Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli autografi non sono fatti a mano Dylan si scusa: "Avevo le vertigini"

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di Silvia Gigli

Come una pietra che rotola, lo scandalo scoppiato una decina di giorni fa sui falsi autografi fatti a mano da Bob Dylan sta producendo conseguenze sorprendenti. Due in particolare: la prima è l’eccezionale – in quanto rarissima – comunicazione resa da sua maestà Bob via social in prima persona e diretta ai suoi fan, con tanto di scuse ("profondo rammarico", le parole testuali). La seconda sorpresa arriva dal medesimo comunicato, ma in maniera quasi incidentale: si scopre che dal 2019 Dylan – 81 anni compiuti il maggio scorso – soffre di mal di testa (“vertigo“: vertigini, capogiri) che avrebbero conseguenze abbastanza invalidanti.

Ma andiamo per ordine. Qualche giorno fa, in seguito ad alcune segnalazioni social dei fan è iniziato a girare online il “sospetto“ che ci fosse un problema con le 900 copie del nuovo libro di Dylan Filosofia della canzone moderna presentate sul sito della casa editrice Simon & Schuster come "autografate a mano" e per questo vendute a prezzo maggiorato (599 dollari). Il sospetto ha svelato una realtà: l’autografo di quelle copie era sì di Dylan, ma non fatto dalla sua propria divina mano, bensì da una “mano meccanica“. Fatte con una specie di timbro, insomma, o meglio fatte dall’Autopen, antico dispositivo in voga da tantissimi anni (il primo risale all’Ottocento) ma oggi ovviamente più raffinato. Dopo i primi tentativi di smentita, la casa editrice ha ammesso quello che ha definito un "errore" e ha offerto il rimborso. Il sospetto delle firme “automatiche“ si è però nel frattempo esteso anche a quelle di alcune delle opere d’arte del cantautore. Così in queste ore – a sorpresa – sono arrivate le scuse dello stesso Dylan: "Ai miei fan e follower", ha scritto Bob su Facebook. "Sono stato informato della controversia che riguarda le firme apposte su alcune mie stampe artistiche e su un’edizione limitata di Filosofia della canzone moderna. In tutti questi anni ho firmato a mano ogni singola stampa e non ci sono mai stati problemi. Tuttavia, nel 2019 ho avuto dei brutti capogiri che sono proseguiti durante la pandemia. Affinché io possa apporre le firme ci vogliono cinque persone che lavorano a stretto contatto con me e non siamo riusciti a trovare un modo sicuro e praticabile per farlo mentre il virus imperversava".

"Quindi" prosegue Dylan "durante la pandemia mi era impossibile firmare qualunque cosa, e i capogiri non aiutavano. Con le scadenze contrattuali che incombevano, mi è stata suggerita l’idea di usare una penna automatica, assicurandomi che è una cosa che viene fatta “di continuo” nel mondo dell’arte e della letteratura. Usare una macchina è stato un errore di valutazione che voglio correggere immediatamente. Per farlo, sto lavorando con Simon & Schuster e con i miei soci della galleria. Con profondo rammarico, Bob Dylan".

Altri musicisti sono stati sospettati di usare l’“autopen“ per oggetti firmati a mano, e in rari casi l’hanno ammesso. Ma lo “scandalo“ Dylan è singolare perché gli autografi “meccanici“ non riguardano solo un pugno di libri da 600 dollari a copia ma anche le stampe d’arte vendute a cifre che vanno dai tremila ai quindicimila dollari. Ed è qui che la pietra che ha preso a rotolare si fa più grande, Come le possibili conseguenze.

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