House of Gaga: "Sono italiana nel cuore"

La diva commossa a Milano per il film di Scott sul delitto Gucci: "In questo film ci sono le mie origini. Il nonno siciliano sarebbe fiero di me"

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di Andrea Gianni

Patrizia Reggiani era "una ragazza di Vignola che sognava l’amore e voleva una vita migliore", una "donna forte prigioniera in un sistema guidato da uomini, che ha saputo tenere testa allo zio e al cugino". Ma è anche una "assassina", colpevole di "un omicidio terribile", una donna che "spinta oltre il limite" ha commesso "un errore enorme reagendo a un trauma come un animale" ferito. Una doppia anima, una personalità complessa dipinta da Lady Gaga, la cantante e attrice Stefani Joanne Angelina Germanotta, che si è calata nei panni della moglie di Maurizio Gucci, condannata come mandante dell’omicidio dell’erede della dinastia di stilisti, ammazzato con tre colpi di pistola alle 9 del 27 marzo 1995, in via Palestro 20.

"Interpretare una donna colpevole di omicidio è difficile – ha spiegato Lady Gaga, ieri a Milano per la première di House of Gucci – e mi sono dibattuta a lungo tra me e me. Alla fine ho trovato il modo di volerle bene. Non credo però di avere niente da chiederle, per ovvi motivi sarebbe difficile parlare con lei. Provo compassione per lei, sono convinta che ancora oggi viva nei rimpianti, e per tutti i Gucci".

Il film di Ridley Scott, nelle sale dal 16 dicembre, racconta la storia d’amore fra Maurizio Gucci e Patrizia Martinelli Reggiani, splendida ragazza di umili origini e grandi ambizioni, dagli occhi violetti che ricordano quelli di Liz Taylor. Le sue trame scatenano una faida familiare e una guerra per il controllo dell’impero che ha gettato le sue fondamenta a Firenze nel 1921. Innescano una spirale di tradimenti e odio, che sfocia nel divorzio e infine nel delitto. La cornice è la Milano degli anni ’80 e ’90, capitale della moda e del glamour al centro di quel percorso irreversibile che ha visto storiche griffe italiane, come Gucci, finire nella mani di colossi internazionali. Dalla Toscana, terra d’origine, alla boutique di New York e alla villa di Saint Moritz. Sfarzo e acquisti folli, guai con il fisco, ascesa e declino di una famiglia. Il cast è stellare: un irriconoscibile Jared Leto nei panni di Paolo Gucci, il cugino di Maurizio Gucci interpretato da Adam Driver. I fratelli Rodolfo (papà di Maurizio) e Aldo Gucci (papà di Paolo) sono Jeremy Irons e Al Pacino. Una trasfigurata Salma Hayek è la maga Pina Auriemma, figura chiave nei deliri della Reggiani, condannata per aver aiutato la donna a organizzare l’omicidio mettendola in contatto con l’amico Ivano Savioni e con l’autore materiale, Benedetto Ceraulo, aiutato nell’agguato dall’autista Orazio Cicala.

E poi Lady Gaga, la star italoamericana che per diventare Patrizia Reggiani ha cambiato colore ai capelli, ha studiato la nostra lingua, si è ispirata nel look "a mia madre che si vestiva così, nel segno del glamour italiano". Per la 35enne newyorkese questo film "è una lettera d’amore all’Italia". Non nasconde il sogno di "imparare perfettamente l’italiano e recitare in una produzione italiana", mentre "sarebbe un grande onore vincere un altro Oscar (il primo nel 2019 per la sua canzone di A Star is Born, di cui era pure protagonista) o anche avere solo una nomination" per House of Gucci.

"Quando parlo di questo film con la mia famiglia – si commuove – mio padre continua a piangere e non riesco a smettere di pensare alle sue lacrime". Ricorda il nonno siciliano, Giuseppe Germanotta, che "non è più tra noi ma sarebbe fiero di me". Non manca un messaggio della diva alle donne: "Se ritenete di non contare tenete duro, se sopravvivete cercate di restare integre. Credo che molte donne, come Patrizia Reggiani, siano considerate persone che cercano soldi e vogliono sposare uomini ricchi. Io – sottolinea – provo risentimento per questa immagine. Quando sei piccola ti dicono che conti solo se un uomo si mette in ginocchio e ti chiede in sposa, questo è stato insegnato a me e anche a Patrizia".

E rivolge un pensiero, al termine dell’incontro con la stampa a Palazzo Parigi assediato dai fan, a un chilometro di distanza dalla strada dove fu ucciso Maurizio Gucci, a chi ha lavorato durante la pandemia: "Voglio ringraziare tutti i medici e gli operatori sanitari che hanno lavorato durante la produzione del film al tempo del Covid, nessuno si è ammalato. Vorrei che tutti vincessero un premio per aver realizzato opere d’arte durante la pandemia. Il vero premio dovrebbe andare alle persone in tutto il mondo, così coraggiose negli ultimi 18 mesi".