Utilizzato un tempo per accendere il fuoco, e per questo chiamato “fungo dell’esca” o anche “fungo acciarino”, il Fomes fomentarius (questo il nome scientifico) potrebbe avere in futuro un utilizzo di nuovo al passo con i tempi: secondo un team internazionale di ricercatori, infatti, ha proprietà per cui potrebbe risultare un'alternativa naturale e biodegradabile ad alcune plastiche. Resistente come il compensato, il legno di pino o il cuoio Gli scienziati sono arrivati alla suddetta conclusione dopo avere osservato la composizione strutturale e chimica del Fomes fomentarius, utilizzando campioni raccolti in Finlandia. I test di resistenza meccanica sono stati combinati con scansioni dettagliate del fungo che hanno rivelato tre strati: una crosta esterna dura e sottile che racchiude uno strato schiumoso sottostante e pile di strutture tubolari cave al centro. Alcune parti del fungo si sono quindi rivelate resistenti come il compensato, il legno di pino o il cuoio, pur essendo più leggere di questi materiali. Mentre i tubi cavi, che costituiscono la parte maggiore del Fomes fomentarius, hanno dimostrato di poter resistere a forze maggiori rispetto allo strato schiumoso, il tutto senza subire grandi deformazioni o dislocazioni. Due volte utile per l’ambiente Ma non è tutto: "L'aspetto straordinario è che, con cambiamenti minimi nella morfologia delle cellule e nella composizione polimerica extracellulare, si possono ottenere materiali diversi con prestazioni fisiochimiche distinte che superano la maggior parte dei materiali naturali prodotti dall'uomo", scrivono infatti gli studiosi, il cui lavoro è stato pubblicato su Science Advances. Già con un ruolo-chiave in natura, perché si aggrappa agli alberi morti e rilascia importanti sostanze nutritive per il terreno che altrimenti rimarrebbero nella corteccia, e già utilizzato in campo tessile e medico, il Fomes fomentarius potrebbe allora diventare utile anche per la produzione di materiali biodegradabili che contribuiscano a proteggere l'ambiente.