Gerry Scotti: "Gli scherzi con Linus e il Parlamento. E adesso sono il nonno dei quiz"

Il conduttore torna con “Lo show dei record“: "Il mio record? I 40 anni a Mediaset, Pier Silvio mi ha regalato una maglia"

Gerry Scotti, 65 anni

Gerry Scotti, 65 anni

Milano, 5 marzo 2022 - Gerry Scotti, oggi su Canale 5 inizia la nuova edizione dello Show dei record . Quale è il suo record?

"Sono sempre stato appassionato di record, da bambino collezionavo i libri che uscivano una volta all’anno. Una passione che ho trasmesso a mio figlio Edoardo. Il mio record? Nessuno nel mondo televisivo ha lavorato per quasi 40 anni nella stessa emittente, ho ricevuto da Pier Silvio Berlusconi un affettuoso biglietto in cui mi riconosceva come ‘uomo dei record’. Nello show abbiamo sdoganato un settore che prima per me era raccapricciante, quello dei ‘diversi’: la famiglia di albini, la donna barbuta, gli sposi più bassi del mondo... Prima c’era la morbosità di andare a vedere un mostro, oggi, invece, con lo sdoganamento dei nuovi mezzi di comunicazione, queste persone hanno scoperto le loro potenzialità, la loro voglia di raccontarsi, l’aiuto che possono dare a chi è vittima di bullismo".

Fare intrattenimento in un momento così drammatico è stridente con la realtà o è un modo per regalare agli spettatori un po’ di serenità?

"Con Gene Gnocchi 30 anni fa abbiamo vissuto a ‘Striscia’ la Guerra del Golfo, con Michelle Hunziker due anni fa la prima fase della pandemia, l’anno scorso il secondo Covid. Negli anni mi sono convinto che stare a Striscia con la dovuta leggerezza può essere di aiuto".

A proposito di leggerezza, di un altro tipo, lei ha deciso di produrre vino...

"Era un mio vecchio sogno, un gesto dovuto a mio nonno, a mio papà, alle mie origini contadine. Continuavo a dire: “Un giorno mi ritirerò nell’Oltrepo e invece di fare televisione farò il vino“. Ho deciso prima di fare il vino che smettere con la tv".

Sua nipote ha poco più di un anno. Che effetto fa passare dal ruolo di padre a quello di nonno?

" È tutta una scoperta. Il ruolo di padre ti capita all’improvviso, a volte ti trova impreparato. Invece con la nipote ho una consapevolezza e una felicità che non è superiore a quando è nato Edoardo, ma ha una componente ancora più grande. È il cerchio della vita. È una delle cose più belle che ti può capitare".

Non l’ha fatta sentire più anziano?

"Anzi. È nata durante un periodo difficile per la mia salute perché uscivo dal Covid, e da un Covid pesante. L’ho vista sempre come fonte di luce, di energia, di volontà di fare. Grazie a Dio che mi ha mandato Virginia".

Cosa pensa dei No vax?

"Rispetto le idee di tutti. Ma non mi vengano a sventolare le idee lette su internet e sui blog, con quelle non ci facciamo niente. Se uno ha seri dubbi per la propria salute, è giusto, nessuno di noi è stato contento di iniettarsi il vaccino. Ma ritengo che una forma di obbedienza civile ci imponga, quando la strada indicata è solo una, di imboccarla. È un fattore generazionale: noi siamo stati abituati, quando ci dicevano di fare una cosa, a farla. Nessuno ci ha chiesto il permesso di iniettarci il vaccino della polio, della varicella, del vaiolo. Oggi i giovani pensano di poter fare diversamente. È meglio scegliere una strada percorsa da tutti noi insieme, che non intraprendere ciascuno un sentierino".

Un anno fa lei e Michelle, dai banchi di ‘Striscia’, avete chiesto scusa per una gag sui cinesi, che avevate bonariamente preso in giro. Non pensa che il politically correct stia soffocando la libertà di espressione soprattutto dei comici, della satira?

"Siamo giunti alla fase due, dove il politically correct comincia a essere appiccicoso, pesante e fastidioso. Antonio Ricci fin dal primo giorno mi aveva espresso la sua ferma opposizione – sosteneva che la satira deve poter fare e dire ciò che vuole –. All’inizio ero un po’ spaventato, ma adesso la penso esattamente come lui. Dovremmo rinunciar a tutti quelli con cui siamo cresciuti: Gino Bramieri, Walter Chiari, Paolo Panelli, lo stesso Totò... Ciascuno di loro è stato un po’ scorretto a modo suo quando si è trattato di far ridere".

Sono passati 35 anni dal suo impegno in politica, lasciò il Parlamento nel 1992 quando stava per implodere in piena Tangentopoli. In questo periodo il mondo dei partiti si è trasformato. Che conclusioni ne ha tratto?

"Come tutti quelli che hanno fatto un’esperienza alla quale non hanno dato molto e dalla quale hanno ricavato ancora meno, speravo che la situazione potesse migliorare. Quando è finita la prima repubblica speravo che la seconda sarebbe stata migliore. Oggi siamo quasi in una terza fase ma non mi sembra che sia diversa. L’assoluta incapacità di eleggere un Capo dello Stato senza quella pagliacciata a cui abbiamo assistito mi ha convinto che non siamo ancora usciti dalla fase uno".

Ai tempi della radio lei era un infaticabile burlone...

"Vivere la radio in quegli anni era come essere in caserma. Se uno andava in bagno durante la diretta noi lo chiudevamo dentro, poi erano cavoli suoi: il disco andava avanti da un brano all’altro finché non finiva l’Lp. Se uno si addormentava noi gli mettevamo il mastice sotto le suole e poi davamo fuoco. Se uno dava appuntamento a una ragazza sotto la radio, noi scendevamo in strada e le dicevamo: ‘Ciao, tu sei Luisa? Sì? Ma guarda che quello là è uscito con la sua fidanzata, oggi non c’è’. Una tradizione che mi sono portato a Radio DeeJay quando sono andato con Claudio Cecchetto. Ho smesso il giorno in cui, con i tecnici di Radio DeeJay, con Linus e Albertino, abbiamo fatto la guerra degli estintori. Ognuno di noi impugnava un estintore e ci sparavamo la schiuma addosso. In quel momento è arrivato Cecchetto, che non era di buon umore. Claudio ha messo fine all’ultimo nostro scherzo dicendo: ‘La prossima cavolata che fate vi caccio via tutti’."

 

 

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