Sabato 19 Luglio 2025
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Gia, l’ultimo genio di casa Coppola. "A nonno Francis preferisco Cassavetes"

La regista premiata per il riuscitissimo ‘The Last Showgirl’ si racconta al festival Filming Italy Sardegna

La regista Gia Coppola premiata per il riuscitissimo 'The Last Showgirl'

La regista Gia Coppola premiata per il riuscitissimo 'The Last Showgirl'

Roma, 23 giugno 2025 – Gia Coppola: ovvero, un altro frammento del mosaico della famiglia Coppola, che ha scritto pagine leggendarie della storia del cinema. Francis Ford Coppola, il regista di Apocalypse Now e del Padrino, è suo nonno. Sofia Coppola, la regista di Lost in Translation e del Giardino delle vergini suicide, è sua zia. E poi ci sono gli altri, da Roman Coppola a Nicolas Cage… Gia, diminutivo di Giancarla, ha 37 anni, un figlio di un anno e mezzo, e un film anch’esso nato da poco. La incontriamo al Filming Italy Sardegna film festival, dove Gia è stata premiata come miglior regista.

È nata il giorno di Capodanno del 1987: il padre – fratello di Francis – è morto in un incidente nautico prima che lei nascesse. Nonno Francis la ha portata sul set prima che sapesse parlare: a due anni prendeva già parte a un episodio del film New York Stories. Ragazzina, era sui set di zia Sofia, con ruoli via via più importanti. A 25 anni ha diretto il primo film, Palo Alto; quest’anno, è uscito il suo terzo film da regista, The Last Showgirl, interpretato da una Pamela Anderson nel ruolo più importante (drammatico) e più riuscito della sua carriera. L’ex bagnina di Baywatch è una showgirl di Las Vegas al tramonto, mentre anche il mondo dello spettacolo attorno a lei sembra arrivato al capolinea.

In una famiglia di registi e attori può sembrare "normale": ma come è nata la sua passione per il cinema?

"Mi sentivo inadeguata, come se non riuscissi a fare niente di buono: a scuola non andavo bene, ero troppo timida per recitare. Quando ho iniziato a scattare fotografie ho sentito di aver trovato una mia dimensione. Osservare, avere un punto di vista, raccontare con le immagini. Dalla passione per la foto è nata la passione per il cinema. Ho sempre cercato di fare un cinema “piccolo“: The Last Showgirl l’abbiamo girato in 18 giorni".

Perché Las Vegas e perché Pamela Anderson?

"Las Vegas era un mio luogo del cuore fin da quando facevo l’università e andavo lì a scattare delle foto. Volevo raccontare un mondo sotterraneo, le showgirl messe da parte, la tristezza di certi ambienti. Poi ho incontrato Pamela, ho sentito la sua “fame“ di raccontarsi. Ho visto un documentario su di lei, e ho visto immediatamente la protagonista del mio film".

Vedendo i suoi film sembra che la malinconia sia un sentimento predominante. È così?

"Non mi considero malinconica: però mi attraggono gli amori non corrisposti, le cose “fuori posto“ nella vita. La malinconia, poi, è un sentimento universale".

Quali registi sono, per lei, un’ispirazione?

"Per questo film, lo stile di Cassavetes mi ha dato tanti spunti, molta ispirazione. Ma amo moltissimo Sofia Coppola. È la zia più entusiasmante che una persona potrebbe avere: riesce sempre a raccontare con grazia e con stile, rimanendo fedele a se stessa. Un film come Il giardino delle vergini suicide è meraviglioso. Ma amo anche Jean-Luc Godard e Paul Thomas Anderson".

Come vorrebbe il cinema del futuro?

"Vorrei vedere più diversità nelle storie, negli stili. Vorrei vedere più autonomia dei registi. I film a grande budget sono controllati dagli algoritmi: è la cosa che vorrei evitare".