Mercoledì 9 Ottobre 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Guccini: "Intono Bella ciao per le donne dell’Ira. Zerocalcare diserta il Lucca Comics? Anche io non andavo nelle tv di Berlusconi”

Il nuovo disco “Canzoni da osteria“ con una versione del canto della Resistenza. "In Italia c’è oppressione? Chiedetelo a Fazio"

Milano, 10 novembre 2023 – Maestro, secondo lei oggi in Italia la mano della politica si fa sentire o no?

"Chiedetelo a Fabio Fazio… o a quelli della Rai", risponde Francesco Guccini: rabbie antiche, sogni naufragati, utopie dissolte, davanti al tavolo di un’osteria, vera o metaforica che sia, il "maestrone" è ancora quello capace di andare dritto al punto. Come accaduto ieri nell’aula magna dell’Università Statale di Milano, dove ha presentato il nuovo album Canzoni da osteria.

Francesco Guccini, 83 anni
Francesco Guccini, 83 anni

Perché ha messo proprio Bella ciao in apertura del disco?

"Grazie alla serie tv La casa di carta, Bella ciao è diventata misteriosamente un successo internazionale, cantata in piazza pure dalle donne iraniane per protestare contro il regime teocratico di là. Ecco perché ho pensato di rendere loro omaggio cantando una strofa in farsi e cambiando la parola “invasor“ con “oppressor“. In Iran, infatti, non c’è invasione, ma oppressione. A 83 anni non possono mettermi in galera... ed è già di suo una bella soddisfazione".

E in Italia come siamo messi?

"Non siamo ancora una teocrazia, e questa è un’altra soddisfazione. Per il resto? Appunto: chiedete a Fazio e alla Rai". Secondo capitolo della riviviscenza discografica avviata un anno fa da Canzoni da intorto (vincitore di una Targa Tenco e album fisico più venduto del 2022), Canzoni da osteria si avvale della produzione artistica di Fabio Ilacqua e Stefano Giuncato con 14 “cover“ in diverse lingue.

Tra i brani c’è anche una Hava nagila in ebraico.

"Non ho mai approfondito la questione della guerra in Medio Oriente, anche se diversi amici di Medici Senza Frontiere che erano in Israele mi parlavano dell’occupazione della Palestina" ammette. "Come nei talk show, laggiù ci sono due fazioni opposte, due tifoserie che si urlano contro, dimenticando chi c’è in mezzo. Le vere vittime di questa atroce guerra. Al proposito, vorrei citare una tavola di un amico scomparso un mese fa, Sergio Staino. Sergio aveva fatto un disegno meraviglioso sulle ultime parole di una mia canzone, Il vecchio e il bambino. Sui quel “…mi piaccion le fiabe, raccontane altre“ s’era immaginato il vecchio e il bambino che andavano di spalle verso un mondo migliore; il vecchio con la bandiera israeliana sulla schiena e il bambino con quella palestinese. Questa speranza di fraternità e di amicizia fra le due etnie, lontana nel tempo, si può sempre raggiungere".

Cosa pensa oggi della guerra?

"La penso sempre come il verso conclusivo di Auschwitz": "Io chiedo quando sarà che l’ uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà".

Zerocalcare ha disertato Lucca Comics per via del patrocinio dell'ambasciata israeliana. Avrebbe fatto un gesto del genere?

“Perché no? Io ai tempi di Berlusconi non sono mai andato su una rete Mediaset".

Riccardo Muti ha detto che si parla troppo dei Måneskin e troppo poco della cultura italiana.

"Questa è una cosa vera. Comunque, anche se non sono un fanatico dei Måneskin, penso che facciano un buon lavoro. Sono premiati in tutto il mondo...".

Guccini: la vista cala, ma lei continua ancora anche a scrivere libri...

"Nonostante i problemi che lo portarono alla cecità, Jorge Luis Borges rimase fino al ’73 direttore della Biblioteca Nazionale Argentina. Oggi pure io i miei libri li guardo e basta. Con Loriano Macchiavelli ho appena pubblicato Volo golondrina. Mi sembra un buon romanzo giallo. Forse il ministro della cultura non lo leggerà, come non ha letto i libri dei finalisti al Premio Strega, ma me ne farò una ragione".

Lei ricorda che le osterie delle sue canzoni sono state solo tre: quella dei Poeti, quella del Moretto («che chiamavamo da Gandolfi») e quella delle Dame.

"Oggi a Pavana non ci sono osterie, solo una serie di case vuote col cartello “vendesi“. È dalla notte di Natale che non vado a letto alle una del mattino. D’altronde al tempo in cui frequentavo le osterie avevo 29 anni, oggi ne ho 83 e c’è una certa differenza".

Delle osterie rimangono i ricordi, le notti in bianco d’impenitente tiratardi, anzi “biassanot“ .

"A Budapest, cercando la Via Pál trovai una lapide scritta in italiano dedicata ai ragazzi delle tante periferie del mondo. Ecco, vorrei che ce ne fosse una così pure in piazza VIII Agosto a Bologna, dedicata a tutti i “biassanot“".

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