Giovedì 25 Aprile 2024

Fra Proust e l’Ulisse: cent’anni di letteratura

Nel 1922 moriva lo scrittore francese e usciva il capolavoro di Joyce. Un secolo dalla nascita di Pasolini, Kerouac e Bianciardi

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di Giovanni Nardi

Ne sono successe di cose, nel 1922! In Vaticano muore papa Benedetto XV e gli succede Pio XI (al secolo Achille Ratti) e intanto, dopo mesi di violenze per lo più di matrice fascista, Benito Mussolini indice per il 28 ottobre una “marcia” su Roma che lo porta al potere.

In campo letterario, il 2 febbraio esce a Parigi, per la libraia-editrice Sylvia Beach, l’Ulisse di James Joyce. Rainer Maria Rilke termina dopo un decennio le Elegie duinesi e i Sonetti a Orfeo; al teatro Manzoni di Milano debutta l’Enrico IV di Pirandello (premio Nobel 1934); Francis Scott Fitzgerald pubblica Lo strano caso di Benjamin Button. Escono anche La terra desolata di Thomas S. Eliot (premio Nobel 1948), Il bacio del lebbroso di François Mauriac (premio Nobel 1952), Il cimitero marino di Paul Valéry, Babbitt di Sinclair Lewis (premio Nobel 1930). Il premio Nobel per la letteratura è assegnato al drammaturgo spagnolo Jacinto Benavente.

Il 1922 è l’anno della morte di letterati insigni come il nostro Giovanni Verga, autore di capolavori come I Malavoglia e Mastro don Gesualdo, o di Henry Lawson, australiano, autore de Il paese dal quale sono venuto; è anche l’anno di nascita di scrittori che hanno lasciato un segno nella letteratura del ’900. L’elenco è lungo e comprende, fra gli altri, Jack Kerouac, autore di Sulla strada; i nostri Luciano Bianciardi, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Manganelli; il premio Nobel del 1998, il portoghese José Saramago; e ancora Charles Monroe Schulz, uno dei fumettisti più importanti del secolo, creatore delle strisce dei Peanuts e dei vari Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy).

Il 2021 è stato l’anno dantesco, per ricordare i 700 anni dalla morte dell’autore della Commedia; il 2022 sarà – si licet parva componere magnis – l’anno di Marcel Proust, ricorrendo il primo centenario dalla morte dello scrittore francese, avvenuta a Parigi il 18 novembre 1922.

La sua opera principale, che gli ha dato fama immortale (è l’autore francese più tradotto al mondo) è il monumentale romanzo intitolato À la recherche du temps perdu (“Alla ricerca del tempo perduto”) distribuito in sette volumi, di cui gli ultimi tre pubblicati postumi a cura del fratello dello scrittore.

Quando aveva 37 anni, Marcel si isolò dal mondo per scrivere il suo capolavoro: lavorava specialmente di notte, chiuso in una camera foderata ermeticamente di sughero. Dedicò anni a questa impresa, dal 1913 al 1922: il volume finale apparve nel 1927. Il suo editore era Gallimard, che tuttavia si rifiutò di pubblicare il primo volume (Dalla parte di Swann) perché il consulente della casa editrice André Gide espresse parere contrario, e Proust lo pubblicò a proprie spese, con Grasset. Il successo gli arrise fin dal secondo volume (All’ombra delle fanciulle in fiore) che ottenne il premio Goncourt.

Con la sua opera, Proust dimostra che la vita vera è quella letteraria, basata sulla memoria. Lo scrittore distingue tra memoria volontaria, legata cioè a un preciso atto della volontà, e involontaria, quando il ricordo è restituito involontariamente da un episodio sensoriale, come quello di un biscotto inzuppato in una tazza di tè. È il caso delle petites madeleines, i biscotti da allora universalmente famosi in tutto il mondo, e che tuttavia lo scrittore scelse soltanto per la terza, e definitiva, stesura della Strada di Swann. Nella prima, Proust gli aveva preferito del pain grillé, semplice pane tostato spalmato di miele.

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