
A Firenze, nel cuore della Maison, sfilano i modelli della “Cruise“ 2026 . Tra "artigianità e ricchezza culturale" non manca il “graffio“ dell’atteso Demna .
L’Oltrarno fiorentino come una passerella a cielo aperto: tra polemiche, ieri sera Gucci ha presentato la sua sfilata Cruise 2026 negli archivi di Palazzo Settimanni, in via delle Caldaie, sede degli archivi aziendali. Per i non addetti ai lavori, una collezione Cruise è una linea interstagionale pensata originariamente per vestire signore e signori in vacanza fuori stagione – crociere invernali ai tropici, resort di lusso e via dicendo. Oggi queste sfilate extra sono un appuntamento fisso dei grandi marchi, utili a colmare il vuoto tra le collezioni principali e a tenere alta l’attenzione dei media (e degli acquirenti) tutto l’anno.
Stavolta Gucci gioca in casa: Gucci è Firenze, e Firenze è Gucci. Ha pontificato definitivo Stefano Cantino, potente Ceo del marchio, che ha dichiarato: "Il modo in cui si fanno le cose conta di più di quante se ne fanno. Questa sfilata esprime in modo autentico l’identità di Gucci, fin dal 1921". È come se la griffe nell’attesa di Demna (il nuovo direttore creativo, che debutterà solo a settembre), con una sorta di elegante reset rilegga il suo alfabeto primario tornando a studiare i fondamentali prima che il designer georgiano vi metta mano, ne modifichi la sintassi, la grammatica e, probabilmente, aggiunga qualche parola più forte. Non sappiamo se per caso il nuovo direttore creativo abbia messo il naso e la matita in questa sfilata ufficialmente creata dal team interno ("oggi celebriamo la creatività, l’artigianalità e la ricchezza culturale attraverso un impegno collettivo", ha continuato Cantino), però, però.
Già nelle proporzioni molto generose dei trench ipertrofici, di silhouette azzardate molto anni Ottanta come le bluse dalle spalle enormi sui fuseaux a vita alta, sulla scelta di tonalità nuove come il lilla, e il verde assenzio, il turchese unito al rosso e nel ripescaggio e nella rivisitazione di un grande caposaldo dell’abbigliamento borghese da signora bene anni Settanta, lo chemisier (qualcuna se lo ricorda?) rivisto e corrotto – più che corretto – si avvertiva un’aria nuova. E leggiadramente irrispettosa. È una signora dal piglio deciso, molto ricca senza paura di esibire il suo status, tra borse firmate, loghi evidenti, pellicce sontuose in finto ermellino e gioielli evidenti (la maison si è alleata con Pomellato per una nuova collaborazione, la linea Monili, ispirata a una collezione dell’azienda di gioielli del 1984) che con falcata sicura e decisa va incontro al futuro senza distinguere l’abbigliamento da giorno da quello da grande evento, ma ha costantemente lo sguardo oscurato da enormi occhiali da sole, come quelli “mangiafaccia” di Gucci indossati da Jackie Kennedy negli anni Sessanta, a solcare con una certa divertita sicumera il passaggio verso il futuro.
Un futuro che, naturalmente, in un caso come questo, non può prescindere da una storia centenaria: tra le novità, la borsa con mezzo morsetto e la nuova Gucci Giglio, ovviamente un omaggio al fiore-simbolo della città. Mentre nell’aria si diffondevano le note romantiche di film come Metti una sera a cena o La leçon particulière, l’apparizione di un modello/a alla fine, con un fastoso abito da sera tutto pizzi e trasparenze (sarebbe stato vietato in questi giorni a Cannes) esprimeva quel misto di cultura, sapienza sartoriale e capacità abrasiva che fanno di Demna un unicum nella moda di oggi. Nessuno è uscito fuori a raccogliere gli applausi del pubblico d’eccezione: tra questi Julia Garner, Viola Davis, Pietro Castellitto, Paul Mescal, Mark Ronson, Charlotte Le Bon e altre superfamose star internazionali.
Alla fine dello show, modelle, modelli e creature fluide sono scese in piazza Santo Spirito, l’epicentro del quartiere “agostiniano”, tra botteghe artigiane e chiese rinascimentali e dove Gucci accende i riflettori prima che arrivi in città Papa Leone XIV – guarda caso un pontefice dell’ordine degli Agostiniani. Un tempismo sorprendente, come se avesse intuito i segnali dal cielo: prima la sfilata, poi il Papa. Nel frattempo, però, il quartiere è stato blindato per lo show, con strade chiuse e controlli degni di una visita ufficiale di un capo di Stato molto, molto importante. La griffe ha promesso ai fiorentini che, in cambio, ripulirà piazza Santo Spirito: gesto apprezzabile, visto che in una città ormai ostaggio del turismo di massa, serve anche una maison di moda per far tornare a splendere un capolavoro rinascimentale. Giusto o no? Chi lo sa. Ai residenti è stato chiesto di armarsi di santa pazienza: chissà se, almeno stavolta, l’assoluzione la meritano loro.