Martedì 16 Aprile 2024

Impronte umane di 120mila anni fa ritrovate nel deserto dell’Arabia Saudita

Grazie a questo ritrovamento, gli scienziati hanno ricostruito alcune rotte dei nostri antenati e hanno scoperto che il deserto del Nefud era un’oasi verde e rigogliosa

L'evoluzione della specie umana

L'evoluzione della specie umana

Un gruppo di scienziati ha rilevato centinaia di impronte di Homo sapiens e di animali risalenti a 120mila anni fa. E grazie a questi ritrovamenti sono riusciti a scoprire nuovi particolari sulle rotte dei nostri antenati e sui cambiamenti climatici e ambientali avvenuti nella penisola arabica, dove i deserti odierni erano oasi rigogliose e piene di risorse naturali. Le impronte, infatti, forniscono delle istantanee del tempo molto più precise di quanto possiamo immaginare: un po’ come se fossero dei video provenienti dall’antichità.

Impronte di Homo sapiens e di altri mammiferi

Le impronte sono state scovate nel 2017 da Mathew Stewart, esperto del Max Planck Institute for Chemical Ecology (in Germania), il quale ha impiegato più di due anni per capire a quale epoca e a quali animali risalissero. Per riuscirci ha usato la luminescenza otticamente stimolata (OSL), ossia una tecnica che riesce a datare materiali di natura archeologica. Il luogo di ritrovamento è stato il deserto del Nefud, in Arabia Saudita. I risultati delle analisi, pubblicati questa settimana sulla rivista Science Advances, hanno mostrato che le impronte sono di 120mila anni fa e che appartengono a esemplari di Homo sapiens e ad alcuni animali carnivori. Gli esperti, grazie a questa scoperta, hanno disegnato alcune rotte che i nostri antenati hanno compiuto durante i loro insediamenti in Africa (partendo dai deserti arabi).

Perché è un ritrovamento importantissimo

“Le impronte, a differenza di altri documenti risalenti a quell’epoca, sono una forma unica di prove fossili in quanto forniscono istantanee del tempo”, ha detto Stewart all’Agence France-Press (AFP). Una scena che gli esperti sono riusciti a ricostruire è stata la seguente: un piccolo gruppo di Homo sapiens, circa 120mila anni fa, si fermò a bere presso un lago poco profondo, dove si trovavano anche cammelli, bufali ed elefanti più grandi rispetto a tutte le specie che conosciamo oggi; a quel punto i nostri antenati hanno cacciato quei grandi mammiferi e poi hanno abbandonato il lago, utilizzato solo come tappa di un lungo viaggio verso l’Africa.

Oggi la penisola araba è solcata da deserti immensi e aridi che sarebbero inospitali per le popolazioni che vivono di caccia. Ma questa ricerca ha confermato che, durante il periodo interglaciale, quella zona era verde, piena di distese d’acqua e caratterizzata da un clima umido: "Sappiamo che gli umani stavano visitando questo lago nello stesso periodo in cui erano presenti quegli animali. E non abbiamo rilevato strumenti di pietra, il che significa che non si sono insediati lì per tanto tempo”, ha aggiunto l’autore principale dello studio.

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