
di Stefano Marchetti Fu un genio ribelle, inquieto e volitivo, tanto da litigare perfino con il suo maestro Guido Reni. Ma...
di Stefano Marchetti
Fu un genio ribelle, inquieto e volitivo, tanto da litigare perfino con il suo maestro Guido Reni. Ma fu certamente l’ultimo, grande esponente della scuola di Urbino, e dall’eredità di Raffaello Sanzio e Federico Barocci seppe mettere a punto un linguaggio straordinariamente innovativo, aperto già verso il futuro.
"Simone Cantarini, il Pesarese, è stato il principale artista marchigiano del Seicento", sottolinea Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche al Palazzo Ducale di Urbino dove – fino a domenica 12 ottobre – si può visitare la grande mostra monografica dedicata appunto al meraviglioso maestro del Montefeltro che si mosse fra Pesaro, Bologna e Roma, elaborando un’originale sintesi di classicismo e naturalismo.
La mostra – curata da Luigi Gallo con Anna Maria Ambrosini Massari, docente all’Università di Urbino, e lo storico dell’arte Yuri Primarosa – si realizza in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, e presenta 56 dipinti (fra cui prestigiosi prestiti e nuove acquisizioni), dalla ritrattistica alla pittura sacra, dai quadri di devozione alle composizioni filosofiche e profane.
Simone Cantarini nacque a Pesaro nel 1612, proprio nell’anno in cui si spegneva Federico Barocci. La sua formazione e la sua prima attività furono nella sua terra d’origine. Proprio in quegli anni il Ducato di Urbino, che Federico da Montefeltro aveva reso un enclave di cultura e magnificenza, si ‘scioglieva’, entrando nello Stato Pontificio: nel 1626 Francesco Maria II della Rovere, anziano e senza eredi (il figlio Federico Ubaldo era venuto a mancare giovanissimo tre anni prima), cedette il potere a Urbano VIII Barberini che poi nel 1631 decretò l’annessione delle terre urbinati ai domini della Chiesa.
Attorno al 1630 Cantarini era entrato nella bottega di Guido Reni a Bologna e dal maestro apprese tantissimo, ma arrivò a scontrarsi con lui e a lasciarlo per recarsi a Roma dove venne inquadrato nelle équipe di Casa Barberini. A Bologna tornò nel 1642, dopo la morte di Reni, e continuò ad affinare il suo stile: morì a 36 anni, in circostanze ancora misteriose.
La mostra è articolata attorno ad alcuni nuclei tematici, come il ritratto oppure i temi profani, l’Allegria della pittura o Ercole e Iole, e il rapporto di Cantarini con altri artisti del suo tempo. Vengono anche accostate le doppie (o plurime) versioni di uno stesso soggetto, come le quattro tele con San Girolamo, una proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna, le altre da collezioni italiane ed estere, o le variazioni sul tema della Sacra Famiglia, con dipinti da Galleria Colonna Gallerie Nazionali, Galleria Borghese di Roma e Museo del Prado di Madrid.
Per tutte le informazioni del caso è comunque possibile consultare il sito Internet www.gallerianazionalemarche.it