Friends e gli altri: se la vita è un’eterna reunion

Cinema, tv, fumetti e musica nel gorgo della nostalgia. L’industria va sul sicuro, ma l’effetto delusione è sempre dietro l’angolo

La reunion 2021 di 'Friends', il telefilm andato in onda dal 1994 al 2004 (Ansa)

La reunion 2021 di 'Friends', il telefilm andato in onda dal 1994 al 2004 (Ansa)

"Ho una tale sfiducia nel futuro, che faccio progetti solo per il passato" diceva Ennio Flaiano. Fioccano i commenti entusiastici al pari di quelli inviperiti sulla reunion tv dei vecchi Friends: la Aniston e le altre ragazze sono più in forma degli uomini, che meraviglia sentire Lady Gaga intonare Gatto rognoso, ottimo aver scelto per l’episodio un basso profilo modello talk show e non un lavoro di pura fiction con i personaggi calati nella quotidianità di 17 anni dopo, chissà il disastro che sarebbe venuto fuori – sostengono i soddisfatti. Operazione tristanzuola e inutile: a chi importa di sapere, oggi, che la scimmia Marcel stava antipatica a quasi tutti sul set, e come è possibile che Matthew Perry si sia ridotto così,  e sarà vero che si vogliono tutti bene o è un'enorme (non richiesta?) messinscena – si lamentano i fan insoddisfatti e neanche rimborsati.

I perplessi, però, devono farsene una ragione: ormai viviamo sprofondati nelle sabbie immobili dell’era dell’eterno revival, dell’eterno remake, dell’eterna reunion. Sequel, prequel, reboot, spin-off. Chi l’avrebbe detto che la retorica passatista, sparsa negli anni Ottanta del Novecento dai tanti Capanna e Minà che rimpiangevano allo sfinimento i Formidabili Sixties, poi nei ’90 dai Fazio e dai Baglioni che arrivarono a propinarci come degni del nostro rimpianto persino i Cugini di Campagna, insomma chi l’avrebbe detto che quell’accidentale ventata di retorica nostalgica – repellente per i giovani di allora – sarebbe diventata il tetragonale paradigma assoluto del Duemila e rotti? Del presente, creato peraltro dagli stessi giovani insofferenti di ieri cioè i cinquantenni reazionari di oggi.

Oggi nulla si inventa e tutto – nella fiction, nella musica – si ricicla. Sembriamo incapaci di creare novità, ciò che non è già sentito conosciuto o catalogato da un algoritmo che lo compari in un attimo a mille altre cose già conosciute e già sentite, non viene praticato: c’è paura che destabilizzi, susciti panico, c’è paura che nessuno lo compri. Al cinema, in tv, tra i fumetti, nella musica e nei videogiochi ci rifugiamo – magari con la scusa figa del citazionismo che è proprio della postmodernità, o con quella dell’ossessione degli anniversari cui ancorarsi mentalmente per non venire travolti dal vuoto dell’ipervelocità delle informazioni – in un bunker del pensiero, cemento armato e porte a tenuta stagna, a sventare il pericolosissimo attacco della sorpresa, del diverso, dell’inaspettato. Bauman aveva già spiegato questa nostra epoca in una parola, retrotopia: "abbiamo invertito la rotta e navighiamo a ritroso; il futuro è finito alla gogna e il passato è stato spostato tra i crediti, rivalutato, a torto o a ragione, come spazio in cui le speranze non sono ancora state screditate".

Indiana Jones e Dune, Willy Wonka e Crudelia Demon, Portobello e la Prova del cuoco; Batman e Superman, Godzilla e King Kong; la reunion dei Police o quella dei Ricchi e Poveri: con qualche aggiustamento, talvolta magari con qualche modifica politicamente corretta (Superman stavolta è donna nera e gay), talvolta solo per un pugno di dollari (vedi Sting sul palco che neanche guarda in faccia Andy e Stewart), loro ritornano – come gli zombie – e noi corriamo ad applaudirli. Come cediamo alla rimpatriata coi vecchi compagni di scuola, come di notte ubriachi cerchiamo su Facebook i vecchi fidanzati. Spinti sempre dalla speranza che ritrovare ora quello che era bello quando eravamo giovani sia ancora bello e renda noi ancora giovani; dimenticando sempre che quella stupida, insoffocabile speranza, verrà regolarmente delusa. In un suo saggio Eugenio Borgna suggerisce di stringere un patto d’alleanza tra la nostalgia e la memoria: è forse questo il passaggio per aspirare all’unica reunion che abbia un senso. Una bella reunion con il nostro futuro.

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