Greta Thunberg rifiuta 46mila euro di premio per l'ambiente
L'attivista che si batte contro la crisi climatica dice che il movimento 'Fridays for Future' non ha bisogno di premi, ma di azioni concrete
Greta Thunberg alla manifestazione ambientalista di Vancouver, il 25 ottobre 2019
Greta Thunberg ha rifiutato un premio che il Consiglio nordico aveva deciso di assegnarle e in questo modo ha rispedito al mittente le 500mila corone svedesi (circa 46mila euro) annesse al riconoscimento. Motivando la propria scelta, la celebre ecologista sedicenne ha detto che considera il premio "un grande onore", ma che il movimento Fridays for Future, che si batte per combattere la crisi climatica, "non ha bisogno di altri premi. Ciò di cui abbiamo bisogno è che i nostri politici e le persone di potere inizino ad ascoltare ciò che dicono le più accreditate fonti scientifiche".
Al momento non sono trapelate reazioni da parte del Consiglio nordico, che è un forum di cooperazione fra i governi dei paesi nordici, cioè Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Resta però il fatto che, come suo solito, Greta Thunberg ha espresso la sua posizione con molta chiarezza.
E ha anche colto l'occasione per criticare proprio i paesi che avevano deciso di premiarla. In un lungo post, pubblicato sul suo profilo Instagram, si legge: "Quando si tratta di questioni legate all'ambiente e al clima i paesi nordici hanno un'eccellente reputazione in tutto il mondo. Non mancano l'occasione di vantarsene e di spendere belle parole, ma se guardiamo alle nostre reali emissioni e alle nostre impronte ecologiche pro capite (se includiamo i nostri consumi, le nostre importazioni, nonché il trasporto aereo e le spedizioni), allora siamo di fronte a tutta un'altra storia".
Qualche riga più avanti aggiunge: "Il divario fra ciò che la scienza dice essere necessario per contenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi, o al massimo 2 gradi centigradi, e le decisioni che invece prendono i politici che guidano i paesi nordici è enorme. E ancora non si vedono segni in direzione dei cambiamenti richiesti. L'accordo di Parigi, che tutti i paesi nordici hanno firmato, è basato sul concetto dell'equità e questo significa che i paesi più ricchi devono guidare la lotta. Noi siamo fra le nazioni che hanno la possibilità di fare di più, ciononostante stiamo facendo praticamente nulla".