Ritrovata la HMS Endeavour, la mitica nave di James Cook

I resti della prima imbarcazione europea approdata in Australia sono stati ritrovati da un team di studiosi, che gli davano la caccia da tempo

Ricostruzione della HMS Endeavour nel porto di Sidney

Ricostruzione della HMS Endeavour nel porto di Sidney

Un gruppo di archeologi afferma di avere ritrovato i resti della HMS Endeavour, la famosa nave oceanografica con cui l'esploratore James Cook raggiunse in modo epico l'Australia nel 1770. I ricercatori del Rhode Island Marine Archaeology Project (RIMAP) avrebbero individuato il relitto sul fondale al largo di Newport, dove secondo le ricostruzioni storiche l'imbarcazione colò a picco durante la guerra di indipendenza americana.

Una storia gloriosa finita male 

Lunga 32 metri e pesante 368 tonnellate, la Endeavour nacque nel 1764 come nave carboniera, ma fu successivamente acquistata dalla Royal Navy britannica per essere adibita a missioni scientifiche. Tra il 1768 e il 1771 accompagnò il tenente James Cook nelle acque per lo più sconosciute dell'Oceano Pacifico, alla ricerca del continente denominato Terra Australis incognita. Nel 1769 fece tappa in Nuova Zelanda, mentre un anno dopo toccò la costa est dell'Australia, diventando la prima imbarcazione europea a compiere tale impresa. Dopo essere stata venduta a privati, la Endeavour venne utilizzata per trasportare soldati, ma nel 1778 fu autoaffondata nel corso l'assedio della Baia di Narragansett, con l'intento di bloccare l'accesso alla flotta francese.

Sembra proprio lei 

Dopo decenni di studi, che sembravano avvalorare l'idea che la nave fosse stata affondata nei pressi della foce della baia, i sommozzatori ritengono ora di avere individuato dei resti coerenti con le informazioni in loro possesso. Le ricostruzioni 3D del relitto sono ad esempio in linea con quello che si sa sulle tecniche utilizzate all'epoca per realizzare l'Endeavour. Di particolare interesse è anche il ritrovamento di un buco nei pressi della chiglia, che testimonierebbe la volontà di autoaffondare la nave per tenerla lontana dalle mani nemiche. Proseguendo con le immersioni, gli archeologi confidano di raccogliere ulteriori prove per certificare che la carcassa appartenga davvero alla HMS Endeavour. A tale scopo c'è l'intenzione di recuperare manufatti e altri pezzi di nave, tra cui campioni di legno e ferro dallo scafo da sottoporre ad analisi in laboratorio. L'ultimo passo consisterà poi nel capire se esiste la possibilità di riportare eventualmente il reperto alla luce del sole.
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