Martedì 13 Maggio 2025
VALERIA VERBARO
Magazine

Il David delle donne impegnate e ribelli. Quando il cinema è arte della gioia

Con Delpero, Vicario e Mannocchi la 70ª edizione segna un traguardo storico: per la prima volta premiate le registe

. Maura Delpero regista di Vermiglio e Margherita Vicario (Gloria!). In alto a destra, la documentarista Francesca Mannocchi

. Maura Delpero regista di Vermiglio e Margherita Vicario (Gloria!). In alto a destra, la documentarista Francesca Mannocchi

È un’immagine potente e inedita quella di Maura Delpero, Francesca Mannocchi e Margherita Vicario che stringono tutte in mano i loro – storici – David di Donatello. Rispettivamente sono i premi per la miglior regia (Vermiglio, che ha trionfato anche come miglior film), il miglior documentario (Lirica Ucraina) e miglior esordio (Gloria!). È il segno che lo sguardo femminile quest’anno è riuscito non solo a raccontare meglio il mondo, ma soprattutto che è finalmente riuscito a veder riconosciuto il talento, che non è mai mancato in questi sette decenni di David di Donatello ma che non è mai stato celebrato in maniera dovuta.

Come un’onda, forte e inevitabile, la sensibilità di Delpero, Mannocchi, Vicario, ma anche di Valeria Golino – straordinaria regista de L’arte della gioia – ha incontrato il paese reale. Ha incontrato spettatori giovanissimi – spesso ragazze, secondo i dati più recenti del sondaggio CinExert – che hanno riempito le sale in cerca di una storia in cui riconoscersi e riconoscere la propria ribellione. Da quella silenziosa di Lucia in Vermiglio – che sceglie l’amore sopra ogni cosa, al di là degli uomini e al di là di ciò che la guerra fa alle loro menti – fino a quella urlata, cantata e suonata da Teresa, Lucia, Bettina, Marietta e Prudenza in Gloria!. Non è un caso che proprio dalle vittorie di questi film, dal palco dei David mercoledì sera in diretta su Raiuno, siano arrivati anche i maggiori discorsi sociali e politici rivolti al pubblico a casa e alle istituzioni in platea.

Con un grande sorriso, che nascondeva una certa amarezza, Margherita Vicario, 37 anni, cantautrice al suo esordio dietro la macchina da presa ha sottolineato che: "Una grande speranza è che i nostri rappresentanti politici investano un sacco di miliardi in arte, cultura, educazione, sanità e un pochino meno nelle armi". Francesca Mannocchi ha voluto ricordare che "bisogna restare sempre arrabbiati e vivi di fronte al dolore degli altri. Per i 20mila bambini di Gaza e per chi continua a morire, mentre noi siamo qui a festeggiare". Perché questo è ciò che fa anche il cinema del reale, il cinema che lei ha realizzato raccontando la tragedia Bucha, e altre città ucraine negli ultimi tre anni di guerra. Un’arte che riesce a ricucire la distanza che si crea fra il glamour delle cerimonie e la vita che accade davanti alle macchine da presa.

"Dobbiamo al cinema del reale il fatto che negli ultimi anni c’è una maggiore pluralità di sguardo e più intersezionalità" ha affermato Maura Delpero, 49 anni, già Leone d’argento - Gran premio della giuria all’ultima Mostra di Venezia, ritirando il suo premio. "Ha aperto l’accesso a persone che vengono dalle periferie geografiche, da economie diverse e alle donne. Le cose stanno cambiando. Infatti questa cinquina ci dice che stiamo andando un po’ meglio: per ora vincere è ancora un punto d’orgoglio in più perché probabilmente quelle donne candidate hanno fatto più fatica. Nascere in una società patriarcale fa sì che ci sia pure, se non altro internamente, un auto boicottaggio, ereditato da generazioni con cui ti devi confrontare".

Nella cinquina citata dalla regista infatti, per la prima volta nella storia dei David le donne candidate erano tre: Delpero, Francesca Comencini (per l’autobiografico Il tempo che ci vuole) e Valeria Golino, che ha avuto il coraggio e la passione per mettere in scena il romanzo dimenticato di Goliarda Sapienza, di cui assumerà anche le sembianze nel prossimo film di Mario Martone a Cannes, Fuori.

E proprio L’arte della gioia – ancorché dopo l’uscita nelle sale sia stato trasmesso su Sky come miniserie tv – è stato l’estremo atto rivoluzionario del cinema italiano quest’anno. Ancor più rivoluzionario dell’utopia di Andrea Segre su Berlinguer (Berlinguer - La grande ambizione), che ha portato migliaia di giovanissimi al cinema, a riscoprire la figura umana e il sogno politico del segretario del Pci. E che ha garantito a Elio Germano il suo sesto e meritatissimo David in carriera. L’arte della gioia però è un’altra cosa. È il corpo femminile che si riprende il suo spazio e il suo desiderio. È un’espressione massima di donna, in tutte le contraddizioni, in tutta la bellezza e il dolore.

Riscoprire un libro così, una storia così, attraverso l’interpretazione della geniale Tecla Insolia è forse la sorpresa più bella di questa stagione cinematografica. E infatti a lei va il premio alla migliore protagonista, a soli 21 anni. Tecla Insolia sceglie di celebrarlo così: "Ai libri dimenticati e poi ridati in vita. Ai corpi liberi. Alle terre libere, sempre".