempre cordiale e gentile a spasso per Faubourg Saint Honorè dov’è la boutique storica che negli ultimi anni metteva in vetrina insieme alle novità anche pezzi di archivio della maison Cardin fondata nel 1949. Quasi a voler dire a passanti e colleghi: ecco ho cominciato da qui, dalla mia moda spaziale che ha conquistato più generazioni, coi cappelli a forma di disco volante e le tute da altro pianeta, con l’epopea della modernità sbocciata dieci anni prima dell’atterraggio dell’Apollo 11 sulla Luna nel luglio 1969.

Addio a un gigante della creatività che non ha mai dimenticato le sue origini, umili e italianissime: "Sono nato in Italia, e il mio nome vero è Pietro" diceva sempre con orgoglio presentando quelle sue collezioni infinite all’Espace Cardin, nei giardini davanti all’Eliseo. Con la morte di Pierre Cardin la moda oggi è ancora più sola, sopraffatta dal potere dei grandi gruppi del lusso che forse negli ultimi venti anni lo hanno snobbato per ignoranza. In vecchiaia aveva pensato di vendere il suo impero e chiedeva un miliardo di euro, ma non c’era riuscito. Oggi gli analisti finanziari valutano la griffe tra i 200 e i 500 milioni di euro.

Pietro Costante Cardin era nato nel 1922 a Sant’Andrea di Barbarana in provincia di Treviso e nella vita non si era mai vergognato delle sue origini umili e di quella miseria che aveva costretto la famiglia a emigrare in Francia, quando PietroPierre aveva solo due anni. Cominciò a interessarsi alla moda a vent’anni e a 25 era già primo tagliatore nell’atelier di Christian Dior, forgiando la prodigiosa giacca Bar che lancerà nel mondo il new look. Nel 1949 geniale e coraggioso apre la sua maison in una Parigi elettrizzante, piena di concorrenti. Bravo, bravissimo, uomo di mondo e di popolo, alfiere di un lusso con l’anima, ha disegnato personalmente ogni sua creazione, e sono tante, fino a un anno fa, e sperava di arrivare a 100 anni.

Lo stile coi modelli Space Age lo ha consacrato nell’Olimpo della Moda, poi venne l’abito a bolle nel 1954, e in seguito la prima collezione per i grandi magazzini Printemps nel 1959. Ha fatto sfilare per primo le minigonne e l’unisex. Alterne le vicende con la Federation de la Moda e de la Haute Couture, tra espulsioni e rimpatriate.

Mondano eppure schivo, mai uno scandalo nonostante l’esser stato pioniere su se stesso del gender, avendo amato il suo delfino Andrè Olivier e poi anche Jeanne Moreau, elegantissimo nella figura snella anche da anziano, lascia un segno indelebile nel mondo.

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