Giovedì 18 Aprile 2024

Horror e sexy: è Léa, la dea dell’amore

La Seydoux superstar a Cannes con il film di Cronenberg. Aspettando il remake di “Emmanuelle“

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di Giovanni Bogani

Quasi dieci anni fa, sconvolgeva Cannes con l’amore fra ragazze, sensuale e fisico, vorace e vitale, del film La vita di Adèle. Il film vinse la Palma d’oro: e per la prima volta nella storia del festival, insieme al regista, la Palma venne consegnata alle due attrici: Adèle Exarchopoulos e lei.

Léa Seydoux: capelli corti, sguardo diretto, uno sguardo che è insieme seduzione e sfida, enigma e provocazione. È l’icona perfetta di un festival che si rinnova e resta glamour: elegante, mai banale, capace di passare dal cinema d’autore ai blockbuster, dal Woody Allen di Midnight in Paris a Spectre e No Time to Die, portando ovunque il suo fascino carismatico, misterioso. Quel piccolo spazio in mezzo agli incisivi che ricorda Brigitte Bardot, i capelli corti come Jean Seberg, Léa Seydoux richiama gli anni ’60 della Nouvelle vague, l’ondata di film con cui la Francia sconvolse il mondo.

Quest’anno, Léa torna con due film: Crimes of the Future (in Concorso il 23) di David Cronenberg, l’horror di corpi sezionati con cui il maestro canadese torna al cinema dopo otto anni, e One Fine Morning (Quinzaine) della regista Mia Hansen-Love. E Léa dice: "Non sono mai stata così felice di essere a Cannes". In Crimes of the Future siamo in un futuro nel quale gli organi del corpo umano sono dettagli trascurabili: si tagliano e si tolgono. Nel film, con Viggo Mortensen e Kristen Stewart, Léa è un chirurgo. Una delle frasi che pronuncia è: "Ho sentito il desiderio di farmi aprire il viso". "Per questo ruolo ci voleva un’attrice molto disinibita in un senso molto vasto del termine: Léa ha questa qualità", assicura Cronenberg. "Ogni volta che lavoro con un regista sono piena di paura: ma sono sempre pronta", confessa lei.

Che è pronta anche al prossimo progetto: sarà Emmanuelle, per la regista Audrey Diwan, vincitrice del Leone d’oro a Venezia con L’événement, che raccontava l’aborto clandestino di un’adolescente nella Francia degli anni ‘60. Sarà la protagonista del nuovo adattamento del romanzo erotico di Emmanuelle Arsan, che – scritto nel 1967 – divenne nel 1974 un film dall’enorme successo internazionale. Nell’originale, Emmanuelle è la moglie di un diplomatico che raggiunge il marito a Bangkok, e si trova coinvolta in una serie di avventure sensuali e sessuali con uomini e donne. La protagonista del film, l’olandese Sylvia Kristel, divenne a 22 anni il sogno erotico di milioni di spettatori in tutto il mondo. E il successo doveva ripetersi, in almeno un’infinità di sequel e derivazioni.

Chissà che Emmanuelle sarà, questa post #MeToo e firmata da una cineasta impegnata nella difesa dei diritti delle donne; di certo è proprio Léa la donna giusta per incarnare sensualità, curiosità, libertà. Tutto quello che Emmanuelle possiede. E anche quel mistero sotteso a ogni suo sguardo. "Mi dicono che sono misteriosa: quando recito, mi tengo sempre dentro qualcosa. Penso che recitare non sia soltanto ciò che dai, ma anche – forse soprattutto – ciò che nascondi". È ciò che pensa di lei anche la regista Mia Hansen-Love: "Léa non aggiunge intenzioni nella sua recitazione, ma si tiene sempre un passo indietro. È questo che mi affascina in lei". Dalla Vita di Adèle, 2013, Lèa – oggi 36 anni – ha lavorato con tutti i registi più grandi Yorgos Lanthimos, Quentin Tarantino, Wes Anderson. Ha portato a Cannes un film quasi ogni anno, fatta eccezione per il 2018, quando fece parte della giuria.

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