Giovedì 25 Aprile 2024

Il baffo dei Ricchi e Poveri, l’ultima cosa bella

L’addio a 80 anni a Franco Gatti, voce (bassa) del quartetto che ha fatto la storia della musica leggera italiana. Da Sanremo al dramma del figlio

Migration

di Chiara Di Clemente

La prima cosa bella è il tuo sorriso giovane. Nel 1970 Franco, sul palco del festival di Sanremo, ha solo un’ombra di baffi, i capelli scuri ricci corti sulla fronte e lunghetti sulla nuca, una giacca marrone dai revers giganti che continuerà a indossare in diverse altre occasioni, anche per le foto di copertine dei dischi. Ha solo 28 anni, ma dei quattro è il più grande: il “nasone“, il “brutto“, il defilato: a risplendere nel piccolo schermo, nei primi piani a tutta faccia, con la telecamera che indugia felice sui loro sguardi timidi e sui loro capelli biondi, sono Angelo e Marina; a risuonare nel cuore, raggianti inni alla gioia del pop, sono gli acuti – in quel brano relegati solo ai cori, ma che potenza – della brunetta, Angela. Fuori dal palco di Sanremo si agitano i demoni dell’autunno caldo appena passato e del piombo che sta per arrivare. Ma lì, in quel momento e poi per sempre fino a noi, Franco sorride, sorride molto, e insieme i Ricchi e Poveri – specchio di un’Italia che s’illude ancora che tutto sia semplice e immediatamente riconoscibile, i ricchi e i poveri, i biondi e i mori – sottolineano il ritornello scandendo il ritmo con le mani aperte verso il pubblico, una specie di abbraccio, ad accogliere il mondo. Un mondo intero che mentre loro cantano è esattamente così: prati in fiore, stelle tra gli alberi, notti che si schiariscono, cuori innamorati sempre più. L’eterna promessa della giovinezza dell’anima. Una cosa bella.

Nato a Genova il 4 ottobre 1942, Franco Gatti è morto ieri mattina: era ricoverato all’ospedale San Martino, le sue condizioni di salute si erano aggravate nelle ultime settimane, lascia la moglie Stefania Picasso e la figlia Federica. In realtà Franco stava male dal 2013 e non si era mai ripreso pienamente, perché sarebbe stato impossibile riprendersi, per chiunque: era a Sanremo – sempre lì, nel luogo dove la sua vita di cantante di successo era iniziata, con il debutto e la vittoria nel ’70 della Prima cosa bella –, avrebbe dovuto esibirsi al Festival di Fazio la sera del 3 febbraio come superospite, con Angela e Angelo, quando in mattinata gli arrivò la notizia della morte del figlio Alessio, 22 anni. "Mio figlio beveva molto ed è stata anche un po’ la sua disgrazia", raccontò allora: "Ha fatto una cazzata, la prima e ultima della sua vita assumendo degli stupefacenti in un momento in cui non stava bene. E l’ha pagata così". "Ci rincontreremo", aveva detto poi in lacrime, in tv, qualche tempo fa.

Sanremo ha di fatto scandito l’esistenza di Gatti: la città che si trasforma in palcoscenico, il palcoscenico dove vanno in scena le canzonette che poi diventano l’alfabeto dei nostri lessici familiari, semi soffiati dal vento e radici ben piantate nelle nostre piccole identità. Un palcoscenico che accoglie in favore di pubblico i lustrini e i trucchi dello show e dietro le quinte la vita com’è, liti e miserie, disperazioni e lacrime. Sul palco del Festival i Ricchi e Poveri sono saliti un’infinità di volte, e almeno in cinque occasioni in maniera indimenticabile: l’ultima nel 2020, con la reunion della formazione a quattro voluta da Amadeus; nel 1985, quando vinsero – formazione a tre – con Se m’innamoro; nel 1981, Sarà perché ti amo, e nei camerini si consuma la clamorosa lite – amori, tradimenti, gelosie – tra Angela e Marina, che porta la Occhiena a lasciare il gruppo.

Poi, ancora indietro nel tempo: 1970, il trionfo insieme a Nicola Di Bari; 1971, con José Feliciano e un altro trionfo – che dura fino a noi: Che sarà. All’epoca il “complesso musicale“ – come lo presentavano allora – si era formato da pochissimo: Genova, 1967, Franco perito chimico della Esso e Angelo Sotgiu operaio all’Italsider, lasciati i Jets (orfani di Gianni Belleno che si era unito ai New Trolls), decidono di fondare un quartetto polifonico con Angela Brambati – benzinaia, voce del gruppo beat I Preistorici, fidanzata di Angelo – e la sua amica Marina Occhiena. Ognuno di loro è una voce: Marina contralto, Angela soprano, Angelo tenore, Franco bassobaritono; le fonti d’ispirazione sono Mamas & Papas, Crosby Stills Nash & Young. Il primo a credere in loro è Fabrizio De André, il secondo – colui che li condurrà al successo – Franco Califano: è al “Califfo“ che si deve l’idea del taglio cortissimo di Angela, dell’ossigeno splamato sulle chiome di Angelo e Marina, del nome di battesimo: "Siete ricchi di spirito e poveri di tasca". Biondi e mori. Ricchi e Poveri. E dei quattro, Franco, il “baffo“, era quello allegro e generoso. Quello che in Che sarà cantava: "Ma tutto passa, tutto se ne va". Poi sorrideva.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro