Franca Valeri: "Poveri figli nostri, oggi senza più sogni"

L'attrice, quasi un secolo di vita: "La piccola politica crea unicamente rimpianti"

Franca Valeri, 99 anni a luglio (Imagoeconomica)

Franca Valeri, 99 anni a luglio (Imagoeconomica)

Roma, 21 giugno 2019 - "La noia è un sentimento eroico, se ti afferra sulla tomba di un eroe o se lo vivi dietro un vetro in attesa di un amante ritardatario. Può essere quasi il vizio di un secolo quando si sono smarriti i principî degli interessi, e il nostro è come abitato da una folla che tende a riunirsi senza direzione". Franca Valeri, 99 anni il 31 luglio, ha appena scritto un libro di riflessioni, e il titolo dice già tutto, o quasi: Il secolo della noia (Einaudi). Un secolo appena iniziato, ma nel quale – secondo la Valeri – latita la brillantezza del genio, vi è "povertà di ricchezza" di Arte, che è libertà e imprevedibilità. In sua vece c’è la Scienza, encomiabile poiché "ci ha portato gli antibiotici, le macchine, gli aeroplani", ma ci ha sottratto "le fatiche quotidiane, il godimento di riuscire a risolverle da soli, le antiche complicazioni che rendevano, tutto sommato, la vita più divertente". 

Stiamo davvero vivendo in un un secolo così tremendo, signora Valeri? "Siamo circondati da tante possibilità, da tante comodità, ma vedo che tutti si lamentano: chi per il telefono che non funziona, chi perché non trova il posto per ricaricarlo, come fosse un disastro. Invece di lamentarsi, magari, del fatto che il mondo della musica è fermo, che vengono rappresentate solo opere vetuste in tutta la loro vetustà. Tutto il mondo attuale mi sembra già finito". 

Eppure qualcosa di nuovo c’è: nel suo libro parla della sua nipotina. E scrive: "Un’autentica diversità si può riconoscere solo nei bambini"... "Sì, la mia nipotina sembra che si inventi di giorno in giorno, e siccome sono stata una bambina un po’ eccezionale anch’io, mi sembra di assomigliarle... Vedo in lei una personalità. Forse il Duemila ha dato vita a una nuova generazione...".

Poi però aggiunge che non dobbiamo illuderci troppo. I giovani non le danno fiducia nel futuro?  "Vedo nelle loro teste, nel loro cuore, tante cose negative, come le droghe, o peggio". 

Ma lei scrive che la gioventù affronta "con coraggio disumano l’impossibilità di un’estasi creativa". Che per i giovani, in questo “Secolo della noia”, è difficile sognare... "Per sognare occorre essere accompagnati da un dono vitale. Solo così possiamo abbandonare questa difficilissima noia. Il problema è che se ciò che abbiamo intorno è fasullo... La domanda chiave da fare ai giovani è sempre e solo una: hai idee chiare sul tuo destino? Se sì, puoi fare, puoi avere speranze, se sì significa che non è tutto finito. Però non è come con i nostri padri, quando la speranza era alimentata dalla letteratura. C’era la guerra, sì. Ma il dolore era pur sempre un grande svago. E c’erano geni, modelli, a cui ispirarsi: la vita che non costa fatica non è mai stata divertente: la fatica era ingegno, invenzione, amore. Noi abbiamo fatto in tempo a sperare, ora è abbastanza tardi. Lei cosa pensa?"

Che c’è da avere fiducia nelle giovani: mi sembra abbiano grandi orizzonti, anche politici, lontani da quella “piccola politica” che, come lei scrive, ha avvelenato questo secolo. "Beh, se anch’io fossi ancora giovane... Con tutto che dietro c’è un bel passato. Da un certo punto in poi il passato è sempre da rimpiangere, perché noi scopriamo solo dopo le cose che prima non avevamo considerato importanti". 

Se questo è il “Secolo della noia” è una nostra responsabilità? "È una fatalità. I rimpianti sono una fissazione, in ogni epoca. È sempre più bello quello che è finito. Però forse non è vero".