Giovedì 18 Aprile 2024

I segreti del pilota: così Hitler rinunciò alla fuga

I servizi segreti russi pubblicano il diario di Hans Baur. Tentò di convincere il Führer a uscire dal bunker e partire: l’aereo era già pronto

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di Roberto

Giardina

"Quando lo vidi per l’ultima volta, al Führer tremavano le mani. Mi parve subito chiaro che aveva scelto con decisione di togliersi la vita", è la testimonianza di Hans Baur, il pilota di Hitler. Fu catturato dai sovietici, subito dopo la caduta di Berlino, che lo interrogarono a lungo sulla fine del Führer. Il suo racconto e il suo diario vengono resi pubblici solo 77 anni dopo dal Fsb, il servizio segreto erede del Kgb. Un documento che dovrebbe porre fine una volta per tutte alle voci più o meno incredibili sul Führer, che si sarebbe messo in salvo in Sud America. C’è da chiedersi perché i russi pubblichino il racconto del pilota mentre è in corso il conflitto in Ucraina. Forse per ricordare ai tedeschi che la capitale del III Reich fu liberata dall’Armata Rossa. Qualcuno oggi chiede che per protesta contro Putin vengano tolti gli ultimi mausolei che ricordano i caduti sovietici nell’ultima battaglia di Berlino.

Hans Baur era il pilota del Führer fin dal 1932, prima della presa di potere, e Hitler volle congedarsi da lui e dai suoi più intimi collaboratori. Aveva tenuto pronto il suo aereo, racconta nell’autobiografia manoscritta rimasta in mano ai russi, per portare in salvo Hitler e Eva Braun, rimasta al suo fianco nel Bunker, ormai circondato dai russi. I panzer con la stella rossa erano giunti nella Potsdamer Platz, a poco più di un chilometro. Gli aeroporti erano stati bombardati, e Baur sarebbe decollato dal viale che attraverso il Tiergarten, il parco nel cuore della città, giunge alla Porta di Brandeburgo, quello che è oggi il 17 Giugno.

"Il Führer mi fece chiamare nel pomeriggio del 30 aprile, ricorda, insieme con il mio aiutante, il colonnello Betz. Ci incontrammo nel corridoio, all’ingresso del Bunker, mi condusse nella sua stanza, mi strinse la mano e mi disse: “Baur, voglio dirle addio e ringraziarla per tutti gli anni di fedele servizio, ora cerchi di andarsene da qui, si metta in salvo…" Il Führer sembrava molto vecchio e smunto. Come segno di gratitudine voleva regalargli il ritratto di Federico il Grande, re di Prussia, che aveva nella sua stanza.

Il pilota raccontò ai sovietici di aver tentato invano di convincere Hitler a non togliersi la vita. "I miei soldati non possono resistere, gli rispose, e anch’io non ce la faccio più…" Era preda di un rabbioso risentimento, si sentiva tradito da tutti. Sulla sua tomba, gli confidò, voleva che si scrivesse: “Tradito dai suoi generali”.

Il Führer temeva di essere catturato vivo dai sovietici, che avrebbero potuto invadere il Bunker con un sonnifero gassoso. Non voleva fare la fine di Mussolini, il cui cadavere fu impiccato a testa in giù a Piazzale Loreto. Secondo Baur, lo era venuto a sapere. Il Führer si uccise poco dopo l’incontro con Baur, insieme con Eva Braun, sposata in extremis il 29 aprile. Quel che restava del suo corpo, bruciato malamente dalle SS, fu scoperto dai russi il 13 maggio.

Baur strinse la mano a Hitler alle 18. Poi si allontanò con Beitz per distruggere documenti riservati. Tornò nel Bunker alle 21, nella stanza da Hitler si avvertiva l’odore di cordite dell’ultimo colpo fatale, i cadaveri del Führer e di Eva Braun erano già stati portati via. Baur decollò il 2 maggio verso ovest, per raggiungere le zone occupate dagli alleati, ma fu abbattuto, e catturato dai russi gravemente ferito. Gli fu amputata una gamba, e venne trasferito a Mosca. Nel 1950 venne condannato a 25 anni, ma liberato nel ’55. Andò a vivere a Hersching, su un lago a sud di Monaco, cercando di farsi dimenticare. È morto nel 1993, a 96 anni.

Era stato un asso dell’aviazione durante la Grande Guerra, combattendo sul fronte occidentale accanto a Manfred von Richtofen, il Barone Rosso, ma non nella stessa squadriglia. Abbatté sei aerei nemici, lontano da record del Roter Baron (80 duelli aerei vinti). Dopo la sconfitta, lavorò come pilota per la prima Lufthansa, nel ’26 si iscrisse al partito nazista. Fu lui a inaugurare il primo aprile del ’31 la linea Berlino-Monaco-Roma. Suoi passeggeri furono in seguito Arturo Toscanini, il nunzio apostolico Pacelli, che divenne Papa, e perfino Benito Mussolini.

Nel ’32, divenne il primo ”Luftmillionär”, aveva cioè percorso in volo un milione di chilometri, record straordinario all’epoca. Hitler lo scelse come suo pilota di fiducia e lo fece arruolare nelle SS. In extremis, nel febbraio del ’45 lo promosse generale. Nel ’56 pubblicò le memorie con il titolo Ich flog die Mächtige der Erde (Ho fatto volare i potenti della Terra). Non si dovrebbe dubitare della sua testimonianza, ma la storia romanzesca per qualcuno è sempre più credibile.

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