Mercoledì 24 Aprile 2024

Hemingway a 350 lire. E l'Italia iniziò a leggere

In mostra a Luino le celebri copertine della collana Oscar Mondadori. Dal 1965 a oggi, la rivoluzione dei tascabili venduti in edicola

Migration

"Non smisi mai di remare. Il lago si allargò: sulla sponda opposta, ai piedi delle montagne, vedemmo luci che attribuii a Luino. Una breccia a forma di cuneo si apriva tra le montagne e là doveva essere Luino. Se era davvero Luino avevamo camminato bene. Lasciai i remi. Mi sentivo stanchissimo". Ultime pagine di Addio alle armi, il romanzo che Hemingway modellò sulla propria esperienza di soldato prima, durante e dopo Caporetto. È il momento della fuga del suo alter ego – il tenente Henry – in barca verso la Svizzera.

La notte è buia sul lago Maggiore, ma si scorgono bagliori sulla riva: il Kursaal di Luino, oggi Palazzo Verbania. Il posto dove lo scrittore americano torna oggi con tutti gli onori.

Una mostra curata da Luigi Mascheroni e Santo Alligo celebra i 55 anni degli Oscar Mondadori, una delle più straordinarie iniziative dell’Italia che legge. Il primo titolo della fortunatissima serie fu proprio Addio alle armi, uscito in edizione tascabile il 27 aprile 1965. Fu una rivoluzione.

L’editore Alberto Mondadori per il mercato; il poeta Vittorio Sereni per il catalogo. Insieme vararono una collana innovativa che viene raccontata attraverso lettere, cataloghi, prime edizioni e bozzetti fino al 29 novembre. Le caratteristiche? I libri costavano poco: 350 lire, come per il biglietto del cinema. Poi la cadenza settimanale e l’altissima tiratura. Nessuna introduzione, niente note: solo il testo nudo e crudo. Inoltre una grafica semplice e diretta, arricchita da copertine che ricalcavano i manifesti dei film – piccole opere d’arte.

Ma l’originalità stava soprattutto nella distribuzione: i volumetti si vendevano nelle edicole.

"La mossa – spiega Mascheroni – catturò lettori non abituali. Ovvero i pendolari, gli studenti, gli operai, gli impiegati e le casalinghe, refrattari a entrare in libreria". Libri per tutti e per tutte le tasche, che stavano in una tasca. "Libri-transistor", li definì Sereni.

Successo strepitoso, 60mila copie dell’opera di Hemingway bruciate solo nel primo giorno.

Merito anche di campagne pubblicitarie aggressive: il logo degli Oscar finì a Carosello e perfino sulle maglie del Milan nell’84. Ma basilare fu la proposta in edicola, il meglio della letteratura italiana e mondiale con accostamenti arditi.

Simenon e D’Annunzio, Sartre e Buzzati, Nietzsche e Piero Chiara: tutti diventarono Oscar. E i titoli attraevano anche a settimane di distanza dell’uscita. La ragazza di Bube di Cassola è un long-seller con 446mila copie vendute in sei anni.

Certo alcuni scrittori nicchiavano. Calvino oppose un gran rifiuto spezzato nell’80 con la pubblicazione delle Fiabe italiane.

Arpino ingaggiò un braccio di ferro sugli incassi. Moravia e Parise esitarono prima di entrare nella lista. Ma alla fine nessuno restò fuori. A tutt’oggi i titoli in catalogo sono più di 15mila.

Incalcolabili le copie vendute: 120 milioni fino all’85, poi si è perso il conto. La marcia trionfale poggiava su un’idea geniale.

"Gli Oscar – sottolinea Mascheroni – puntavano a un pubblico in movimento. Nel metrò come in piedi sull’autobus, potevi scorrere quel libretto in una mano senza l’inciampo della sovraccoperta. Cambiava il modo di leggere, non solo la diffusione della cultura: il boom economico sposa il boom del romanzo e la gente si mette a comprare libri, anche se magari non li legge tutti".

Esisteva già un’edizione tascabile, la Bur Rizzoli dalle copertine grigie sempre uguali. Impossibile paragonarla alla collana Mondadori, che si fregiava di maestri dell’illustrazione come Mario Tempesti, Ferenc Pintér e Karel Thole. Fioccarono invece le imitazioni degli Oscar firmate Longanesi, Dall’Oglio, Sansoni e Garzanti. Per fronteggiare la concorrenza bisognava dare sai lettori quel che volevano.

Lo testimonia una lettera dell’editore a Pratolini sulla scelta di mettere in parcheggio Metello: "Io e Sereni dobbiamo manovrare la nostra politica editoriale come se fossimo sul ponte di comando di una nave ammiraglia. Il pubblico ci chiede oggi Le ragazze di Sanfrediano e noi dobbiamo accontentarlo".

Siamo stati accontentati.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro