Martedì 10 Settembre 2024

Il divertito sarcasmo di un eterno Polanski a Venezia: recensione

Roman Polanski presenta "The Palace", una commedia assurda e nera che riflette l'eterna commedia dei servi e padroni. Una stravagante teoria di grandi interpreti contribuisce a garantire sarcasmo e divertimento.


Il divertito sarcasmo di un eterno Polanski a Venezia: recensione

Il divertito sarcasmo di un eterno Polanski a Venezia: recensione

Sarebbe l’ora di lasciare in pace il novantenne Roman Polanski, uno dei più grandi registi del secolo. Forse non dimenticare, ma nemmeno ricordare in eterno la controversa vicenda hollywoodiana – su cui per prima ha messo una pietra la stessa vittima – che lo ha reso poco grato in mezzo mondo e lo ha nuovamente posto all’indice dal montante “me too“. Ma ancor più ingiusto sarebbe oggi rimproverargli il gusto senilmente beffardo che sta dietro a The Palace, la commedia assurda e nera, e non solo di puro divertimento, presentata ieri alla Mostra del cinema Fuori Concorso. Come invece, c’è da giurarlo, molti si affretteranno a fare in nome del suo passato glorioso. Eppure, nel magnifico hotel-castello svizzero in cui molti eccentrici, bizzarri, facoltosi ospiti si apprestano a passare la fine d’anno c’è molto dell’immaginario del regista polacco.

Orbene, il 31 dicembre del 1999, data fatidica per sedicenti astrologi e millenaristi, si riuniscono per festeggiare il passaggio del secolo stravaganti personaggi pretenziosi, incontentabili, varianti delle maschere eterne del ricco padrone, mai sazio nell’essere servito. E al loro servizio uno stuolo di inservienti pazienti, pronti a soddisfare i capricci dei signori. È l’eterna commedia dei servi e padroni di tradizione teatrale, declinata al nostro tempo.

Con i ricchi russi (strepitoso il passaggio video di repertorio in cui Putin dichiara di rimanere presidente per soli tre mesi) le nobili decadute, le ex star hollywoodiane plastificate, i truffatori impenitenti. C’è persino il morto da far sembrare in vita e un’imprevedibile agnizione.

La lunga teoria di grandi interpreti prestatisi al gioco, e che comprende tra gli altri Mickey Rourke, Fanny Ardant e Luca Barbareschi (anche produttore insieme a Rai Cinema), contribuisce a garantire quel sarcasmo senza il quale ogni commedia di costume naufraga. Chi si rifiuta di riconoscere in The Palace lo specchio, appena deformante, in cui potersi riflettere, pecca di pericolosa arroganza.

Andrea Martini