Mercoledì 24 Aprile 2024

Il consenso alla dittatura: l’enigma di “Roma 1922“

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Per capire il fatale 1922, l’anno della Marcia su Roma e dell’avvento del fascismo, bisogna fare qualche passo indietro e considerare l’onda lunga della Grande Guerra, che lasciò un segno profondo nella società europea. Milioni di morti, feriti e mutilati, milioni di soldati messi a contatto quotidiano con atrocità e morte, le distruzioni materiali crearono una miscela così esplosiva da deflagrare dopo il ‘18 in tensioni sociali esasperate, in violenze politiche diffuse, in una sorta di guerra civile sfociata nella riuscita forzatura delle milizie mussoliniane, che calarono nella capitale e scoprirono di avere di fronte uno Stato debole e dubbioso, che ebbe più volte, nei giorni cruciali, la possibilità di fermare le colonne fasciste ma scelse di non farlo.

Marco Mondini, in Roma 1922, segue il filo della “guerra mai finita” e descrive i quattro anni successivi alla “vittoria” mettendo sotto osservazione tutti i protagonisti: dai gruppi di ex combattenti alle sinistre, dall’esercito ai vecchi notabili politici, dalla Chiesa alle squadracce fasciste. Emerge, da questo quadro, quanto sia stata tutt’altro che irresistibile l’ascesa del fascismo, che ebbe un sostegno decisivo dalle forze di pubblica sicurezza, che cominciarono presto a simpatizzare per i fascisti, percepiti come una forza d’ordine capace di contrastare le temute (e spesso sopravvalutate) turbolenze rivoluzionarie delle sinistre. Nelle righe finali del libro, Mondini accenna all’”enigma del consenso alla dittatura”, probabilmente nato – ben prima che il regime si consolidasse – proprio nelle file dell’esercito e dello Stato.

Lorenzo Guadagnucci

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