Martedì 23 Aprile 2024

Il cinema di Parker sulle ali della libertà

Il regista inglese è morto a 76 anni. Ha firmato musical e film drammatici: da “The Wall” a “Mississippi Burning”, colpendo sempre al cuore.

di Giovanni Bogani

È morto ieri a Londra, a 76 anni, Alan Parker, uno dei più importanti e versatili registi della scena mondiale. Per due volte candidato all’Oscar, Parker è l’autore di musical come Fame-Saranno famosi, Pink Floyd The Wall, The Commitments, Evita, e dei drammatici Mississippi Burning e Fuga di mezzanotte. È scomparso dopo una di quelle che vengono definite "lunghe malattie", come si legge nel comunicato del British Film Institute.

Ci sono registi che abbracciano un genere soltanto: celebre era la frase di John Ford: "Sono John Ford, e faccio western". Ne aveva diretti più di duecento, il regista di Ombre rosse. Alan Parker era l’esatto contrario: "Mi piace fare cose diverse ogni volta", dichiarava. Era il suo segreto per mantenersi creativo, vitale. Di film non ne ha diretti moltissimi, una quindicina in tutto: ma quasi tutti memorabili. E quasi tutti legati alla musica. Come Evita, del 1996, con Madonna nel ruolo della Peròn. "Mi piace la forza che si sprigiona quando usi la musica e le immagini insieme", diceva.Ma sono meravigliosi anche i "provini" del film The Commitments, storia di una sgangherata band messa su a Dublino da operai, sottoproletari e borderline pieni di anima; o la commistione di musica e cinema di animazione in Pink Floyd The Wall del 1982: "Hey, teacher, leave us kids alone!" mentre marciano degli inquietanti martelli, allegoria del nazismo. Non li dimenticheremo più.

Parker però è stato capace di affrontare anche direttamente temi sociali, come in Mississippi Burning del 1988, su due investigatori dell’Fbi interpretati da Gene Hackman e Willem Dafoe che fanno domande scomode sulla scomparsa di tre attivisti per i diritti civili nel Mississippi razzista del 1964: il film gli valse le nomination per la miglior regia e per il miglior film. Stessa sorte ebbe Midnight Express, del 1978, in italiano Fuga di mezzanotte, scritto per lui da un giovane Oliver Stone. In entrambi i casi, Parker perse la corsa finale per l’Oscar: contro Il cacciatore di Michael Cimino nel 1979 e contro Rain Man di Barry Levinson nel 1989.

Affrontò atmosfere quasi horror in Angel Heart, girato a New Orleans nel 1987, con Mickey Rourke e Robert De Niro, attirandosi le ire della commissione di censura che all’inizio lo vietò. Nel 1984, aveva invece vinto il Prix du Jury a Cannes con Birdy-Sulle ali della libertà, bellissimo film su reduci del Vietnam interpretati da Matthew Modine e Nicolas Cage. E non è affatto da trascurare il suo ultimo, toccante film, The Life of David Gale, del 2003, in cui affronta il tema della pena di morte attraverso la storia di un attivista (Kevin Spacey), che elabora un complesso piano per essere condannato a morte ingiustamente.

Nel 2015, Parker aveva annunciato il suo ritiro dal set. "Dirigo film da quando avevo 24 anni, e ogni giorno è stata una battaglia, con i produttori o con chiunque non abbia la tua stessa idea", aveva dichiarato. "È come salire su un ring ogni volta, e combattere per il tuo lavoro. Chiunque lavori con me sa quanto combatto". Nel 2002 era stato nominato baronetto dalla regina Elisabetta d’Inghilterra.

Figlio unico, Parker era nato nel 1944 a Islington, un quartiere operaio di Londra. Suo padre era un fattorino di giornali. Giovanissimo, Parker entra in uno studio che si occupa di pubblicità: "Non avevo l’ambizione di fare film, volevo solo essere un creativo pubblicitario", disse. "Ma poi cominciò l’era degli spot in tv, e io diventai parte di quel mondo". Iniziò a dirigere spot, e seguì la strada percorsa, in Gran Bretagna, da registi come Ridley Scott, Adrian Lyne e molti altri. Poi una carriera nel cinema, anche da produttore, che gli è valsa anche sei Bafta, gli Oscar britannici, e l’appellativo di "sir". Lascia la moglie Lisa Moran-Parker e cinque figli. "Ho vissuto una vita meravigliosa, ho fatto i film che volevo, persino a Hollywood. Se i miei film non piacciono, è esclusivamente colpa mia", ha detto, con grande – britannica – onestà.

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