Il bacio gay e la cavalcata rock Il solito Achille fuori dall’Eurovision

Ieri la seconda semifinale su Raiuno. Lauro in gara per San Marino non ce la fa

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di Andrea Spinelli

Come ha ricordato ieri sera Laura Pausini col sorriso sulle labbra, nel corso della semifinale in diretta su Raiuno che ha completato la griglia della finalissima di questo 66° Eurovision Song Contest, è proprio vero che ogni paese ha le sue felici ricorrenze: in America il “Giorno del Ringraziamento”, nei paesi scandinavi la Festa di primavera, nel Regno Unito i matrimoni dei reali (le incoronazioni, un po’ meno) e in Italia… il Festival di Sanremo.

Già Sanremo, quella fiera di varia umanità musicale che col secondo posto di Mahmood nel 2019 e il primo dei Maneskin lo scorso anno (ma gli applausi incassati da Diodato nella puntata di martedì scorso dicono che pure nel 2021, se il Covid non si fosse messo di traverso, l’Italia avrebbe fatto una gara di testa) è tornata a essere il riferimento obbligato del pop europeo, almeno in chiave Eurovision. Un dato di fatto che rilancia l’attesa per la gara di domani sera di Blanco e Mahmood con quella Brividi portata sul gradino più alto dell’Ariston tre mesi fa. Con la proclamazione dei secondi 10 finalisti da aggiungere ai “Big 5” ammessi di diritto alla sfida decisiva, l’Eurovision è pronto al gran finale.

"Sinceramente, pensavo che condurre un evento di questa portata sarebbe stata più stressante e invece è meglio di come mi immaginassi, mi sto divertendo" ammette Alessandro Cattelan. "Con Laura e Mika ce la stiamo vivendo bene, facciamo gruppo, condividiamo timori, paure, facendoci all’occorrenza coraggio reciprocamente. Questo perché, anche se siamo tutti abituati a palchi di un certo tipo, 200 milioni di persone che ti guardano fanno sempre effetto". Ieri il conduttore di Tortona ha aperto la seconda serata ironizzando, con tanto di balletto, sulle capacità degli italiani di organizzare grandi eventi. "Ci portiamo dietro la nomea di persone che non fanno del rigore il loro faro, il che è anche un po’ vero, ma poi dimostriamo che le cose riusciamo a farle funzionare" dice. "In fondo, l’autoironia è il punto di partenza per poi scherzare su tutto il resto". Come hanno fatto in apertura di serata lui, con Mika e la Pausini, a cercare di spiegare al mondo cos’è la “strizza“, chiamata proprio così, in italiano.

E di ironia ne ha avuta molta Achille Lauro, altro prodotto di successo di Sanremo, nel mettersi in gioco coi colori di San Marino e il cappellaccio da Cowboy glam tra musicisti in gabbia, guanti lunghi di strass, tuta di pizzo nero trasparente e boa di struzzo, chitarre sputafuoco (il solito bacio gay in bocca a Boss Doms) e la cavalcata di un toro meccanico (di nome Roberta) col suo perché in una città che il bovino rampante se lo porta impresso sullo stemma. Con la sua Stripper il “damianeggiante” Lauro voleva lasciare un segno in una gara di performance come l’Eurovision e l’ha fatto a metà: sui social il suo set è già un cult, ma la finalissima l’ha persa.

Aperto dai finlandesi The Rasmus con una Jezebel firmata nientemeno che da Desmond Child, nume tutelare del rock e produttore di gente come Aerosmith, Bon Jovi, Alice Cooper o Kiss, la maratona ha inanellato in 90 minuti 18 esibizioni (5 minuti, 300 secondi l’una, inclusa presentazione e cartolina promozionale turistica) fra cui quella dell’australiano Sheldon Riley in bilico tra Liberace e Mata Hari: passano entrambi con Belgio, Repubblica Ceca, Azerbaigian, Polonia, Estonia, Svezia, Romania e Serbia . E ora la finale con Italia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia che per la prima volta nella storia non canterà in francese, ma in bretone. A mantenere la presenza di quella che all’inizio era la lingua ufficiale dell’Uer ci pensarà Laura Pausini con Je chante, versione transalpina della cocciantiana Io canto.

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