Sanremo 2022, Gianni Morandi: "Sul palco del Festival ritorno bambino"

Il cantante all’Ariston a 50 anni dalla prima volta: ho la tremarella e le mani che sudano. Vivo Sanremo con l’entusiasmo del debuttante

Gianni Morandi, 77 anni. Debuttò a Sanremo nel 1972, con "Vado a lavorare"

Gianni Morandi, 77 anni. Debuttò a Sanremo nel 1972, con "Vado a lavorare"

Salvato da Fedez. "Senza il suo precedente, non so se la Rai mi avrebbe mantenuto in gara" ammette Gianni Morandi in collegamento dal Teatro Duse di Bologna, dov’è in scena fino al 17 febbraio con altre sette repliche del suo Stasera gioco in casa, parlando dell’incidente che ha rischiato di mettere fuorigioco la sua Apri tutte le porte prima ancora di cantare una sola battuta. "Vorrei tanto non essermi sbagliato a metterne accidentalmente un pezzo su Facebook rischiando l’eliminazione – dice Gianni – Non ci ho dormito per due notti al pensiero di mettere in gioco il lavoro di Jovanotti, che l’ha scritta, e di tutti quelli che ci hanno lavorato". Alla fine, il fatto che un anno fa la coppia Fedez-Michielin, protagonista di un caso simile, abbia potuto concorrere lo stesso, ha fatto pendere la bilancia a suo favore.

Quest’anno sono 60 anni di carriera e 50 dal primo Sanremo. "Già. Sono coetaneo dei Beatles. La mia Andavo a 100 all’ora e la loro Love me do uscirono a pochi giorni di distanza. La Rai mi ha chiesto di festeggiare l’anniversario, ma le celebrazioni non mi piacciono perché penso che non portino poi benissimo. Vivo Sanremo con l’entusiasmo di un debuttante, e anche con le stesse paure: la tremarella e le mani che sudano possono venire anche a uno con la mia esperienza".

Perché attese dieci anni prima di andare a Sanremo? "Perché al tempo preferivamo tutti i tre mesi di Canzonissima ai tre giorni del Festival. Canzonissima iniziava a settembre e finiva il 6 gennaio. Difficile potersi ripresentare in una competizione televisiva solo venti giorni dopo. Migliacci mi propose di andare con Che sarà, ma non me la sentii, poi con La prima cosa bella e rinunciai. Claudio Villa, invece, nel ’67 vinse Canzonissima con Granada e subito dopo il Festival con Non pensare a me. Scelta sbagliata, la mia, perché poi, quando nel ’72 mi presentai a Sanremo, lo feci con Vado a lavorare, canzone scarsina che non annovero certo tra le mie migliori. Ricordo che ricevetti un telegramma di Cochi e Renato, diceva: "Era ora che andassi a lavorare"".

Nel ’70, grazie a Canzonissima , si aprirono pure le porte dell’Eurovision Song Contest. "Sì, la vittoria di Canzonissima mi portò in Europa con Occhi di ragazza . C’era pure Julio Iglesias, ma ci piazzammo entrambi malissimo. Vinse Dana, un’irlandese di cui non ho più sentito parlare".

Apri tutte le porte è arrangiata da Mousse T., lo stesso di Sex bomb ... "Questo arrangiamento si rifà al mondo Motown, a Wilson Pickett che a Sanremo cantò Deborah con Leali e Un’avventura con Battisti. Certi fiati mi ricordano, invece, Otis Redding. Evidentemente Mousse T. si porta dentro quel mondo, che ama".

Sa già che cover farà nella serata di giovedì? "Sto pensando ad un medley di canzoni degli anni ’60 - ’70 - ’80 - ’90, magari infilandoci in mezzo pure qualcosa di mio, arrangiata naturalmente da Mousse T. Non so ancora se chiamerò qualcuno a cantarla con me".

C’è chi ha vagheggiato la presenza di suo figlio Tredici Pietro. "Pietro non accetterebbe mai. Neppure se lo pregassi in ginocchio. Ha fatto di tutto per costruirsi un suo percorso nel rap, s’è trasferito perfino a Milano. E poi, sinceramente, l’incontro padre-figlio mi sembrerebbe un po’ forzato".

Sia sincero, battere Ranieri sarebbe bello? "No, dai. Viviamo nel paese dei dualismi Coppi-Bartali, Baggio-Del Piero, e per anni siamo stati pure un po’ rivali, ma se mi dicessero ‘lui vince e tu arrivi secondo’ firmerei subito”.