"Il futuro? Finalmente può essere femminista"

Oggi al via a Milano “Stagione Scomposta“ della Fondazione Feltrinelli "per reagire ai disordini del mondo". Come i diritti negati alle donne

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di Emanuela

Abbatecola

Futuro. Una parola che sembra non riuscire più a evocare immaginari di possibilità già da diverso tempo, e che è diventata negli ultimi anni sinonimo di rischio, incertezze, catasfrofi ambientali e forse, finanche, nucleari. La crisi economica del 2008, prima, e lo choc della crisi pandemica del 2020, poi, hanno reso evidenti i costi umani del capitalismo neo-liberista globalizzato, nonché la nostra, fino ad allora sottovalutata, vulnerabilità. Alzi la mano chi non aveva mai pensato che le pandemie fossero un problema dei paesi cosiddetti “in via di sviluppo”.

A rendere ancora più pesante l’atmosfera oggi, è il perdurare di un’ennesima folle guerra, questa volta vicina a casa nostra, che sembra riportarci a un clima da guerra fredda e da minaccia nucleare che pensavamo ormai relegato al secondo Novecento. Mentre nel Mediterraneo si continua a morire.

In questo contesto dagli orizzonti foschi – tuttavia, o forse non a caso – sta accadendo qualcosa di inaspettato. In Italia, nel giro di pochi mesi, alcune donne sono state scelte per ricoprire ruoli apicali sia in politica sia in altri contesti istituzionali chiave. In ordine cronologico: Silvana Sciarra alla Presidenza della Corte Costituzionale (20 settembre 2022); Giorgia Meloni, alla Presidenza del Consiglio (22 ottobre 2022); Margherita Cassano alla Presidenza della Corte di Cassazione (1 marzo 2023); Elly Schlein alla Segreteria del maggiore partito politico di centro-sinistra (12 marzo 2023). In pochissimo tempo, il panorama politico e istituzionale italiano sembra improvvisamente aver infranto uno dei più resistenti tabù, normalizzando l’idea che anche una donna possa essere legittimata in un ruolo di leadership in contesti finora considerati ad esclusivo appannaggio maschile.

La prima idea che mi sfiora, forse eccessivamente carica di diffidenza preconcetta, lo ammetto, è se questa importante svolta non sia almeno parzialmente dovuta al periodo di drammatica difficoltà che stiamo attraversando. Il pensiero vola al fenomeno del glass cliff – precipizio di cristallo – metafora ideata da un gruppo di ricerca dell’Università di Exeter, Inghilterra, per fare riferimento a quelle situazioni nelle quali i posti di responsabilità vengono affidati alle donne quando il rischio di fallimento, e quindi di critica e di impopolarità, sono molto alte.

Proviamo a limitare la riflessione all’ambito politico e, in particolare, alla vittoria inspettata di Elly Schlein, visto che su quella di Giorgia Meloni molto è già stato detto. Che il Pd stesse, e stia, attraversando una crisi identitaria profonda non è un mistero. Da anni, il partito che ha scelto di elidere qualsivoglia riferimento alla sinistra e alle proprie radici, nel nome così come nel simbolo, aveva smesso di contribuire alla costruzione di un futuro da intendersi come utopia, come visione di una società ideale alla quale aspirare, al punto da far apparire “radicali” i temi posti come priorità dalle neo-Segretaria: lotta alla precarietà e difesa della scuola e della sanità pubblica. Da quando la difesa di diritti sociali basilari come lavoro, istruzione e salute sono diventati temi scomodi da sinistra extra-parlamentare (come si sarebbe detto nei caldi anni ’70)?

Eppure, mi piace pensare che la vittoria di Elly Schlein non sia solo l’esito imprevisto di una crisi, ma anche, se non soprattutto, della rinascita dei movimenti femministi di protesta e del risveglio di coscienze ormai assopite. E sì, credo che la nuova e prima Segretaria del maggiore partito all’opposizione possa rappresentare una svolta importante, ma non in quanto donna. Come Lei ama ripetere "una donna al potere non serve se non fa nulla per le altre donne". Quello che può fare la differenza, nel suo caso, infatti, è una dichiarata pratica politica femminista. Novità assoluta nel panorama politico italiano.

Ovviamente, è troppo presto per fare bilanci. Tuttavia, ciò che è evidente è che Elly Shlein, con il suo posizionamento di rottura e con la sua scelta di ridare luce al tema dei diritti – a lungo offuscato dalle retoriche sulla sicurezza care anche a certa sinistra di governo – ha ricominciato a delineare un’idea di progetto, di cambiamento in direzione di una società alla quale tendere, riaccendendo così, in molte persone ormai deluse e da tempo orfane, una nuova speranza di futuro.

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