Mercoledì 17 Aprile 2024

I palazzi scomparsi dell’architetto Raffaello

Una mostra a Vicenza ricostruisce i progetti incompiuti e le opere perdute del grande artista. Una “lezione“ appresa a Urbino

I palazzi scomparsi dell’architetto   Raffaello

I palazzi scomparsi dell’architetto Raffaello

Il Palazzo Branconio dell’Aquila, con le insegne di Papa Leone X, proprio di fronte alla Basilica di San Pietro a Roma, non ‘visse’ neppure un secolo e mezzo: progettato nel 1518, venne demolito nel 1667 per fare spazio al colonnato del Bernini. E delle maestose stalle realizzate per il banchiere Agostino Chigi resta soltanto parte del muro esterno: cadute in disuso, furono parzialmente abbattute nel 1808.

Villa Madama su un fianco del Monte Mario venne realizzata solo in parte, e il progetto per San Pietro (che Raffaello concepì quando fu nominato successore di Bramante) rimase soltanto sulla carta. Insomma, "Raffaello fu tra i padri fondatori dell’architettura del Rinascimento, insieme ad Alberti e Bramante. Ma fu un architetto sfortunato perché gran parte dei suoi edifici oggi non esiste più. E anche molte sue carte architettoniche sono andate disperse", osserva Guido Beltramini, storico dell’architettura.

Eppure Raffaello Sanzio, prima ancora di essere uno straordinario pittore, era Nato architetto, come ci assicura la mostra aperta fino al 9 luglio al Palladio Museum di Vicenza: curata da Beltramini, direttore del Centro internazionale di studi su Palladio, con gli storici Howard Burns e Arnold Nesselrath, riunisce anche alcuni disegni originali dell’artista e della sua scuola, e ricostruisce fisicamente in scala – grazie a indagini filologiche su documenti sparsi nel mondo – le costruzioni ‘sparite’ nel tempo.

"A Urbino Raffaello si era certamente ‘nutrito’ di architettura, con l’incanto del Palazzo Ducale, opera di Luciano Laurana e Francesco Di Giorgio Martini", fa notare Beltramini. E che l’architettura fosse parte del suo apparato culturale, lo dimostra già un capolavoro come Lo Sposalizio della Vergine: rispetto alla versione del suo maestro Perugino, il ventunenne Raffaello introdusse varianti architettoniche, raddoppiò il tempio alle spalle di Maria e Giuseppe (da ottagonale a esadecagonale) e aggiunse una spazialità geometrica della pavimentazione, "una complessità da capogiro", annota Howard Burns.

In tutti i dipinti l’architettura non è solo decorativa ma parte integrante della storia: in mostra anche le incredibili riproduzioni in altissima fedeltà dei cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina, il Sacrificio di Listra e la Predica di San Paolo ad Atene.

Grande studioso dell’architettura antica, "introdusse un metodo rigoroso per raffigurare gli edifici (pianta, prospetto e sezione) che è stato poi utilizzato per cinque secoli", dice Beltramini. Accurato nei dettagli, intrecciava architettura e decorazione. Il Palazzo Branconio dell’Aquila venne costruito nel cuore del Borgo Vaticano: oggi sarebbe proprio al centro di via della Conciliazione.

"Fu rivoluzionario soprattutto perché con quel palazzo Raffaello realizzò un ritratto in muratura del committente", spiega il curatore. I medaglioni con figure antiche che decoravano la facciata rispecchiavano infatti la personalità di Giovanbattista Branconio, orafo, numismatico e consulente del Papa: Andrea Palladio sicuramente si ispirò a questo modello, quando per il Palazzo Barbarano di Vicenza (oggi sede del ‘suo’ museo) ideò una ‘facciata parlante’ con armi e trofei che esibivano il carattere guerresco del padrone di casa. "Palladio vide lavori di Raffaello e li riprese: la grande finestra di Villa Malcontenta a Mira è identica a quella di Villa Madama", aggiunge Beltramini. Eppure (forse per malcelata invidia?) non citò mai Raffaello fra i modelli.

All’apice del successo romano, nel marzo 1520 Raffaello acquistò un terreno in via Giulia per costruirvi una sontuosa residenza per sé, con tanto di atelier, e una per i suoi collaboratori. Il progetto ci mostra che – per ovviare all’irregolarità del lotto – aveva pensato a due palazzetti incastrati l’uno nell’altro.

Nella pianta compare anche il bagno privato dell’artista, con acqua calda e fredda e tutti i servizi. Ma l’artista morì appena due settimane dopo, il Venerdì Santo, e anche quel sogno non divenne realtà. Come un destino.

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