Mercoledì 24 Aprile 2024

GIOCANDO CON LA MENTE

DA APPASSIONATA A CREATRICE. MANUELA MELLINI SVELA VIRTù E FACOLTà. CHE L’ENIGMISTICA RIESCE A SVILUPPARE

Guai chiamarlo passatempo. Dilettarsi in cruciverba, rebus, labirinti e sciarade è attività nobilissima e con insospettabili estimatori e adepti. Dan Brown, 200 milioni di copie vendute e traduzioni in 56 lingue, ama giochi di parole, anagrammi, crittografie e il suo primo libro per bambini, La sinfonia degli animali, è infarcito di giochi e piccoli scherzi. In un istituto comprensivo di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) è stata inserita l’enigmistica addirittura come materia di studio e a metà ottobre vi si terrà un Festival dell’Enigmistica con maxicruciverba pubblico di dieci metri. Manuela Mellini ha ereditato la passione dai genitori, ma ben presto è passata dal ruolo di risolutrice a quello di creatrice. "È molto interessante giocare con le parole, inventare e scoprire al contempo la radice più profonda del nostro linguaggio". Rizzoli le ha pubblicato da poco Libera-Mente, un libro molto estivo, compagno ideale per le ore di ozio delle vacanze.

Ma è davvero solo un passatempo?

"In effetti applicarsi a risolvere gli enigmi sviluppa la logica, l’attenzione, il colpo d’occhio, arricchisce l’uso del linguaggio e la sua proprietà. E prima s’impara a farlo meglio è. Nego che sia un’attività solo da adulti o da nonni. Per i ragazzi è un po’ come imparare una lingua straniera e in più dà molta soddisfazione non subire passivamente un divertimento ma esserne parte attiva. Imprime un nuovo modo di pensare. Oltre che fornire nozioni che altrimenti non si acquisirebbero. Chi sa cos’è l’inia, il delfino del Rio delle Amazzoni, se non chi fa le parole crociate? O chi conoscerebbe altrimenti il fiume svizzero Aar?"

Il suo libro però si rivolge solo a un pubblico di grandi...

"Più che altro perché, accanto a proposte che anche i bambini possono affrontare come labirinti, ombre, ricerca delle differenze, ci sono temi che richiedono competenze lessicali più adulte".

La solitudine da confinamento ha accentuato l’amore per quest’attività?

"Premetto che l’Occidente da sempre si diletta con i giochi. I Romani non conoscevano il cruciverba che è nato dopo, ma si divertivano con i quadrati magici. Oggi la concorrenza con l’online è fortissima ma la speranza è che la dimensione della carta, più intima, trasmetta migliori sensazioni e rimandi alla memoria e alla nostalgia delle riviste che giravano per casa quando gli smartphone non esistevano ancora".

Quali attitudini servono per padroneggiare la materia?

"Una certa elasticità mentale che consenta di giocare con le parole al di là del loro significato. Per esempio basta cambiare una consonante e sole diventa mole ed entrambe hanno un senso compiuto. Oppure chi fa i rebus vede nella parola amici la lettera A e la parola mici. E poi serve tanta pazienza perché si tratta, per chi crea, di un lavoro molto artigianale, di incastri che richiedono di limare continuamente il meccanismo. Gli automatismi che si acquisiscono con l’esperienza richiedono comunque manualità, artigianalità e... voglia di divertirsi".

Quando si trova davanti a uno schema bianco quale ispirazione serve per iniziare a riempirlo?

"Dipende dal momento e dal tipo di schema. Per esempio spesso entra l’attualità: chi mai metterebbe il nome Chiellini in una definizione se non in relazione ai recenti Europei? Se lo schema è più complesso ci si affida alle tecniche collaudate e più semplici, per esempio a parole con sillabe di due lettere come calamita. Riempire gli spazi è sempre una competizione con se stessi e ogni volta si ripresenta. L’errore è dietro l’angolo e basta scrivere pizza con tre zeta che tutto salta e bisogna ricominciare da capo".

Da autore a fruitore, a cosa attribuisce il fascino senza tempo dell’enigmistica?

"Dietro le quinte siamo in pochissimi a occuparcene, ma la platea di chi perpetua la tradizione di questo divertimento evergreen si è indubbiamente allargata con la pandemia e io credo che chi l’ha fatto abbia voluto legare la distrazione, riempiendo le ore vuote, con qualcosa di conosciuto, consueto, con cui esiste un’antica abitudine, piuttosto che esplorare, in tempi incerti, strade inesplorate".

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