Naomi Campbell in Schiaparelli

Conigli, rettili, denti di cervo e muso di maiali. Il 10 febbraio scorso, sulle passerelle della New York Fashion Week è andato in scena un piccolo zoo con Collina Strada, irriverente brand newyorkese fondato da Hillary Taylor, che con Charlie Engman l'ha reso uno dei marchi più amati della Grande Mela. Gli abiti divertenti e curiosi sono stati presentati da modelle dal muso di piccoli coniglietti o di serpenti.  La moda furry sta diventando una realtà? Il primo segnale in verità l'aveva lanciato il 25 gennaio scorso a Parigi il creativo Daniel Roseberry, art director della maison Schiaparelli, che aveva fatto sfilare Sharlom Harlow con il corpo di una lonza, Irina Shayk con un’austera testa di leone, e Naomi Campbell in una veste quasi antropomorfa con sulla spalla la testa di una lupa. Tre animali che nell’inferno dantesco rappresentano la lussuria, l’orgoglio e l’avarizia. E infatti proprio alla Divina Commedia lo stilista aveva detto di volersi ispirare. Non mancando di suscitare sdegno e polemiche tra gli animalisti anche se le fiere uscite in passerella, seppur impressionanti, erano ovviamente finte. Sarà un caso, ma due casi uno dietro l'altro fanno nascere il legittimo sospetto che la moda furry sia più di un episodio e che l'amore per gli animali antropomorfi, da passione semisconosciuta, stia crescendo in interesse e seguaci.   Si tratta di un mondo curioso nel quale c'è una forte presenza Lgbtq+. Per molti, infatti, è stato proprio il furry fandom ad averli aiutati a capire la loro identità queer. Sia come sia, la comunità “pelosa” si riunisce soprattutto per condividere la propria passione, magari nata nell'infanzia. Ci sono persone che creano le proprie "fursonas" (i loro alter ego animali) e interagiscono attraverso questi avatar, sia di persona alle convention sia online con interpretazioni artistiche. In poche parole si tratta di rivendicare la libertà di scegliere di giorno in giorno non solo il pronome che ci rispecchia (lei, lui, loro) ma anche l'animale: cane, gatto e via così. Attenzione, però: il furry non è una sessualità o un genere, ma è un fatto che ci sia una sovrapposizione tra la comunità Lgbtq+ e il furry fandom. Per alcuni furry Lgbtq+ far parte della comunità è un mezzo attraverso il quale esplorare la propria identità senza temere di essere giudicati. Come accade con tutto ciò che si discosta dalla norma, gli anti-Lgbtq+ hanno usato i pelosi come parte della loro guerra culturale. L'attivista anti-trans Graham Linehan, per esempio, ha collegato i furry alla pedofilia, mentre negli Stati Uniti l'anno scorso un parlamentare repubblicano è stato costretto a scusarsi dopo aver affermato che le scuole mettevano lettiere nei bagni per gli studenti che erano furry. Un altro ha suggerito che i bambini si stessero "identificando come gatti" mentre promuovevano un disegno di legge contro le scuole trans. Si tratta di clamorose fake news create ad arte per screditare il pianeta furry e la sua irriverente creatività. "Se sei in un posto in cui ti senti sicuro di esplorare chi sei, lo capirai più velocemente e con meno angoscia" spiega Reskell Laif Greyl, membro del furry fandom che gestisce gruppi al suo interno. Reskell afferma che il furry fandom – che abbraccia cosplay, arte, giochi e fotografia – è uno “spazio prevalentemente queer”. Una ricerca lo confermerebbe: la dottoressa Sharon E Roberts, co-fondatrice dell'International Anthropomorphic Research Project (IARP), sostiene che il gruppo ha scoperto che c'è una "forte presenza di Lgbtq+" nella comunità. "In genere scopriamo che almeno il 70% del fandom si identifica come Lgbtq+, e alcuni dei nostri ultimi studi indicano che circa il 25% del fandom si identifica come genere diverso" afferma Roberts. “Nel complesso, il furry fandom crea un posto sicuro per tutti i tipi di persone che sono collegate dal loro comune interesse per i media antropomorfici. La nostra ricerca indica che la storia del bullismo affrontato da molti furry può essere un fattore trainante nel tentativo di mantenere il fandom un luogo sicuro".   Ci sono casi come quello di Mabel che ha scoperto la comunità pelosa online da adolescente dopo aver visto "fantastici personaggi anthro su DeviantArt", una comunità artistica online. Mabel è trans e dice di aver trascorso gran parte della sua infanzia a reprimere la sua identità. La comunità pelosa è stato il primo spazio dove era "Ok essere trans". Adora il modo in cui la comunità si riunisce per difendere le buone cause e in passato ha contribuito a enti di beneficenza Lgbtq+ e animali. Il furry fandom è un luogo dove nascono amicizie. "Condividiamo meme, ridiamo e ci divertiamo a chiacchierare" dice Mabel. "Questi momenti di condivisione di risate e felicità con le persone a me vicine sono i momenti migliori che ho vissuto”. Come Mabel, anche Kapú ha scoperto il fandom attraverso DeviantArt. Inizialmente pensava che i furry fossero "strani";. Ha cambiato idea dopo essere andato a un incontro al college, dove "se ne è innamorato". "Ho incontrato - racconta- così tante persone che la pensano allo stesso modo in così poco tempo, non ero abituato a stare in un gruppo in cui mi sentivo subito a mio agio". I furry affermano che far parte del furry fandom è molto simile a qualsiasi altra comunità che nasce dall'amore profondo e condiviso delle persone per una certa cosa. Ma non hanno vita semplice. C'è molta disinformazione e stigmatizzazione nei loro confronti. Kapú vorrebbe invece che le persone capissero che i furry sono semplicemente "adulti che abbracciano il divertimento e l'immaginazione dell'infanzia e li lasciano crescere piuttosto che farli svanire. È uno sbocco per la creatività, la passione e un'opportunità per esplorare aspetti di te stesso che potresti non aver mai pensato di avere. Consiglio a chiunque di provarlo. Potresti essere sorpreso da chi incontri e con cui fai amicizia e da cosa scopri di te stesso”. Sarà per questo che l'universo fashion, sempre a caccia di nuovi stimoli, non si è lasciato sfuggire il potenziale creativo e provocatorio del furry fandom, fino a sdoganarlo con sfilate viste da mezzo mondo. Ciò che è nuovo e intrigante è pane per i denti dei creativi. Scopriremo presto se si è trattato di una passione passeggera o se la moda furry durerà più di una stagione. Basta attendere le prossime sfilate.

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Conigli, rettili, denti di cervo e muso di maiali. Il 10 febbraio scorso, sulle passerelle della New York Fashion Week è andato in scena un piccolo zoo con Collina Strada, irriverente brand newyorkese fondato da Hillary Taylor, che con Charlie Engman l'ha reso uno dei marchi più amati della Grande Mela. Gli abiti divertenti e curiosi sono stati presentati da modelle dal muso di piccoli coniglietti o di serpenti. 
&nbsp;La moda furry sta diventando una realtà? Il primo segnale in verità l'aveva lanciato il 25 gennaio scorso a Parigi il creativo Daniel Roseberry, art director della maison Schiaparelli, che aveva fatto sfilare Sharlom Harlow con il corpo di una lonza, Irina Shayk con un’austera testa di leone, e Naomi Campbell in una veste quasi antropomorfa con sulla spalla la testa di una lupa. Tre animali che nell’inferno dantesco rappresentano la lussuria, l’orgoglio e l’avarizia. E infatti proprio alla Divina Commedia lo stilista aveva detto di volersi ispirare. 
Non mancando di suscitare sdegno e polemiche tra gli animalisti anche se le fiere uscite in passerella, seppur impressionanti, erano ovviamente finte. Sarà un caso, ma due casi uno dietro l'altro fanno nascere il legittimo sospetto che la moda furry sia più di un episodio e che l'amore per gli animali antropomorfi, da passione semisconosciuta, stia crescendo in interesse e seguaci.&nbsp; 
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Si tratta di un mondo curioso nel quale c'è una forte presenza Lgbtq+. Per molti, infatti, è stato proprio il furry fandom ad averli aiutati a capire la loro identità queer. Sia come sia, la comunità “pelosa” si riunisce soprattutto per condividere la propria passione, magari nata nell'infanzia. Ci sono persone che creano le proprie "fursonas" (i loro alter ego animali) e interagiscono attraverso questi avatar, sia di persona alle convention sia online con interpretazioni artistiche. In poche parole si tratta di rivendicare la libertà di scegliere di giorno in giorno non solo il pronome che ci rispecchia (lei, lui, loro) ma anche l'animale: cane, gatto e via così. 
Attenzione, però: il furry non è una sessualità o un genere, ma è un fatto che ci sia una sovrapposizione tra la comunità Lgbtq+ e il furry fandom. Per alcuni furry Lgbtq+ far parte della comunità è un mezzo attraverso il quale esplorare la propria identità senza temere di essere giudicati. Come accade con tutto ciò che si discosta dalla norma, gli anti-Lgbtq+ hanno usato i pelosi come parte della loro guerra culturale. L'attivista anti-trans Graham Linehan, per esempio, ha collegato i furry alla pedofilia, mentre negli Stati Uniti l'anno scorso un parlamentare repubblicano è stato costretto a scusarsi dopo aver affermato che le scuole mettevano lettiere nei bagni per gli studenti che erano furry. Un altro ha suggerito che i bambini si stessero "identificando come gatti" mentre promuovevano un disegno di legge contro le scuole trans. Si tratta di clamorose fake news create ad arte per screditare il pianeta furry e la sua irriverente creatività. 
"Se sei in un posto in cui ti senti sicuro di esplorare chi sei, lo capirai più velocemente e con meno angoscia" spiega Reskell Laif Greyl, membro del furry fandom che gestisce gruppi al suo interno. Reskell afferma che il furry fandom – che abbraccia cosplay, arte, giochi e fotografia – è uno “spazio prevalentemente queer”. Una ricerca lo confermerebbe: la dottoressa Sharon E Roberts, co-fondatrice dell'International Anthropomorphic Research Project (IARP), sostiene che il gruppo ha scoperto che c'è una "forte presenza di Lgbtq+" nella comunità. "In genere scopriamo che almeno il 70% del fandom si identifica come Lgbtq+, e alcuni dei nostri ultimi studi indicano che circa il 25% del fandom si identifica come genere diverso" afferma Roberts. “Nel complesso, il furry fandom crea un posto sicuro per tutti i tipi di persone che sono collegate dal loro comune interesse per i media antropomorfici. La nostra ricerca indica che la storia del bullismo affrontato da molti furry può essere un fattore trainante nel tentativo di mantenere il fandom un luogo sicuro".&nbsp; 
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Ci sono casi come quello di Mabel che ha scoperto la comunità pelosa online da adolescente dopo aver visto "fantastici personaggi anthro su DeviantArt", una comunità artistica online. Mabel è trans e dice di aver trascorso gran parte della sua infanzia a reprimere la sua identità. La comunità pelosa è stato il primo spazio dove era "Ok essere trans". Adora il modo in cui la comunità si riunisce per difendere le buone cause e in passato ha contribuito a enti di beneficenza Lgbtq+ e animali. Il furry fandom è un luogo dove nascono amicizie. "Condividiamo meme, ridiamo e ci divertiamo a chiacchierare" dice Mabel. "Questi momenti di condivisione di risate e felicità con le persone a me vicine sono i momenti migliori che ho vissuto”. Come Mabel, anche Kapú ha scoperto il fandom attraverso DeviantArt. Inizialmente pensava che i furry fossero "strani";. Ha cambiato idea dopo essere andato a un incontro al college, dove "se ne è innamorato". "Ho incontrato - racconta- così tante persone che la pensano allo stesso modo in così poco tempo, non ero abituato a stare in un gruppo in cui mi sentivo subito a mio agio". 
I furry affermano che far parte del furry fandom è molto simile a qualsiasi altra comunità che nasce dall'amore profondo e condiviso delle persone per una certa cosa. Ma non hanno vita semplice. C'è molta disinformazione e stigmatizzazione nei loro confronti. Kapú vorrebbe invece che le persone capissero che i furry sono semplicemente "adulti che abbracciano il divertimento e l'immaginazione dell'infanzia e li lasciano crescere piuttosto che farli svanire. È uno sbocco per la creatività, la passione e un'opportunità per esplorare aspetti di te stesso che potresti non aver mai pensato di avere. Consiglio a chiunque di provarlo. Potresti essere sorpreso da chi incontri e con cui fai amicizia e da cosa scopri di te stesso”. Sarà per questo che l'universo fashion, sempre a caccia di nuovi stimoli, non si è lasciato sfuggire il potenziale creativo e provocatorio del furry fandom, fino a sdoganarlo con sfilate viste da mezzo mondo. Ciò che è nuovo e intrigante è pane per i denti dei creativi. Scopriremo presto se si è trattato di una passione passeggera o se la moda furry durerà più di una stagione. Basta attendere le prossime sfilate. &nbsp;

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