Martedì 16 Aprile 2024

"Il cinema italiano è in crisi. Venezia lo salverà"

Barbera lancia la 79ª Mostra con parole di fuoco: "Da noi tanta produzione, scarsa qualità". Tranne i cinque autori scelti per la gara

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di Beatrice

Bertuccioli

Si dice che i festival siano una finestra sul mondo. Lo ricorda Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia e afferma: "Da questa finestra assistiamo a cose che preferiremmo non vedere". E cita "la guerra di aggressione all’Ucraina, l’incarcerazione immotivata in Iran di tre cineasti e l’incredibile condanna, mesi fa, di una giovane produttrice turca, rea di avere soltanto progettato un documentario, poi mai realizzato, sulle proteste di Gezy Park". E anche sul cinema italiano, presente con oltre venti titoli, di cui cinque in concorso, va giù duro: "L’anno scorso sono stato troppo ottimista. I film selezionati sono ottimi, in alcuni casi eccellenti ma in questo momento in Italia circola denaro come mai prima e si produce tantissimo ma la qualità è molto spesso al di sotto di livelli accettabili". E prosegue: "Covid e pandemia non sono particolarmente presenti nelle storie, ma questi due anni drammatici hanno lasciato il segno. Le commedie sono quasi scomparse e c’è stato un incupimento dei toni che si riflette in molti film", sottolinea Barbera presentando, insieme al presidente della Biennale Roberto Cicutto, il programma della 79ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Un’edizione ricca di titoli e presenze di prestigio, che dal 31 agosto al 10 settembre porterà al Lido star come Penélope Cruz, Adam Driver, Cate Blanchett, Timothée Chalamet, Catherine Deneuve, che riceverà il Leone d’oro alla carriera, così come il regista Paul Schrader, che, fuori concorso, presenterà anche il suo film Master Gardener, con Sigourney Weaver. Film provenienti in tutto da 56 paesi, tre dall’Ucraina, ma nessuno dalla Russia. "A Venezia niente film fatti con i soldi di Putin e quindi – spiega Barbera – ne abbiamo rifiutato uno che era stato realizzato con fondi statali".

In tutto 23 i film del Concorso che si contenderanno il Leone d’oro, tra questi, cinque italiani: Gianni Amelio con Il signore delle formiche, con Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco, sul caso Braibanti, drammaturgo e poeta omosessuale, Aldo Braibanti, che alla fine degli anni ’60 fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di avere plagiato un suo studente minorenne, e per Braibanti si mobilitarono in tanti, da Pasolini a Marco Bellocchio, ora produttore del film. "L’immensità è il film che inseguo da sempre, il film sulla memoria", dice Emanuele Crialese che qui rievoca la sua adolescenza, in una Roma anni ’70 (con Penélope Cruz nel ruolo della madre) mentre Susanna Nicchiarelli in Chiara realizza, dopo Nico e Miss Marx un altro ritratto femminile, quello della santa, descritta anche come una ragazza in cerca di libertà, interpretata da Margherita Mazzucco.

Girati in inglese con cast internazionale sia il film di Luca Guadagnino, Bones and All (con la superstar Chalamet e Taylor Russel) sia Monica di Andrea Pallaoro, con Tracy Lysette. Ma la rappresentanza italiana non si ferma qui. Sfogliando il programma, fuori concorso, si trovano Siccità di Paolo Virzì, un film corale con Claudia Pandolfi, Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci, e In viaggio di Gianfranco Rosi che, dopo avere visionato ore e ore di reportage sui viaggi del Papa, ne ha tratto una sintesi sorprendente (assicura Barbera) di 80 minuti. Nella sezione “Orizzonti“ è in concorso Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, in cui debutta come attrice la cantante Elodie.

Tra i film in concorso, No Bears del regista iraniano Jafar Panahi ora in carcere ("Ma avevamo selezionato il suo film prima che venisse arrestato, per la qualità dell’opera", precisa Barbera), The Banshees of Inisherin, con Colin Farrell, del regista di Tre manifesti a Ebbing, Missouri Martin McDonagh e Tár di Todd Field, con una strepitosa Cate Blanchett che, assicura Barbera, non si è limitata a interpretare un direttore (o direttora?, si domanda) d’orchestra ma ha proprio diretto un’orchestra. E ancora, Bardo, false chronicle of handful of truths di Alejandro G. Iñárritu (premio Oscar per Birdman e The Revenant); The whale di Darren Aronofsky (Leone d’oro 2008 per The Wrestler); Florian Zeller, Oscar alla sceneggiatura per The Father con The Son (con Anthony Hopkins). Fuori concorso Oliver Stone con Nuclear, e a “Orizzonti“ Isabelle Huppert protagonista di La syndicaliste di Jean-Paul Salomé. Presidente di giuria: Julianne Moore.

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