Il colpo di Depardieu: "Sì, Maigret sono io"

L’ultima sfida del divo francese che porta al cinema il mitico Commissario di Simenon. E già si parla di un’interpretazione magistrale

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di Silvia Gigli

Jules Amédée François Maigret, classe 1887, nato a Saint-Fiacre, cittadina francese che dà il titolo al tredicesimo romanzo della serie sul celeberrimo commissario della polizia giudiziaria di Parigi frutto della iperprolifica penna di Georges Simenon, è destinato a vivere ancora. E in che panni. Sarà infatti uno dei più grandi, amati e discussi attori francesi a vestire il celebre soprabito dell’immortale investigatore di Quai des Orfèvres.

Gérarad Depardieu, classe 1948. È lui il prescelto per il film che porta la firma di Patrice Leconte e si intitola, semplicemente, Maigret. Il lungometraggio (ma gli appassionati puntano anche alla serie tv) sarà nelle sale francesi il prossimo 23 febbraio. E già l’immaginazione corre verso il taglio che l’attore vorrà dare al suo personaggio: inflessibile, duro dal cuore tenero, ironico, iconico, tenace, silenzioso, ombroso. Sicuramente un gran mangiatore di chucrute (ma come la fa la signora Maigret, nessuno…), bevitore di birra e divoratore di pipe. Senza contare che in quell’ufficio sul Lungo Senna c’è sempre qualcuno che si scorda di accendere la stufa e l’umidità si taglia a fette.

Depardieu: nonostante le intemperanze caratteriali e le provocazioni filo-Putin degli ultimi anni, come non averci pensato prima. Maigret non può essere che lui, faccia da schiaffi ma anche da dolcissimo segugio. Attore a tutto tondo, capace di qualsiasi astuzia da guitto o da grande interprete. Gérard forse non ci farà rimpiangere Gabin o Cervi.

Il primo Maigret cinematografico fu l’attore svizzero Michel Simon, a seguire il ghigno indimenticabile di Jean Gabin e poi l’umanissimo, arguto e sensibile Gino Cervi, forse il Maigret ancora oggi più amato, almeno dagli italiani. Per la tv i primi ad interpretare il sagace commissario furono Jean Richard e Bruno Cremer. E poi, ancora, al cinema, si sono cimentati con questo personaggio ambitissimo attori come ancora Bruno Cremer, l’inglese Rowan Atkinson (Mr. Bean), Sergio Castellitto e Heinz Ruhmann. Maigret è stato protagonista al cinema a partire dal 1930. Gli amanti del genere non dimenticano la firma di Jean Renoir per La nuit du carrefour (La notte dell’incrocio) del 1932 seguito poi da registi come Julien Duvivier, Henri Verneuil e Jean Delannoy.

Una prestigiosa stirpe di artisti che ci porta dritti tra le braccia del pacioso Depardieu, sagoma imponente, volto mobilissimo, capace di farsi santo e criminale in un batter di ciglia. Le prime immagini rilasciate dalla produzione ce lo mostrano con il cappello di feltro ben calcato sulla testa, un cappotto scuro e la benedetta pipa sempre a portata di mano. Da quanto si può intuire, Leconte – 74 anni, premio César nel ’97 per Ridicule – ha saputo costruire un ruolo su misura per il mostro sacro del cinema francese. Depardieu riesce infatti a emanare lo stesso fascino imponente, l’intuizione, l’empatia e la compassione che sono le virtù più amate di Maigret.

Il film è stato girato sull’adattamento di Maigret et la jeune morte (Maigret e la giovane morta), del ’54: il commissario indaga sull’omicidio di una ragazza che non può essere identificata. Ma l’incontro con un delinquente simile alla vittima fa scattare in lui il ricordo di una precedente scomparsa. Prima di Maigret et la jeune morte, Leconte si è già ispirato a Simenon con Monsieur Hire, uscito nel 1989, con Michel Blanc. Ma Gérard è un’altra cosa.

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