Sabato 13 Aprile 2024

I VINI DI LUSSO NON PASSANO MAI DI MODA

Migration

di Paolo Pellegrini

Il ‘Nasdaq del vino’ non ha dubbi: il “maledetto” 2020 è stato in realtà un anno d’oro per le bottiglie di lusso nate nel Vigneto Italia, in particolare i grandi rossi della Toscana e del Piemonte, consacrati anche dalle più seguite classifiche mondiali, dove Brunello di Montalcino e Barolo fanno la parte del leone. Ma a stupire è il grande balzo dei fine wine italiani nella valutazione del Liv-Ex, il London International Vintners Exchange, il benchmark del mercato globale del vino, con 440 membri nel mondo, a cui fornisce dati e servizi, dal commerciale alla logistica. Un osservatorio per capire dove va il mondo enologico attraverso sei indici tra cui la Power 100, monitor del movimento dei prezzi dei vini più ricercati sul mercato secondario. I fine wines, appunto. In cui l’Italia, come riferisce l’anticipazione del sito winenews.it, ha un ruolo da star. Lo dicono i numeri: 17 etichette nel 2020 contro le 8 del 2019 in una classifica che vede la Francia dominare con 61 posizioni, ma in calo di 15 sul 2019. Ma ai vertici ecco i primi brand italiani, al terzo posto Gaja, che scala 31 gradini (era 34esimo) e al quarto Sassicaia (era settimo). Balzi anche per la maison Frescobaldi con Ornellaia al sesto posto (da 91) e Masseto al nono (da 72), come pure per Antinori che piazza Solaia alla posizione 13 (da 72) e Tignanello alla 35. Il successo della Toscana si completa con due bei nomi del Brunello di Montalcino (la Tenuta del Greppo Biondi Santi, che scala 164 posizioni dalla 219 alla 55, e Casanova di Neri al 67), e le performance di Fontodi nel Chianti Classico (71), ancora Montalcino con Poggio di Sotto (74), e Tua Rita da Suvereto, Val di Cornia, balzata da 241 a 88. Bene pure il Piemonte. Piazza Gaja sul podio, poi Giacomo Conterno al 51, e registra l’exploit di Luciano Sandrone, che salta dal 277 al 62, proprio davanti a un altro nome cult del Barolo come Bartolo Mascarello, poi c’è Vietti con il 75, quindi al posto 89 Bruno Giacosa. Piemontese anche Ca’ Nova, prima per l’aumento di prezzo con +28,09% dei prezzi medi, davanti a un top Veneto, come Romano Dal Forno (+19,4%). Ma tra i primi 10 ci sono anche G.B. Burlotto (+15,8%), Solaia (+14,4%) e Conti Costanti (+12,9%). Nell’anno che ha visto lo Champagne subire colpi enormi (perdite di 1,7 miliardi di euro a meno 100 milioni di bottiglie), il Vigneto Italia conquista la ribalta. Un Brunello di Montalcino, il 2015 Le Lucére dell’azienda San Filippo, guida con un terzo posto la pattuglia dei 19 italiani nella Top 100 di Wine Spectator: 8 toscani, 4 piemontesi, 2 trentini, il resto tra Marche, Veneto, Friuli, Puglia e Basilicata. Nella storia delle sue 32 stagioni, Wine Spectator ha premiato 69 volte il Brunello, 67 il Barolo, 50 il Chianti Classico. Il Brunello domina anche Top 100 wines of Italy di James Suckling: merito di annate come il 2015 e l’ultima arrivata, il 2016, Montalcino si aggiudica 37 delle 59 posizioni toscane, e conquista i primi sei posti, con il 2016 di Livio Sassetti sul trono seguito dal Castiglion del Bosco di Massimo e Chiara Ferragamo e dal Giodo dell’enologo Carlo Ferrini. Ancora: Sassicaia, Tignanello, Ornellaia, Solaia, Conterno, Mascarello e Fontodi sono i rossi italiani più gettonati dagli utenti di Wine-Searcher.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro