Venerdì 19 Aprile 2024

Ha trasformato in arte il relitto di Ustica Addio Christian Boltanski, gigante della memoria

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di Letizia Cini

Abiti consunti, polaroid, bambole rotte. Molte sue opere contengono, o sono composte, da oggetti trovati, appartenuti a persone scomparse: "Per me i vestiti usati, vecchi mobili, foto sono tracce di identità perdute, ancora capaci di comunicare". E chissà quale traccia di sé avrebbe scelto per raccontarsi Christian Boltanski, artista, fotografo e regista morto a 76 anni, ieri, il 14 luglio, giorno della Festa Nazionale della Francia, a Parigi, dov’era nato il 6 settembre 1944, meno di un mese dopo la Liberazione.

La conferma della sua scomparsa, anticipata dai media, è arrivata ieri da Bernard Blistène, ex direttore del Centre Pompidou di Parigi, museo che gli dedicò una monografica nel 2020: "Era un uomo pudico, ha nascosto le cose finché ha potuto", le sue parole. Fotografo, scultore, regista, Boltanski partì dalla pittura, che abbandonò presto, anche se amava definirsi pittore. Una storia toccante la sua e quella della sua famiglia, raccontata dal nipote Christophe nel romanzo Il nascondiglio: nato nella capitale francese da padre ucraino di origine ebraica, medico, e madre di origine corsa, la scrittrice Annie Lauran, l’artista si è affermato grazie a opere che narrano i temi esistenziali della vita e della morte attraverso sapienti giochi di luce.

Le sue installazioni sono esposte nei musei di Madrid, Boston, Parigi, nelle chiese – da Santiago de Compostela ad Amsterdam – e in vecchi edifici come il Castello Plieux, Gers.

In Italia la sua è stata una presenza costante che ha raggiunto l’apice nel monumento alle vittime della strage di Ustica nel museo bolognese della Memoria. "Amo questa città, non ho difficoltà a dire che è quella che preferisco", confidava candidamente. Un amore ricambiato: "Se ne va un un artista che ha fatto molto", il saluto del primo cittadino del capoluogo emiliano, Virginio Merola, ricordando la laurea ad honorem in scienze storiche e orientalistiche conferitagli nel 2018 dall’Università di Bologna. In mezzo secolo Christian Boltanski ha realizzato esposizioni in tutto il mondo, partecipato a biennali, collettive, realizzato opere in luoghi che spaziano dalla Tasmania alla Patagonia e il deserto cileno.

Il suo ultimo desiderio: "Vorrei che la mia ultima mostra fosse qualcosa di molto felice".

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