È il Campiello delle donne. Benedetta Tobagi con La Resistenza delle donne (Einaudi) vince con 90 voti la 61ª edizione del Premio ieri sera a Venezia, al Gran Teatro della Fenice, con la diretta su Rai5. I voti espressi sono stati 288 su 300 votanti della Giuria Popolare di Lettori Anonimi. Due le schede bianche.
È il Campiello delle donne con altre due autrici in cinquina – Silvia Ballestra, seconda con 80 voti e Marta Cai, terza con 50 voti – con libri che narrano, fra fiction e non fiction, storie di donne non comuni. Ed è il Campiello di scritture irregolari, come il “libro strambo“ di Filippo Tuena (la definizione è sua) – quinto con 13 voti – e il quasi diario di Tommaso Pincio, quarto con 46 voti.
"Sono stata travolta da questo libro come un fiume. Ho la sensazione che queste donne mi abbiano portato a spalla fino qui, su questo palco. Vorrei dedicare questo premio prima di tutto alla memoria di queste donne straordinarie che hanno combattuto e non si sono girate dall’altra parte in un momento terribile", dice Tobagi col premio tra le mani. "Lo dedico a tutte le altre persone che resistono in Italia, nel mondo, nei contesti di lavoro e che cercano di far sentire la propria voce per se stesse e le altre donne" ha aggiunto la scrittrice.
Benedetta Tobagi con La Resistenza della donne (Einaudi) si è cimentata in un’impresa complicata, ossia raccontare le donne della Resistenza, quindi le combattenti, le staffette, le antifasciste che tanta parte ebbero nella lotta di liberazione, senza però trovare un equo riconoscimento nella storiografia e nella memoria pubblica. Il punto di partenza di Tobagi è originale: una serie di foto d’epoca, per lo più inedite. Foto che mostrano ragazze a volte in armi ma più spesso senza, a fianco di combattenti maschi ma anche in gruppi solo femminili, donne sulle barricate e donne in fabbrica, in bicicletta, sugli sci; sono fotografie di ragazze e donne coraggiose, ritratte quasi sempre felici, sorridenti, ironiche. Le storie sono per lo più sconosciute, ma si incontrano anche partigiane diventate famose; senza retorica, ma con molta sostanza, ne esce un ritratto della Resistenza più ricco, più sfaccettato, più completo dell’immagine corrente."Non era mai successo prima", scrive Tobagi, "che le donne entrassero in scena da protagoniste. Non cosí numerose, e di ogni condizione sociale".
La Resistenza è il filo che unisce il libro di Tobagi a quello di Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Laterza), appassionata biografia di una donna che fu anche partigiana, fra l’altro protagonista di spericolate e poco note missioni da una parte all’altra del fronte che spezzava in due l’Italia. Joyce Lussu, nata Beatrice Gioconda Salvadori in una famiglia anglo-italiana benestante, è stata una pioniera a tutto tondo: in politica, in letteratura, nel femminismo. Con Emilio Lussu – militare, politico, ministro, scrittore, una delle figure più alte dell’antifascismo – formò una straordinaria coppia di attivisti politici, capaci di unire pensiero e azione come pochi altri. Ballestra incontrò nel ‘91 una Joyce ormai anziana ma ancora forte e attiva e la descrive così, nell’introduzione a una biografia che si legge come un romanzo d’avventura: "una donna formidabile, saggia e generosa, ricchissima di pensieri, intuizioni, toni, bellezza, forza, argomenti, intelligenza. La mia Joyce, la mia sibilla".
Marta Cai, insegnante e traduttrice, al debutto nel romanzo con Centomilioni (Einaudi), mette al centro della storia Teresa, "una zitellona di provincia senza qualità" , come il personaggio si definisce nel suo diario. Teresa è una donna ormai matura, imprigionata nel ruolo di figlia di genitori anziani e anaffettivi. La sua è una vita solitaria, triste, banale, che si accende di passione per un suo ex allievo, un amore impossibile che fa da sfondo a un romanzo di pensieri, sensazioni, stati d’animo nel racconto di un’umanità periferica e proprio per ciò credibile.
Il viaggio, anche metaforico, è il cuore di In cerca di Pan (nottetempo), lo “strambo libro” di Filippo Tuena che spazia fra presente e passato, vicende concrete e riferimenti mitologici, nel raccontare una navigazione verso la Grecia. La narrazione si mescola alla poesia e la memoria del poeta Ovidio a un diario di bordo sospeso fra realtà e fantasia. Un libro pieno di sorprese, frutto di una volontà di stupire il lettore riconosciuta dallo stesso autore, oggi settantenne.
Tommaso Pincio, da parte sua, fin dal titolo del suo libro - Diario di un’estate marziana (Perrone) – evoca la figura di un irregolare quale fu Ennio Flaiano, scrittore di un solo romanzo (Tempo di uccidere, vincitore della prima edizione del Premio Strega), sceneggiatore fra i più importanti del cinema italiano, autore di racconti (uno dei più noti, appunto, è Un marziano a Roma) e di celebri aforismi. Pincio evoca Flaiano e dialoga con lui ma lo tradisce e segue una strada tutta sua nel raccontare Roma e l’odio-amore per la città eterna; compie un viaggio sentimentale e letterario fra grandi libri, grandi autori, grandi passioni. Il suo è un cammino senza rete, né romanzo né saggio né vero diario, semmai una libera, e liberatrice, esplorazione.
Prima della proclamazione dei vincitori 2023, al libro Come d’aria (Elliot) di Ada d’Adamo, morta a 55 anni il 1° aprile scorso, due giorni dopo essere entrata nella dozzina dello Strega, che poi ha vinto nello scorso luglio, è andata la Menzione speciale del Premio Campiello 2023. A Elisabetta Fontana il Premio Campiello Giovani 2023, il concorso riservato ai giovani tra i 15 e i 22 anni: ventuno anni, di Como, Fontana si è aggiudicata il premio con il racconto Sotto la pelle.