Il Duca e il Cardinale, ingegni del Rinascimento

A Urbania una mostra su Federico da Montefeltro e Bessarione, protagonisti di una stagione di grandi speranze e cambiamenti

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di Antonio Patuelli

In questa fase di gravi emergenze possono essere utili punti di riferimento anche le alte idealità che favorirono il Rinascimento: grandi speranze, ampi orizzonti, rifiuto della rassegnazione e forti stimoli culturali furono alla base del Rinascimento italiano che stupì l’Europa, allora più che mai centro del mondo. Due fra i principali esponenti del Rinascimento sono ora protagonisti di una mostra in corso nelle Marche, a Urbania, vicino ad Urbino: il cardinale Bessarione e Federico da Montefeltro, comparabili per alcuni aspetti a Lorenzo il Magnifico. Il Duca Federico, abilissimo condottiero, fu anche grande umanista e principale artefice della trasformazione di Urbino in uno dei centri culturali del Rinascimento. Federico emerse anche per il rifiuto delle crudeltà del suo tempo, ben descritte da Niccolò Machiavelli, ed era noto anche perché non mancava mai alla parola data.

Ancor più complessa fu la storia di Bessarione, nato a Trebisonda sul Mar Nero nel 1403, che visse intensamente a Costantinopoli gli ultimi decenni dell’Impero d’Oriente, fu inizialmente religioso ortodosso, e nel 1438 seguì l’Imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo a Ferrara, dove si aprì il Concilio ecumenico che poi proseguì e culminò a Firenze nel 1439 nella decisione, di cui Bessarione fu grande protagonista, di riunificazione delle due Chiese, cattolica romana e cristiana d’Oriente, divise da secoli. Si trattava di una decisione di rilevantissima portata, anche di fronte all’aggressività turca verso ciò che rimaneva a Costantinopoli dell’Impero romano d’Oriente, dove, però, non venne condiviso l’atto di conciliazione fra cattolici e ortodossi stipulato a Firenze.

Caduta Costantinopoli del 1453, Bessarione, divenuto cardinale, si trasferì in Italia dove coltivò ogni iniziativa per promuovere una Crociata per riconquistare Costantinopoli alla cristianità. Il suo stemma cardinalizio era emblematicamente costituito da due braccia, che simboleggiavano le Chiese d’Oriente e d’Occidente, che insieme reggevano la croce cristiana e che rappresentavano il superamento dello scisma d’Oriente.

Bessarione ebbe importanti incarichi in Italia, fra i quali quelli di Abate di San Giovanni Evangelista a Ravenna, Legato pontificio a latere per Bologna, la Romagna e la Marca di Ancona; nel conclave del 1455 fu vicino ad essere nominato Papa e fu anche Abate di Casteldurante nelle Marche, l’attuale Urbania. Federico da Montefeltro e il cardinale Bessarione furono vicini per sensibilità culturali: Bessarione sognava la Crociata alla quale sarebbero state molto utili le capacità militari del Duca Federico e quelle di Venezia.

La mostra è l’occasione per riscoprire questi legami e la frequente presenza di Bessarione anche nelle Marche, quando egli destinava la sua rilevantissima biblioteca costantinopoliana a Venezia, che egli vedeva erede di Bisanzio, e che è contenuta nella Biblioteca Marciana, dinanzi alla Basilica di San Marco.

Nel suo ultimo anno di vita, il 1472, Bessarione si recò a Casteldurante per donare un’importante reliquia di San Cristoforo, venendovi accolto da Federico di Montefeltro. A Urbino Bessarione cresimò Guidobaldo, figlio del Duca Federico. Poi partì per un lungo viaggio per l’Italia del nord, per incontrare i signori di varie città e per raggiungere la Francia, sempre nel tentativo di promuovere una Crociata per riconquistare Costantinopoli alla Cristianità. Nel viaggio di ritorno, Bessarione, stanco e malato, morì a Ravenna il 18 novembre 1472. Le sue spoglie mortali riposano a Roma, nella Basilica dei Santi Apostoli dove è anche raffigurato.

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