Giovedì 18 Aprile 2024

Gianna riparte: "L’obiettivo è scatenarsi"

La Nannini in tour: da Bologna e Milano allo stadio di Firenze. "Nei teatri all’inizio il pubblico è composto, ma poi si lascia andare"

di Andrea Spinelli

Forte di carattere come il rosso che produce alla Certosa di Belriguardo, la tenuta che possiede nel Chiantishire, Gianna Nannini si prepara a un mese di fuoco che la vede impegnata Il 10 maggio all’Europauditorium di Bologna, il 13 e 14 agli Arcimboldi di Milano e il 28 tra gli spalti in tumulto dell’Artemio Franchi di Firenze. "Mio padre Danilo diceva che la terra non arricchisce, ma non tradisce, e io ho seguito il suo suggerimento – ammette – Ho affidato l’attività agricola a collaboratori geniali che hanno trasformato un’azienda coi segni dell’età in un giardino".

Suo padre era Priore della Contrada della Civetta, mentre lei dell’Oca.

"Già, a Siena l’appartenenza è data dal luogo di nascita. Io sono nata in via delle Terme angolo Santa Caterina, quindi piena Contrada dell’Oca. Una volta sono pure tornata a visitare la casa all’ultimo piano dove sono venuta al mondo, dove m’hanno messo la bandiera del rione accanto alla culla. Oggi si nasce in ospedale e occorre quindi il battesimo in contrada, che non è la stessa cosa. Anche se il legame rimane, perché il Palio è una tradizione popolare di trance, di stato alterato di coscienza".

Un po’ di trance c’è pure nei concerti.

"Il concerto nei teatri è elettroacustico perché in quel contesto c’è più concentrazione e meno festa che nei grandi spazi. Per me non cambia niente; dove canto, canto. Anche perché non ho mai avuto accanto una band così forte. In Italia all’inizio il pubblico teatrale è rigoroso, ma dal quarto pezzo in poi si scatena. Il concerto è sempre rock, però la cornice conta".

L’evento del 28 maggio tra gli spalti del Franchi sarà affollato di amici.

"Ho voluto Ariete, Coez, Nigiotti, Rosa Chemical e Speranza, ma pure Loredana Bertè, Carmen Consoli, i Litfiba perché sono quelli che ho avuto accanto nel mio percorso artistico; chi dall’inizio come Loredana o Piero Pelù, chi più di recente come Speranza, mia ultima collaborazione artistica. Tutti esseri umani belli da conoscere oltre che da cantarci assieme".

Se lo ricorda il primo incontro con Loredana?

"All’inizio degli anni Ottanta, al Festivalbar, vedendomi arrivare nel retropalco spettinata, disse: vieni qua che ti faccio sistemare dal mio parrucchiere. Un gesto carino, che apprezzai molto. Le dissi, però, che preferivo lasciare tutto arruffato com’era".

Il Festivalbar l’ha vinto nell’84 con Fotoromanza.

"Ai miei discografici, che quell’anno spingevano per portarmi a Sanremo, dissi: con questa canzone vincerei il Festival, ma non ci vado. Poi l’ho vinto lo stesso nel 2008 scrivendo Colpo di fulmine per Lola Ponce e Giò Di Tonno".

Proprio Lola Ponce in un’intervista ha detto di essere pronta ad interpretare il suo musical su Pia de’ Tolomei nel caso in cui voglia ancora portarlo in scena.

"In questi anni le ho scritto pure un altro pezzo per Sanremo, peccato non l’abbiano presa. Il progetto sulla Pia, messo in piedi a suo tempo da David Zard, ha ricominciato a marciare spedito. Fra un po’ ne sentirete parlare. Non mi piace lasciare le cose a metà. Di ‘incompiute’ bastano quella di Schubert e la Turandot".

Un ospite che le piacerebbe avere al Franchi?

"Ho un amico che si chiama Tom Waits e un altro Roberto Benigni. Ci fossero tutti e due sarebbe perfetto".

Il successore dell’ultimo album La differenza è ormai in dirittura d’arrivo.

"Sì, uscirà a settembre e dentro ci sono almeno due o tre ‘fulminate’, quei pezzi che nascono d’improvviso, in maniera completamente irrazionale. Lo sto realizzando con Laband, la formazione che mi affianca anche dal vivo, e con la collaborazione ai testi di Pacifico. C’è pure la cover di un famoso pezzo soul d’oltre Manica, l’ho messo per dimostrare che alla nostra lingua non manca alcunché rispetto a quella inglese. Il produttore degli archi Wil Malone mi ha detto: non sei black, ma good vocal. Anche se mia figlia spesso dice che non devo cantare in inglese, perché stono".

A proposito, qual è la prima canzone che ha fatto ascoltare a sua figlia Penelope?

"È stato un pezzo scritto apposta per lei nell’album Inno dal titolo Ninna nein. L’ho composto piangendo, perché le conseguenze del parto te le porti dietro per mesi, e gliel’ho sussurrato con le lacrime agli occhi. Anche se è appassionata di musica inglese e americana, mia figlia conosce tutte le mie canzoni. Chissà dove le ha imparate…"

Con una storia postata su Instagram s’era candidata “ufficialmente” alla successione di Mattarella. E invece. C’è rimasta male?

"Un giurista di Napoli ha interpretato molto bene il senso del mio gesto. La Costituzione ci considera tutti candidabili al Quirinale e io volevo mettere l’accento su questo. In quei giorni a darmi un po’ fastidio era piuttosto il dibattito sulla possibilità di eleggere un Presidente donna col concetto della quota rosa invece che del merito".

Domani scadono i termini per iscriversi al casting di Sei nell’anima, il film sulla sua vita rockn’n’roll.

"Anche se i tratti più autobiografici della sceneggiatura sono presi dai miei libri, non ho contribuito in maniera diretta alla scrittura del film. Non faccio certo la regista di me stessa".

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